"Pronunzio innanzi a voi certo tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito, il nome e la proposta della duplice celebrazione: di un Sinodo diocesano per l'Urbe e di un concilio generale per la Chiesa universale". Con queste parole, pronunciate a Roma durante un discorso di fronte a un gruppo di cardinali nella basilica romana di San Paolo fuori le mura, Giovanni XXIII annunciava la sua decisione di convocare un nuovo concilio il 25 gennaio 1959. Ma nei cinquant'anni che ci separano da quell'annuncio, e in particolare dall'elezione al soglio pontificio di Joseph Ratzinger, le sorti di quell'evento epocale, il suo "fondo", sono stati oggetto a più riprese di un aspro dibattito. E viene da chiedersi se sia il Vaticano II lo stile con cui la Chiesa vuole ancora porsi innanzi alla modernità. E da che parte stiano Benedetto XVI e le gerarchie vaticane. Siamo in presenza dell'ammutinamento dell'ammiraglio o della ciurma? Di entrambi o di nessuno? Un gruppo di studiosi di fama internazionale, italiani e stranieri, s'interroga senza reticenze sul tema scottante del concilio Vaticano II e sul suo futuro nel seno stesso della Chiesa e della comunità dei credenti.
Un cristiano sul trono di Pietro, cosí aveva scritto Hannah Arendt. Non a torto, perché Angelo Giuseppe Roncalli volle essere esattamente questo: un cristiano che si lascia scolpire dalle fonti e dalla storia. E un papa convinto che la chiesa avesse bisogno di riforma per conservare al Vangelo la sua eloquenza.
È davvero un mistero il modo in cui un uomo come Angelo Giuseppe Roncalli, cosí intriso della tradizione della grande Chiesa che si respira nei secoli e non in un fazzoletto di intransigenza papale, pensa la sua vita di cristiano e promuove un concilio per il rinnovamento ecclesiastico nel segno dell'unità dei cristiani, dei credenti, del genere umano? Alberto Melloni risponde di no. E con questo libro muove dalla cultura di Giovanni XXIII, dalle sue esperienze e dalle sue aspirazioni. Spiegando perché egli volle il concilio Vaticano II come un «balzo innanzi» nella comprensione del Vangelo e nell'oggi della fede.
«Dopo decenni nei quali il papato romano aveva preteso di attingere autorevolezza dall'uso dell'autorità e su questa esigeva e otteneva devoto plauso, Angelo Giuseppe Roncalli attingeva alla dimensione spirituale e su questa costruiva un consenso "miracoloso". Quello che era stato per quasi trent'anni uno dei piú efficaci diplomatici della Santa Sede, faceva della "santità" del papa non un attributo intimo e distinto dal potere di governare e d'insegnamento, ma la sostanza della professione cristiana e della funzione di vescovo.
Nessuno lo sapeva, ma dietro questo rilievo della dimensione spirituale stava una scelta e uno stile: ciò che aveva tenuto vivo da quasi settant'anni il fascicolo di appunti, esercizi ed esami di coscienza raccolti poi ne Il Giornale dell'Anima, i lunghi diari e le agende che sono una quotidiana verifica del proprio stile.
È da questo stile che nasce l'obbedienza del concilio, apparso inatteso fra le cose (un segretario di Stato, la lista dei cardinali e una santamorte) che tutti si aspettavano da lui».
Questo volume parla dunque di un "filo rosso" che si snoda dalla metà degli anni Cinquanta, quando, in qualità di collaboratore di monsignor Samoré, ne accompagnò l'impegno per l'organizzazione della prima conferenza generale dell'episcopato latinoamericano a Río de Janeiro, agli ultimi decenni del secolo scorso, quando intraprese importanti viaggi a Cuba, in Brasile, Messico, Argentina, Guatemala. In questo itinerario Casaroli fa l'esperienza di una chiesa che assume sempre più coscienza di un'unità che trascende gli orizzonti nazionali, e che negli anni tra il concilio Vaticano II e la conferenza di Medellin del 1968 vede mutare progressivamente il proprio volto.
E' possibile comprendere il concilio Vaticano Il attraverso la semplice analisi delle sue decisioni? L'assemblea conciliare è stata esclusivamente una "macchina" per la produzione degli atti finali? Questi i quesiti fondamentali su cui si sono misurati gli studiosi intervenuti al convegno di Bologna nel dicembre 1996. La selezione dei contributi qui raccolti vuole riproporre il fecondo confronto tra storici delle assemblee parlamentari, teologi e storici delle istituzioni e della dottrina, tutti in vario modo coinvolti nel pluriennale progetto di ricerca sulla "Storia del Vaticano Il". Pur nella diversità degli approcci, è emersa una comune consapevolezza che la categoria evento modifica i termini del rapporto tra il concilio, i gruppi che lo hanno costituito, le risoluzioni conclusive e le dinamiche che esse hanno innescato. Una prima serie di saggi affronta problemi metodologici e storiografici legati alla dialettica tra continuità e rotture negli eventi storici. Il secondo gruppo di interventi analizza, invece, la qualità e il tipo di partecipazione all'evento dei diversi organi collettivi del concilio, enucleando le dinamiche che mettono in comunicazione l'assemblea plenaria con i singoli protagonisti. L'ultima sezione di contributi colloca, infine, lo scarto tra le decisioni finali e l'esperienza conciliare nel suo concreto dipanarsi.