Il "De contemptu mundi" di Innocenzo III necessita di essere letto e interpretato non tanto e non solo come comportamento esistenziale, , o come giudizio sulla pericolosità morale, spirituale e religiosa della condizione umana a motivo dei vizi cui è soggetta; ma come frutto di riflessioni e meditazioni sulla miseria, pochezza e insufficienza della condizione umana rispetto al conseguimento dei veri eterni beni
Innocenzo III diede inizio a una profonda riforma della liturgia della Curia romana i cui esiti si diffusero rapidamente, tanto da essere ancora oggi l'elemento caratterizzante la liturgia latina di rito romano Agli inizi del Duecento a Roma esistevano fondamentalmente quattro tipi di liturgia: quella della Curia romana, quella della Basilica di S.Giovanni, quella della Basilica di S.Pietro e quella della cosiddetta Urbe. Innocenzo III nel suo programma di riforma, che vide il suo massimo momento di espressivita nel Concilio Lateranense IV del 1215, fu molto attento alla liturgia. Uno dei frutti di quella riforma fu il breviario, strumento maneggevole di preghiera e meditazione oltre che di celebrazione. Commentando quel breviaro nacquero dei Sermoni che furono alla base della liturgia per molti secoli successivi, soprattutto per l'attenzione che vi dedicarono i frati minori francescani adottando il breviario e i sermoni di Innocenzo III nella propria liturgia.
Giovanni Lotario dei conti di Segni nacque nel 116o ad Anagni. Eletto papa nel 1198 col nome di Innocenzo III, promosse in modo così efficace la supremazia del potere spirituale su quello temporale da guadagnarsi dai contemporanei l'epiteto di "stupor mundi" e dagli storici il credito di vero fondatore dello Stato della Chiesa. Educato da giovane a Roma e, in seguito, a Parigi e a Bologna, Lotario acquisì una formidabile cultura che doveva poi illuminare la sua straordinaria attività pratica e teorica. Di quest'ultima è esempio il "De miseria humane conditionis", da lui composto nel 1195 quand'era ancora cardinale.
PRIMA EDIZIONE ITALIANA, CON TESTO LATINO A FRONTE, A CURA DI STANISLAO FIORAMONTI. UN ALTRO TASSELLO INTERPRETATIVO DELLA PERSONALITA DEL GRANDE PONTEFICE E DEL SUO ELOGIO ALLA CARITA E ALL ELEMOSINA. Questo lavoro del dott. Fioramonti, conoscitore appassionato di papa innocenzo iii e curatore di alcune sue opere ascetiche, aiuta a interpretare ancora di piu`la personalita del grande pontefice medievale, che molti storici racchiudono nel ristretto ambito politico-giuridico. Si mette in maggior luce gli scritti innocenziani di carattere ascetico-mistico che denotano la sua visione religiosa della vita e del mondo, la sua fede e la sua pieta, la sua anima sacerdotale, insomma: l'uomo di dio e non l'uom o di questo mondo. Nel presente volume vengono presentati due opuscoli sulla elemosina e sulla carita, insieme con altri gesti e preghiere: meritano di essere conosciuti per avere una comprensione meno settoriale della figura di questo papasenzialmente la sua riflessione sulla sacra scrittura. Egli vuole dimostrare che l elemosina e`migliore del digiuno e della preghiera: infatti cir che il digiuno toglie, l elemosina lo da" e perche`"h meglio pregare con i fatti che con a parole". Nell "eloglio della caritta", innocenzo colloca questa virtu`sui solidi fondamenti della scrittura, dei padri della chiesa e della teologia. Si tratta di una pagina brevissima ma densa di spiritualita. "