Publicado por primera vez en 1844, EL CONCEPTO DE LA ANGUSTIA es quizá el libro más conocido del danés SÖREN KIERKEGAARD (1813-1855), y en él se articulan algunos de los conceptos en los que se apoya el existencialismo cristiano. La angustia se relaciona con el pecado y con la libertad. Engendrada por la nada, alimentada por la impaciencia, surgida como «realidad de la libertad en cuanto posibilidad», la angustia es «el vértigo de la libertad» y al mismo tiempo un medio de salvación que conduce a la fe, a la verdad que años antes de escribir este libro el autor, en su diario íntimo, confesaba buscar como sentido definitivo de su existencia: «Es preciso encontrar una verdad, y la verdad es para mí hallar la idea por la que esté dispuesto a vivir y morir». Del mismo autor, en esta colección: «Temor y Temblor» (H 4419).
Chi voglio essere? Che persona voglio diventare? Il cammino dell'uomo per costruire se stesso, dallo "stadio estetico" allo "stadio etico" fino alla perfezione della fede in Dio. Un percorso di maturazione dell'individuo, quello descritto dal grande filosofo danese, incentrato sulla "scelta", capace di portare a un approdo spirituale che possa dare un senso autentico all'esistenza. Un itinerario interiore, un messaggio tutt'altro che superato e valido più che mai nel mondo di oggi, dominato dalle pulsioni edonistiche, ma sempre alla ricerca di una dimensione più libera e vera.
Obra de claro sustrato autobiográfico, LA REPETICIÓN (1843) retoma y redondea, al menos en su primera parte, el análisis que hiciera SÖREN KIERKEGAARD (1813-1855) de la compleja relación que sostuvo con su novia Regine Olsen y que tan decisiva resultó a la postre en su trayectoria existencial y filosófica. En efecto, si en «Diario de un seductor» (H 4484) examinaba las artes con que se ganó el afecto de la muchacha y en «Temor y Temblor» (H 4419) el “salto al vacío” que supuso la ruptura de su relación, «La repetición» –obra recompuesta tras llegar a conocimiento de Kierkegaard el nuevo compromiso de la que fuera su amada– consolida y explica la decisión del autor de dejar atrás definitivamente la condición de “hombre estético”, atrapado por el plano terrenal, para comprometerse en un camino de mayor trascendencia. Igualmente en esta colección: «El concepto de la angustia» (H 4473) e «In vino veritas» (H 4494).
"Memorie di un seduttore", pubblicato da Kierkegaard nel 1843, mette in scena l'astuto ed elegante gioco estetico del seduttore che conquista la sua preda incantandola con le armi dello spirito. Si tratta di una figura demoniaca, che arriva a possedere la donna, rapita dalla musica ammaliante della sua arte, per poi abbandonarla in una logorante disperazione. Prefazione di Gabriella Caramore.
DESCRIZIONE: Mai come oggi gli uomini si sono trovati a vivere tanto «prossimi» gli uni agli altri, in tempo reale, nel bene e nel male, tutti insieme. Il prossimo si è fatto a noi tanto prossimo da non consentire più di sentirci liberi di scansarlo o di accostarlo quando lo si incontra, come allora, sulla strada da Gerusalemme a Gerico. Per riacquistare la giusta distanza e la doverosa lungimiranza può giovare l’aiuto di un grande pensatore e di un grande credente: Søren Kierkegaard. Negli Atti dell’amore, l’opera che pubblicò nel 1847, al culmine della sua produzione letteraria, egli tratta del problema del «prossimo» a partire dalla capacità e dal dovere di ogni uomo di compiere atti vittoriosi su ogni egoismo. Il suo percorso è originale: egli non considera l’uomo come naturalmente egoista, nemmeno nel senso di egoismo come «amore di sé», che pensatori sia antichi sia moderni pongono come presupposto più che legittimo per indicare poi le vie virtuose idonee a fare evolvere in senso altruistico tale connaturato egoismo. Kierkegaard parte dall’alto, da ciò che è «supremo» in ciascun uomo, dagli atti dell’amore, e proprio in questi riscopre la presenza dell’umano-in-tutti: un tesoro nascosto, tutt’altro dall’incorreggibile «legno storto» di kantiana memoria.
Queste «riflessioni» sono filosofiche, ma possono avere come oggetto gli atti dell’amore solo in quanto esse sono cristiane. Kierkegaard è convinto, e lo dimostra qui a più riprese confrontandosi con «i pagani», ossia con la filosofia greca, che solo il cristianesimo ha scoperto che esistono atti d’amore, e soprattutto che questi possono e debbono essere compiuti da ogni uomo, dunque anche dai non credenti, in ogni tempo.
COMMENTO: Una nuova traduzione, curata da uno dei maggiori esperti italiani di studi kierkegaardiani, di questo testo ormai classico in cui il filosofo danese espone la teoria dell'amore cristiano, inserita nella NUOVA COLLANA DI FILOSOFIA.
UMBERTO REGINA insegna filosofia morale presso l’Università di Verona. Tra le sue opere pubblicate da Morcelliana ricordiamo: La vita di Gesù e la filosofia moderna (1979); L’uomo complementare. Potenza e valore nella filosofia di Nietzsche (1988); Servire l’essere con Heidegger (1995); Kierkegaard. L’arte dell’esistere (2005) e ha curato con Ettore Rocca, Kierkegaard contemporaneo. Ripresa, pentimento, perdono (2007).
È possibile per Kierkegaard “innamorarsi umanamente”? Le lettere qui raccolte di Søren Kierkegaard a Regina Olsen, composte in un periodo di circa un anno – dal 10 settembre 1840 al 11 ottobre 1841 –, sono lettere d’amore: «L’amore è più veloce di tutto, più veloce di se stesso», scrive il filosofo. Un amore terreno intriso di “malinconia”, in cui già si consuma la fine: come se il sentimento di sproporzione fra l’anima e il corpo fosse il segno di una impossibilità. Una tonalità che nei Diari – annota Gianni Garrera, curatore di questa prima edizione italiana – assume forma più esplicita di “insoddisfazione” portando alla rottura definitiva con Regina: Kierkegaard appartiene innanzitutto a Dio.
Queste lettere, conducendo nello “stadio estetico” dell’innamoramento ed “etico” della scelta “seria” del fidanzamento, ci introducono al salto kierkegaardiano nello “stadio religioso”.
Las obras del amor conforman una colección de «discursos edificantes», para Kierkegaard, la más alta forma del diálogo puro entre individuos. Publicada en las últimas semanas de 1847, esta obra intenta la aventura temeraria de explorar directamente la naturaleza esencial de lo cristiano. Páginas llenas de finura, belleza, densidad, veracidad y humor.
Kierkegaard parte del único presupuesto posible: Dios como amor absoluto. La única empresa que supera por principio infinitamente las fuerzas humanas es la aprehensión adecuada de la esencia del amor. Pero justamente por la virtud de esta trascendencia no hay relación existencial humana que esté del todo desprendida del ámbito del amor. Tratar de cualquiera de los acontecimientos que suceden en nuestra existencia es introducirse en una intrincada e infinita fenomenología de las obras del amor y de las respuestas humanas a ellas.
Nel Diario di un seduttore, pubblicato per la prima volta nel 1843 all'interno dell'opera Aut Aut, il filosofo danese Soren A. Kierkegaard espone sotto forma di romanzo epistolare alcuni aspetti del suo pensiero filosofico, mettendo in scena l'astuto ed elegante gioco estetico del seduttore, che conquista la sua preda incantandola con le armi dello spirito. Johannes, il seduttore, è una figura demoniaca, che arriva a possedere la donna, Cordelia, rapita dalla musica ammaliante della sua arte, per poi abbandonarla in una logorante disperazione. Perché il vero seduttore esaurisce il proprio piacere nell'attimo della conquista e postula ogni volta un nuovo oggetto di desiderio.
Con il suo 'Don Giovanni' Mozart rientra nella piccola schiera immortale di uomini il cui nome e la cui opera non sarà dimenticata.
Un marito, sposato da otto anni. Uno scienziato del matrimonio che conosce tutte le meraviglie dell'istituzione più antica del mondo. E la difende replicando ad ogni possibile obiezione. È lui il protagonista di questo scritto di Kierkegaard. Di mestiere fa il giudice. E qui prepara un appello puntiglioso e impeccabile a favore del matrimonio. Ad uso del marito fedele. Perché solo il marito è un vero uomo. Solo il marito è un uomo felice. Diceva il filosofo Gorgia: "L'illuso è più saggio di chi illuso non è". Ma sarà proprio così?