Questo libro analizza le posizioni sulla guerra e sulla pace di due diverse generazioni di sociologi. Dalle certezze di Comte, alla fiducia di Spencer e il cauto ottimismo di Tocqueville circa l'insostenibilità sociale della guerra, all'impegno di Durkheim, Simmel e Weber in "prima linea" a sostenere la comunità in guerra. Attraverso un'attenta rilettura del pensiero di questi autori si delinea una storia di sogni e di sentimenti profondamente europei.
Frutto di molteplici esperienze di studio e di ricerca, "La pace in rivolta" è un itinerario, sulla scorta di categorie sociologiche, intorno alle trasformazioni delle pratiche e dei significati che riguardano la guerra, la pace e la sicurezza. Nell'attuale contesto in cui civile e militare, politica e religione, pubblico e privato, vittima e carnefice, azione solidale e azione predatoria, tempo di pace e tempo di guerra appaiono spesso confusi, ibridati, contaminati, l'autrice, attraverso una sociologia della pace che non si sottrae alle sfide di una autoriflessività critica, rintraccia contraddizioni e paradossi nascosti nei paradigmi e nei discorsi prevalenti. Mette in discussione assunti e procedure taciti, a partire da quelli della conflict resolution, del peacekeeping, del peacebuilding e del nation building, dalle ideologie dell'aiuto, della democratizzazione, della difesa dei diritti umani. Delinea configurazioni dai tratti fluidi in cui decomposizioni e ricomposizioni sociali sempre più celeri e violente danno luogo a galassie conflittuali in movimento che si esprimono attraverso logiche caotiche, dinamiche mimetiche e processi di rispecchiamento.