Questo volume, muovendo dall'esperienza didattica dei due Autori, propone un approccio innovativo, non limitandosi a offrire una sintesi dei tradizionali argomenti della manualistica, bensì ripensando radicalmente oggetto e metodo della trattazione. Particolare attenzione è dedicata all'introduzione del fenomeno giuridico, alla sua distinzione rispetto agli altri fenomeni sociali e all'accurata definizione dei concetti. Indirizzandosi a studenti che si trovano ad approfondire anche altre discipline sociali, gli Autori hanno privilegiato un approccio storico-comparato, contestualizzando gli istituti nella loro evoluzione e soffermandosi in modo particolare sulla trasformazione subìta dal diritto pubblico nel passaggio dallo Stato liberale allo Stato costituzionale, specie di fronte alle sfide della internazionalizzazione e della globalizzazione.
Fatichiamo a rendercene conto, ma quando parliamo di 'ascensore sociale' che premi i più 'capaci e meritevoli', quando evochiamo il 'paracadute sociale' per i perdenti nella 'gara' della vita, o alludiamo a scalate e arrampicatori, utilizziamo metafore spaziali le cui origini sono antichissime. Così, chi detiene il potere e sta 'sopra' viene sistematicamente definito 'superiore', mentre chi lo subisce, stando 'sotto', è 'inferiore' o 'subalterno'. In sostanza, la metafora spaziale verticale è divenuta la principale forma espressiva del principio di gerarchia che, così, sembra far parte dei processi cognitivi dell'essere umano. Tutto questo ha importanti ripercussioni sulle democrazie liberali. È proprio un processo di polarizzazione che sta mettendo in pericolo il patto sociale che ha retto gli Stati occidentali negli ultimi decenni. Il contributo riequilibratore del diritto è decisivo, in particolare quello che può dare il costituzionalismo sociale del secondo dopoguerra se spogliato di ogni patina gerarchica e valorizzato nella sua dimensione culturale. Perché, anche se a volte lo dimentichiamo, questo è il fine del diritto: contrapporsi alla forza, al privilegio, all'ingiustizia.
Dopo essere rimasto per secoli una folcloristica e gelida colonia britannica, popolata da nostalgici sudditi di Sua Maestà, da ostinati coloni francesi sconfitti e da remote tribù indiane, il Canada si è trasformato, in pochi decenni, nella seconda metà del XX secolo, in uno degli stati più innovativi e interessanti del pianeta, un vero "laboratorio costituzionale", fonte di ispirazione per ogni società pluralista. La necessità di superare, in uno stato federale asimmetrico, le "due solitudini" del Quebec francofono e del resto del paese, anglofono, unitamente alla immissione di crescenti flussi di immigrati, ha spinto alla adozione di politiche multiculturali. In tale trasformazione, il diritto (e, in primo luogo, il diritto costituzionale) ha svolto un ruolo centrale. L'introduzione, nel 1982, della Carta dei diritti e delle libertà, tavola dei valori condivisi da tutti i canadesi, indipendentemente dalla loro "altra" appartenenza, segna l'avvio di un processo e di un modello di integrazione "attraverso i diritti".
Un volume tematico costruito a mo' di dizionario con una breve bibliografia ragionata. Una panoramica storica e geografica dell'esperienza federale, dalla convenzione di Filadelfia del 1787 alla bozza di Costituzione europea del 2003, raccontata in centocinquantasette voci.