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È giunto il momento di porsi domande molto più profonde su cos'è l'Unione e su ciò che dovrebbe diventare I leader europei hanno deciso: l'Ucraina, la Moldavia, la Georgia e tutti i paesi dei Balcani occidentali entreranno nell'Unione europea. Le buone argomentazioni non mancano ma, di fronte a Putin determinato a distruggere tutto ciò che rappresenta, l'UE non ha margine di errore, soprattutto dopo l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Tuttavia il processo è stato avviato senza un piano preciso né un accordo sugli elementi essenziali. Lungi dal rafforzare l'UE, questa decisione potrebbe ostacolarne l'azione, privandola al tempo stesso della sua efficacia. È una corsa a capofitto mentre l'Europa non ha ancora una politica estera, una difesa unificata, un bilancio degno di questo nome. Inoltre, questi leader non hanno imparato nulla dall'illusione turca vent'anni fa o dalla Brexit? In Europa nulla è mai scontato, soprattutto quando il nazionalismo ritorna prepotente. Non è più il momento di fingere che l'unione fa la forza senza prima occuparsi di creare unità.
Gli europei vorrebbero essere forti come se l'Europa fosse unita, ma senza cedere neanche una parte della propria sovranità nazionale, come se l'Europa unita non esistesse affatto. Questa contraddizione è diventata inaccettabile. Le derive della finanza e l'indebitamento sono solo un aspetto della crisi economica, che ha fatto emergere in tutta la loro ampiezza l'interdipendenza e le fratture che caratterizzano la democrazia in Europa. Anche per questo è istruttivo rileggere Tocqueville, autore di un'opera capitale sulla democrazia in America. Per Tocqueville, da secoli, il cammino verso l'uguaglianza è inarrestabile. È un processo che porta a costruire, per mezzo del libero concorso delle volontà, una democrazia che sia opera del popolo, in cui gli europei possano scegliere insieme i loro governanti, e al tempo stesso al servizio del popolo, cioè finalizzata al benessere di tutti. Questo libro invita ad anteporre la retta comprensione dei nostri interessi agli istinti più ciechi, a scoprire le profonde affinità che legano gli europei, a ritrovare la fiducia in noi stessi. Ricordando che per guidare l'Europa oltre la crisi occorre "guardare lontano".