Mostriamo di che tipo e qualità sarà la venuta dell'Anticristo, in quale occasione e in quale tempo sarà rivelato "l'iniquo", donde e da quale tribù proverrà, e qual è il suo nome, indicato nella Scrittura mediante il "numero"... Soltanto il ritorno del Messia sancirà la totale distruzione del male. Sino ad allora l'attesa dell'anticristo, personificazione dei mali ancora operanti nel mondo e figura ereditata dalla tradizione ebraica, si farà sempre più ansiosa e opprimente. Ippolito nel suo singolare trattato De Antichristo, scritto in greco verso il 200, raccogliendo tutto ciò che la Bibbia offre sulla figura dell'antimessia, riesce a creare un'autentica "anticristologia". La figura dell'oppositore di Cristo viene presentata dall'autore - sulla cui identità si è tanto dibattuto - all'interno di coordinate storico-politiche ben precise. L'impero romano, ai tempi delle persecuzioni dei cristiani, sebbene non sia considerato l'anticristo, avendolo in potenza già in sé, ne costituisce il preludio. Teologo, santo e martire romano vissuto tra il II e III secolo, Ippolito è stato anche uno scrittore prolifico: sotto il suo nome la tradizione ci ha trasmesso numerosi scritti e frammenti, in prevalenza esegetici. Tra le sue opere più importanti si ricorda, il trattato sul Cantico dei Cantici, sul Libro di Daniele e Philosophumena.
La Confutazione di tutte le eresie, di incerta attribuzione, è un'opera eresiologica antica fra le principali a noi pervenute. Costituisce sia una fonte di notevole rilievo per la conoscenza della filosofia greca, delle dottrine e delle pratiche esoteriche tardo-antiche, sia un repertorio sulle diverse sette gnostiche, molte delle quali altrimenti ignote. È un documento unico nel suo genere, dove sono descritte con grande vivacità le controversie teologiche e i conflitti personali entro la Chiesa di Roma agli inizi del III secolo. L'opera, qui tradotta con commento, ha un'introduzione di Emanuele Castelli e un saggio in appendice del curatore Aldo Magris, che ne mostra l'importanza per capire il paradigma gnostico.
Il volume ripercorre le linee filosofiche dell'ontologia e della metafisica di Francisco Suàrez, in relazione sia al mondo medioevale, a cui appartiene la sua cultura, sia al mondo moderno, a cui implicitamente egli si rivolge. Benché Suàrez sviluppi un pensiero filosofico così intrinsecamente legato alle dispute scolastiche, egli ha avuto anche la capacità storica di presentarne i contenuti in modo originale, parlando il linguaggio della modernità. L'autore ripercorre sia la genesi della metafisica suareziana, che l'evoluzione che la sua linea ermeneutica ha compiuto nei secoli successivi, con un breve sguardo anche al dibattito analitico ed epistemologico contemporaneo.
Negli ultimi anni si segnala un notevole risveglio d’interesse per la “questione ippolitiana”, sulla quale gravano tuttavia perduranti incertezze. Quanti sono gli Ippolito? E, nel caso si ritenga ve ne sia più d’uno, come attribuire ai diversi Ippolito gli scritti che vanno sotto questo nome? Pur nella consapevolezza dell’aleatorietà di una presa di posizione su tale materia il curatore propende per individuare tre distinte entità storico-letterarie. Ed è lo scrittore Ippolito – ricordato da Eusebio, Girolamo e da altre testimonianze orientali, verosimilmente vescovo in Asia Minore all’inizio del III secolo, sconosciuto invece in Occidente – che va considerato autore del Contro Noeto, un breve scritto indirizzato contro la dottrina di Noeto, iniziatore del monarchianismo patripassiano.
Nel presentare il Contro Noeto Simonetti inizia col discutere le ipotesi che mettono in dubbio genuinità e integrità dell’opera; tratta poi del genere letterario e della struttura. Affrontati questi argomenti preliminari, presenta la tradizione manoscritta e le varie edizioni con relativa problematica testuale, per poi passare a trattare delle dottrine di Noeto e Ippolito e concludere con un confronto con l’Elenchos, testo attribuito a Ippolito di Roma, che con la nostra opera presenta evidenti punti di contatto.
Curatore
Manlio Simonetti, professore ordinario fuori ruolo di storia del cristianesimo all’Università La Sapienza di Roma, accademico dei Lincei, è uno dei massimi studiosi di cristianistica antica. In questa collana, da lui diretta insieme a Mario Naldini, ha già curato: Origene - Eustazio - Gregorio di Nissa, La maga di Endor; Ambrogio, Inni.
L'opera e un commento a Genesi 27 e 49, contenenti le benedizioni di Isacco e di Giacobbe.