Da quando le strade di tutto il mondo si sono riempite di giovani inneggianti alla giustizia climatica, pare che la formula transizione ecologica sia sulla bocca di tutti. Come se fosse una novità, un colpo di genio che le élite a tutti i livelli - ONU, UE, governi nazionali - avrebbero partorito per venire incontro alle comprensibili istanze di ragazze e ragazzi. Il libro di Paola Imperatore ed Emanuele Leonardi smonta questa narrazione, mostrandola per quella che è: una menzogna. L'era della giustizia climatica, inaugurata nel 2019 dagli scioperi globali, è infatti in primo luogo la presa d'atto del fallimento dell'idea che la centralità del mercato possa risolvere la crisi climatica. Piaccia o meno, a dispetto dei trattati "ambientalisti" (Kyoto 1997 e Parigi 2015), l'aumento continuo delle emissioni negli ultimi trent'anni - e, anzi, l'incremento del tasso di emissione! - testimonia la disfatta di questa transizione ecologica dall'alto. Non è un caso che i climate strike dicano una cosa semplice: "grazie per il tentativo, non è andata, lasciate spazio a noi" - cioè all'alternativa radicale, di sistema. Emerge dunque uno spazio politico inedito, tutto da riempire ma già ora carico di straordinario potenziale: la transizione ecologica dal basso, basata sul connubio imprescindibile tra protezione ambientale e contrasto alle diseguaglianze sociali. Su questo sfondo, il libro reinterpreta la storia dei movimenti ecologisti in Italia, le dimensioni della giustizia climatica odierna e l'esplosione della convergenza delle lotte - guidata da realtà diverse, con approccio intersezionale, su impulso del Collettivo di Fabbrica della ex-GKN di Campi Bisenzio.
Ma quale pane e lavoro? Vogliamo ozio e champagne (molotov)!
Il reddito di base emancipa il diritto a una vita dignitosa dal ricatto della precarietà e migliora le nostre condizioni di vita. L’effetto complessivo è una boccata di libertà.
Il reddito di base non è soltanto uno strumento di politica pubblica per contrastare la povertà. Deve essere inteso come un’opportunità: sociale, perché in grado di ridurre il peso della precarietà sulla vita dei lavoratori; etica, perché capace di proteggere dall’umiliazione della povertà; politica, perché può costituire un terreno comune per le molteplici pratiche di opposizione allo sfruttamento capitalistico.