Il mondo contemporaneo ha assoluto bisogno di pensare il futuro come una possibilità buona. È nell’ottica di un’opportunità per il cambiamento che questo libro rilegge le utopie moderne da Thomas More a Francesco Bacone, da Henri de Saint-Simon a Zygmunt Bauman.
Il ritorno a Utopia è un viaggio necessario, per quanto il suo percorso sia difficile da immaginare con precisione. Superata l’illusione che il progresso si produca automaticamente per un destino o per una necessità storica o tecnologica, abbiamo il compito di immaginare strutture e relazioni sociali che siano meno ingiuste, meno autodistruttive, più vivibili, anche se non perfette.Si tratta di provare a tracciare l’immagine credibile di un futuro in vista del quale agire con decisione. La navigazione è affidata all’ingegno di ognuno e di tutti, ma prima di salpare occorre rintracciare e ordinare le conoscenze intorno a che cosa sia la meta che intendiamo raggiungere. Conoscenze che si trovano precisamente in quell’immagine della giustizia e del bene che abbiamo imparato a chiamare ‘utopia’. Riscopriremo così la profondissima ragionevolezza del pensiero utopico, il suo realismo, la sua concretezza – antidoto alle contorsioni folli dell’attuale assetto del mondo.
Il postmoderno è morto. La tesi che proclamava la fine di ogni cosa (soggetto, verità, storia, morale) non è più capace di intercettare i movimenti epocali del presente. Il postmoderno non ha compreso le sfide create dalla crisi di una parte della modernità: positivismo e idealismo hanno infatti radicalizzato alcune intuizioni moderne, finendo per√≤ per tradirle profondamente. I postmoderni hanno rigettato quei travisamenti insieme alla radice sana, rifiutando in blocco la modernità. Ora, dopo il fallimento di quella diagnosi, ci troviamo in una nuova modernità. I problemi dell'Europa fra Cinquecento e Seicento si ripresentano su scala globale e in forma accelerata: conflitti politici ed economici sostenuti da ideologie religiose, mutamenti radicali di scenari culturali e geopolitici, rivoluzioni scientifiche che cambiano la percezione dell'umano. Di fronte a queste sfide, tornano a essere necessarie e credibili proprio le idee moderne che il postmoderno credeva finite e che abbiamo bisogno di ripensare.
Chiamati al difficile compito di definire la nostra identità, realizzando in noi, nel tempo che ci è concesso, "qualcosa che sia unico e al tempo stesso possa valere, per chiunque lo osservi, come un buon esempio di un'esistenza umana riuscita", spesso volgiamo i nostri occhi alla morale. Questa, però, non può essere una cappa asfittica che rattrappisca le nostre aspettative personali, ma deve nascere dal riferimento a un principio alto, capace di essere stimolo e guida in questo difficile compito. "Solo in questo modo l'etica rimane una ricerca personale, una sfida e un luogo di formazione di sé, invece di divenire una scusa per non pensare, per obbedire a un comando o per confondersi nel conformismo di una tradizione o di una moda". Nella prospettiva morale che Roberto Mordacci propone, a un tempo personalista e critica, al centro dell'etica vi sono le persone, la loro complessità e la loro fragilità, la loro libertà e la loro responsabilità verso l'esistenza propria e altrui. Il tutto a partire da un'intuizione fondamentale: l'etica è per le persone e non viceversa, così come, nel Nuovo Testamento, si dice che "il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato" (Marco 2, 27)"..
Non c’è etica senza rispetto, si dice. La parola però oscilla fra significati diversi e ne va trovata la radice comune. Questo libro indaga l’idea di rispetto nel linguaggio ordinario, per poi scavare nella sua storia e tracciare un sintetico quadro concettuale dei vari signifi cati emersi. Attraverso una ricognizione che intreccia filosofia, religione, letteratura e teatro, la nozione di rispetto mostra un profilo inatteso: si svela come un concetto originariamente gerarchico, legato al riconoscimento di un potere o di un’autorità “superiori”. Così, nelle vicende di Aiace e di Enea, nell’opera di Agostino e nel Re Lear shakespeariano, nella speculazione moderna da Rousseau e Adam Smith a Kant, Hegel e Nietzsche, nelle immagini del mondo selvaggio di Conrad e nelle riflessioni sulla vita di Albert Schweitzer si ritrova un fil rouge che riunisce le varie accezioni del rispetto: quella rivolta all’autorità della legge, quella riferita alla dignità delle persone e quella oggi fortemente invocata per gli animali e l’ambiente.
L'autore
Roberto Mordacci insegna Filosofia morale presso la facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Fra le sue pubblicazioni recenti Elogio dell’immoralista (Bruno Mondadori, Milano 2009), Ragioni personali (Carocci, Roma 2008) e La vita etica e le buone ragioni (Bruno Mondadori, Milano 2008). Ha fondato e coordina il Centro Studi di Etica Pubblica e il blog moraliaontheweb.com.
Quale rapporto c'è fra la vita personale e la moralità? Che cosa significa agire per "buone ragioni" e quale valore hanno le "mie buone ragioni" in una società multiculturale? Fra l'identità personale e la riflessione morale vi è una tensione costante, che è compito dell'azione concreta di volta in volta risolvere. Ogni azione è un giudizio. Per questo, le ragioni che motivano le azioni devono essere oggetto di una riflessione critica che consenta un ragionevole confronto con gli altri. In un dialogo serrato con autori come Bernard Williams, Charles Taylor, Thomas Scanlon ed Emmanuel Mounier viene qui tratteggiata un'interpretazione di ispirazione kantiana delle ragioni morali e della loro valenza pubblica. Nella moralità mettiamo in gioco la nostra natura di persone libere per costruire un'identità individuale. Attraverso il confronto critico con il senso morale comune si esprime l'autonomia di individui impegnati nella formazione di sé e nella ricerca di una vita comune giusta. Il criterio morale fondamentale di questa costruzione è il rispetto per tutte le persone, inclusi noi stessi. Rispettare l'autonomia e l'integrità significa anche, per esempio, non deformare il corpo e i desideri delle persone, come minaccia di fare la nuova eugenetica. Le vite personali si propongono come uniche e irripetibili, ma il loro apprezzamento e il loro valore talvolta esemplare sono possibili solo se le "buone ragioni" che le hanno orientate sono effettivamente ragionevoli.
Un elogio dell'immoralismo contro il moralismo ortodosso di vedute ristrette e contro l'eccesso di immoralità. Tenendo come riferimento costante il pensiero di Nietzsche e spaziando dalla filosofia antica a quella contemporanea, l'autore traccia il percorso della morale nei secoli, considerando come disposizione più favorevole alla conoscenza la tendenza a dubitare delle verità precostituite e la ricerca autonoma, fondata sull'esperienza, delle proprie norme di comportamento.
In un contesto di prassi medica altamente tecnologica è molto viva la discussione sull'opportunità e il senso delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento, impropriamente dette Testamento biologico. Tali Dichiarazioni mettono in rilievo l'importanza dell'autonomia del paziente, anche in condizione di presunta irreversibile incapacità decisionale. Sotto quale profilo questa autonomia può essere un diritto insindacabile? Il dibattito rimanda ad alcune delle grandi questioni della bioetica - "che cosa significa parlare di proporzione delle cure?", "quale è il significato della alimentazione e idratazione artificiale?" , le quali sollecitano un chiarimento di carattere epistemologico "quale è il senso della tecnica nella pratica della medicina?", "quali sono i rapporti e le differenze tra etica e diritto?". L'impegno a rispondere a tali interrogativi sollecita il confronto con la riflessione antropologica fondamentale, la quale è chiamata ad affrontare la questione radicale del rapporto fra salute e salvezza.
Il volume presenta e analizza criticamente le principali teorie morali attive nel dibattito contemporaneo, utilizzando le questioni della bioetica come terreno di confronto. Ogni teoria è illustrata attraverso tre dimensioni principali: i presupposti storiografici e metaetici (la concezione del linguaggio morale e della moralità), i criteri normativi fondamentali (virtù, principi, regole e diritti) e le principali applicazioni in ambito bioetico (aborto, procreazione assistita, genetica, allocazione delle risorse ed eutanasia). L'obiettivo è di offrire un panorama ampio, anche se non esaustivo, dell'etica contemporanea.