La città è il luogo comune della nostra vita quotidiana, lo spazio elettivo del nostro abitare. È il luogo del terrore e della meraviglia, della convivenza e del conflitto, della marginalità e del privilegio. È il luogo dell’incontro con l’Altro e del- la crisi delle identità, della globalizzazione e del precariato, dell’innovazione e del degrado. Per dare un senso comprensibile al nostro presente (perché di questo si tratta: essere compresi in tutti i sensi e non venire esclusi) e alle sue contraddizioni è indispensabile capire. E per comprendere la città dobbiamo attraversare i suoi luoghi comuni.
I luoghi (topoi) scelti per raccontarla corrispondono ad altrettante “lenti” attraverso cui leggere le sfide e i rischi che la grande città offre a chi oggi la attraversa.
L'ipotesi è semplice: nella società dell'informazione il dispositivo Esposizione Universale torna ad assumere una centralità che sembrava aver definitivamente smarrito in un qualche momento del Novecento. La tesi è semplice anch'essa: variabili sovrastrutturali (il sistema dei media) e variabili strutturali (il sistema degli Stati Nazione, il sistema urbano, il sistema economico) ci consentono di situare correttamente il momento di entrata in crisi del medium espositivo nella società moderna e di comprendere le ragioni della sua rinnovata centralità nell'odierna società delle reti. L'obiettivo è dunque quello di individuare quali sono le condizioni che stanno determinando questo rinnovato interesse nei confronti di quel fantasmagorico residuo di moderno che sono le esposizioni universali in un panorama sociale, economico, urbanistico e mediale radicalmente altro: quello della Società dell'Informazione. Qual è dunque il ruolo delle Esposizioni Universali in una società che ha fatto dell'informazionalismo il suo modo di sviluppo?