Il lavoro di Mead evidenzia il carattere originale e innovativo della sua riflessione sul rapporto individuo-società, la sua partecipazione ai percorsi della riforma sociale, il suo contributo allo sviluppo di una cultura dell'infanzia e dell'educazione. In un percorso analitico che intreccia filosofia, psicologia sociale e sociologia, egli approfondisce l'analisi dell'atto dell'individuo, del processo comunicativo e dei suoi "simboli significanti", centrali nella costruzione della realtà attraverso un processo di esperienza relazionale.
Si tratta di un'opera di psicologia sociale scritta da uno dei principali esponenti del Pragmatismo Americano. Il volume illustra il pensiero di Mead, secondo il quale la mente è il prodotto dell'interazione sociale (attraverso il linguaggio) tra più persone. Mead sviluppò le sue idee nel corso di Psicologia Sociale tenuto presso l'Università di Chicago dal 1900 in poi, corso che ebbe grande notorietà e influenza. Il libro è una raccolta organica di quelle lezioni, curata da un suo allievo, il filosofo Charles W. Morris. Un testo di riferimento per psicologi, filosofi, linguisti e sociologi.
"Mead (1863-1931) psicologo e filosofo... ha contribuito in modo decisivo alla nascita della psicologia sociale, nel cui ambito la sua analisi del linguaggio e del gesto e della voce come veicoli dell'autocoscienza porta a compimento i contributi di Dewey, Chaunchey Wrught, James e Peirce... Intorno a un unico tema, l'uomo nella sua natura sociale, ruota tutta la sua riflessione che originatasi dalla domanda relativa all'origine naturale dell'elemento che per eccellenza ne definisce l'essenza, la mente, si dilata progressivamente fino ad acquisire una dimensione ontologica e cosmologica. Dall'introduzione di Chiara Bombarda.