La valutazione invade la nostra vita: in ogni momento, siamo obbligati a valutare: un ristorante, un ospedale, i nostri acquisti o anche studenti, colleghi... E noi stessi siamo costantemente valutati, etichettati e classificati. Una follia valutativa si è impadronita del nostro mondo. In questo libro, Charles Hadji, il cui lavoro sulla valutazione scolastica è diventato un punto di riferimento, esamina con precisione e rigore esemplari ciò che costituisce una valutazione efficace e legittima. Ricordando che i dati e le cifre non sono l'unico modo di valutare, mostra che ogni valutazione si riferisce a un progetto, che il valore non coincide con il prezzo e che "sempre di più" non vuol dire necessariamente "sempre meglio". Propone un modello di valutazione che si preoccupa di mettersi al servizio dell'umano, le cui parole d'ordine sono fiducia e rispetto.
Nell'ambito dell'azione sociale, e in particolare nel mondo della scuola, valutare costituisce un'esigenza imprescindibile. A tal punto che in questi ultimi anni si è imposta un'autentica frenesia valutativa. Ma si ha sempre una chiara consapevolezza di che cosa comporti l'attività di valutazione, dal triplice punto di vista dei fini, delle modalità e della deontologia? Perché la valutazione non avvenga nel segno di facili illusioni (e quindi della delusione), è urgente mettere ordine nelle idee e dare un senso alla prassi. Nel momento in cui gli istituti scolastici diventano sempre più autonomi, o si moltiplicano e si diversificano le azioni educative (progetti educativi d'istituto, interventi didattici ed educativi integrativi), e in cui si lanciano operazioni di ampio respiro (flessibilità dei curricoli, percorsi di apprendimento personalizzati...), è necessario proporre un quadro capace di aiutare i protagonisti della scuola (dirigenti, insegnanti, genitori) a valutare in maniera pertinente. Vale a dire mettere davvero la valutazione al servizio dell'azione educativa. «È questa valutazione, la valutazione formatrice, che il libro di Hadji profeticamente propone in anticipo di oltre trentanni rispetto al dibattito e alla normativa attuale della scuola. I vantaggi di questo modo di lavorare sono indiscutibili» (P.C. Rivoltella).