Ambientato in Alaska alla fine del diciannovesimo secolo, al tempo della caccia all'oro, questo famosissimo romanzo racconta la storia di Zanna Bianca, un animale straordinario, di rara forza e bellezza, fiuto e intelligenza, protagonista di un'avventura mozzafiato.
Con rapidità bruciante i racconti di Le mille e una morte attraversano tutto il mondo di Jack London, illuminandone la mappa segreta. La miccia si accende nella baia di San Francisco, dove lo scrittore poco più che ventenne ingaggia col fantasma del Padre una vera e propria psicomachia; attraversa i territori del Grande Nord, quel Klondike dove, giovane avventuriero, London non troverà l'oro ma se stesso - perché «là nessuno parla» -, e lo sfondo di racconti come "Perdifaccia e Allestire un fuoco", fra i più celebri e perfetti; per giungere infine al deflagrante esito di "Il dio rosso", scritto sotto il segno di Freud e di Jung negli ultimi mesi di vita e ambientato in Polinesia, paradiso invano agognato. E come sempre si impone la presenza animale, che in "Bâtard", dove uomo e cane lupo lottano letteralmente all'ultimo sangue e con le stesse armi, tocca inauditi vertici di ferocia. Abbiamo così sotto gli occhi nella loro luce più vivida tutte le ossessioni di London: la natura primitiva, anzi preistorica, dell'uomo; il conflitto tra gli istinti ferini del corpo e i folli sogni della mente; e soprattutto, vero mito fondante dell'uomo e dello scrittore London, il presagio di una fine violenta, che giungerà immancabile.
Come "Martin Eden", questo romanzo troverà sempre appassionati - per i quali resterà il libro del cuore. Solo un "realista selvaggio" come Jack London poteva gettarsi in una vicenda così temeraria, che a partire da uno scenario che ricorda "Forza bruta" ci fa veleggiare nel cosmo e nelle epoche con stupefacente naturalezza. All'inizio siamo infatti nel braccio degli assassini di San Quentin, in California, dove il protagonista viene regolarmente sottoposto alla tortura della camicia di forza. Ma in quella condizione disperata, con feroce autodisciplina, riuscirà a trasformarsi in un moderno sciamano che attraversa le barriere del tempo come muri di carta. Amato da lettori fra loro distanti come Leslie Fiedler e Isaac Asimov, "Il vagabondo delle stelle", ultimo romanzo di Jack London, è anche il suo libro più originale, estremo - che si colloca in una regione di confine del firmamento letterario, fra Stephen King e Carlos Castaneda.
Gli equivoci delle donne è un racconto piuttosto singolare nella produzione del geniale scrittore americano Jack London (1876-1916): l'ambiente è ancora una volta il Klondike, la terra ai confini fra Canada e Alaska, divenuta celebre verso la fine del secolo scorso in seguito alla scoperta dei ricchissimi giacimenti auriferi. Ma in questo racconto l'oro è proprio soltanto sullo sfondo, all'origine della ricchezza del 'buon partito' Floyd Vanderlip, intorno al quale si svolge il divertentissimo balletto che ha un po' le movenze della 'commedia degli equivoci'.
Feroce, brutale, crudele, stillante sangue nell'Inferno Artico: così fu descritto dai suoi primi recensori. A distanza di quasi un secolo dalla pubblicazione, il racconto occupa un posto persino scontato nella memoria collettiva per la connotazione epica della vita animale, per la forte suggestione del "richiamo della foresta", per il fascino ambientale delle terre gelate dello sterminato Klondike. La natura selvaggia irrompe nella storia di Buck, cane domestico e poi cane di ferocia sublime ed eroica, e rivela la bellezza dell'istinto primordiale e vitale in contrasto con la "bestialità" umana, con la pochezza morale dei cercatori d'oro, con la degenerazione degli indiani.
Un gruppo di serissimi studiosi riuniti attorno al misterioso signor Dragomiloff si concentra su una missione insolita: eliminare a pagamento gli individui che possono danneggiare la società. Ma che cosa succede se i giustizieri sono a loro volta colpevoli? Età di lettura: da 12 anni.
"Martin Eden" è stato definito uno dei "libri arrabbiati della letteratura americana". La trama è una "fabula" intensificata dell'apprendistato di scrittore di London stesso, ma trascende l'autobiografismo per la sua capacità di cogliere con immediatezza contrasti e contraddizioni collettivi e sociali caratteristici della società americana di fine secolo: una società nata dal grandioso sforzo pionieristico, felicemente materialista, tesa nello sforzo di conquistare i beni del mondo e a cui il socialismo appare come una dottrina povera, "remota e poco attraente".