Come è stato efficacemente sintetizzato, «se esistessero uomini onniscienti, se potessimo sapere non solo tutto quanto tocca la soddisfazione dei nostri desideri di oggi, ma pure i bisogni e le aspirazioni future, resterebbe ben poco da dire a favore della libertà». Questo volume è un viaggio attraverso pensatori che, nell’accertata ignoranza e fallibilità degli esseri umani, hanno visto la ragione della libertà individuale di scelta. Si sono perciò impegnati a “isolare” le condizioni che rendono possibile o impossibile tale libertà, la cui istituzionalizzazione permette la mobilitazione di conoscenze e risorse altamente disperse all’interno della società, accende cioè un esteso processo di esplorazione dell’ignoto e di correzione degli errori. L’autore si rifà soprattutto a quella tradizione anglo-austriaca che, da Bernard de Mandeville, David Hume, Adam Smith, giunge a Carl Menger e Friedrich A. von Hayek. La prosa è matura e scorrevole. I concetti sono comprensibili, oltre che agli addetti ai lavori, al vasto pubblico. Si percorre così un itinerario che consente di individuare i “motivi” che impongono di allargare, quanto più possibile, il territorio della cooperazione sociale volontaria. Il che limita la sfera d’intervento delle pubbliche autorità, a cui viene attribuita la circoscritta funzione di complemento delle attività liberamente intraprese dai cittadini. È questo l’unico modo per difendersi dall’autoreferenzialità del potere pubblico e dall’utilizzo arbitrario e dilapidatorio delle risorse sociali. Ciò significa che la libertà individuale di scelta sta alla base della crescita e del benessere collettivo. In appendice al volume, vengono raccolti due scritti su Luigi Einaudi, anch’egli esponente della famiglia dei “cercatori di libertà”: il primo riguarda i suoi rapporti culturali con la Scuola austriaca di economia, il secondo il suo progetto europeista.
Al pari di tante altre, la parola “potere” viene utilizzata nella comunicazione di tutti i giorni. Ognuno di noi la pronunzia e l’ascolta senza lasciare trasparire dubbi di sorta. Ma si tratta di una parola che evoca molte cose e che delimita un territorio della cui identità non siamo affatto certi. Questo volume svolge una funzione chiarificatrice. Con appropriata scelta metodologica, il fenomeno del potere viene “scomposto” e ridotto ai suoi elementi più semplici. L’analisi prende avvio dal rapporto intersoggettivo. È così che viene individuato il momento in cui, conferendo agli attori differenziati gradi di autonomia, la sovraordinazione e la subordinazione prendono corpo. Quel che viene dapprima “decifrato” è quindi il potere infrasociale, quello che nasce dalle relazioni interindividuali. Il che costituisce la base per giungere al potere pubblico, che è il potere esercitato dai governanti sui governati. Il suo processo generativo viene “disaggregato”. Con l’aiuto di una letteratura sovente trascurata, vengono isolati i “fotogrammi” indispensabili alla comprensione del fenomeno. Ne emergono ragioni, abusi e mistificazioni. Tutti gli orpelli che rivestono il potere vengono in tal modo strappati, il suo volto oscuro illuminato. È all’opera una teoria tramite cui le posizioni sociali conseguite mediante il confronto (e quanto sappiamo fare per gli altri) vengono nettamente separate da quelle occupate per mezzo della simulazione e il sostegno delle strutture coercitive. Ciò rende possibile “misurare” ogni situazione storico-sociale, dare evidenza ai fenomeni di «sfruttamento politico», smascherare l’inganno presente nella promessa totalitaria di “riplasmare” la condizione umana. Ed è possibile identificare gli accorgimenti istituzionali attraverso cui limitare il potere dell’uomo sull’uomo. Il volume è uno strumento di difesa degli indifesi, una straordinaria fonte di apprendimento. Ne è stata già annunziata l’edizione inglese e spagnola.