Su un punto, decisivo per l'antropologia fenomenologica, aveva richiamato l'attenzione Merleau-Ponty nel suo ultimo libro, osservando che toccare un altro uomo è toccarne il corpo, sentirsi toccarlo, e tuttavia mai sentire il sentirsi toccato di lui, mai dunque toccare non il suo corpo ma lui stesso. Non si esiste, se non si sente di esistere, ma il sentirsi dell'altro mai io potrò sentirlo, così come nessun altro potrà sentire il mio sentirmi. Il sentirsi, l'arcisenso, è l'intoccabile. Alla luce di questa sottile ma inoppugnabile consapevolezza, si scopre alle radici dell'esistenza la fondamentale dialettica della solitudine. L'io, costituitosi nella relazione con altri, presto si accorge che essa non può attuarsi pienamente, come intimità autentica, trasparenza senza opacità. Allora, corrottosi il desiderio di relazione nell'antagonismo sociale, l'io tende ad abbandonarsi all'odio o cedere alla castrante paura dell'intimità. D'altra parte, paradossalmente, è per l'impossibilità della relazione che il teatro del mondo vive, drammatica pluralità di attori: l'insuperabile solitudine d'ognuno assicura la non riducibilità dei molti a esistenziali fusioni e li oppone al totalitario dominio dell'uno.
La domanda inaugurale del pensiero moderno è "politica" in senso rigorosamente filosofico: non concerne la genesi storica della società, la sua nascita nel tempo, le strategie del potere, non chiede il racconto della fondazione, ma si applica al punto d'origine, al principio del "plurale" costitutivo della soggettività. A partire dal XVII secolo, mentre per un verso si osserva e calcola il gioco delle forze reali e per un altro si sublima nel tragico l'inseparabile coppia di arbitrio e necessità, balena nuova l'idea che propulsivo della dinamica sociale sia il nesso dialettico, mondano e storico, di libertà e di ordine. Vico coglie appieno la novità, quando nel De iure, del 1720, sostiene che società e diritto non sono effetti né di metafisica necessità né di naturali impulsi utilitari, ma funzioni dell'umano reagire alle occasioni, ossia risposte che dinanzi alle sfide delle contingenti situazioni gli accomunati individui inventano. Nell'attuale momento della vita del mondo, non certo per questa o quella novità tecnica ma, come avverte Jacques Ellul, per l'incombente prospettiva che lo stesso sistema sociale si riduca a "sistema tecnico", si realizzi cioè l'organica e totalitaria "tecnicizzazione" dell'umano, la libertà si trova dinanzi all'occasione cruciale, in cui è di essa che si decide. Una tale sfida non si può ignorare, occorre rispondere. È propriamente un affare di etica: non compete all'esattezza del calcolo, ma al rigore del pensiero.
Scopo del volume è quello di invitare il lettore a un viaggio criticamente guidato lungo circoscritti ma dettagliati itinerari che attraversano le fondanti questioni della filosofia morale. L'autore ha qui, tra l'altro, rivisitato esiti di ricerche da lui in vari tempi condotte, sviluppandoli e integrandoli nell'organicità di una discussione intesa ad avviare il lettore a cogliere il senso di una discilplina tanto ricca quanto controversa, come la filosofia morale.