La ricerca su "Teatro e teatralità a Genova e in Liguria dall'epoca medievale al Novecento", avviata da un gruppo di studiosi operanti nell'Università di Genova, o ad essa collegati, aveva trovato un momento di pubblica diffusione dei primi risultati con l'uscita di un volume nel 2009. Ora, qui, si propongono gli ulteriori esiti di quel lavoro, che è proseguito con lo stesso "team". Le metodologie adottate non rispondono a una univoca impostazione, anche se una particolare sensibilità per il rapporto fra eventi teatrali e contesto storico-sociale, al riparo da rigidi meccanicismi o da ideologiche forzature, costituisce un punto di vista condiviso. L'arco degli interessi copre un'ampia latitudine, dalla ricognizione su alcune feste del '500 alla ricostruzione della vivace stagione giacobina, dalla drammaturgia di un frate cappuccino che dialoga con Campanile e Ionesco al recupero di copioni trascurati di un maestro del '900 come Pandolfi, dal confronto con un'esperienza singolare realizzata da Carlo Quartucci nel solco dell'avanguardia al "teatro-documento" praticato da Faggi e Squarzina al Teatro Stabile. Com'è negli intendimenti del progetto culturale che sta a monte di questa impresa editoriale, i vari contributi investono momenti, figure, episodi specifici e ne approfondiscono il significato, restituendo così aspetti ancora parziali del fenomeno preso in considerazione, ma tenendo ben ferma la prospettiva di arrivare a comporre una finale tela unitaria.
Allo stato attuale degli studi, il tessuto festivo e spettacolare della Genova del XVI secolo è oggetto di contributi parziali, centrati su singole occasioni o su protagonisti e luoghi particolari. Del tutto assente è uno sguardo che assommi la pluralità dei fenomeni e ne contestualizzi le dinamiche. In realtà, quello che in apparenza manca è ciò che non è stato cercato. Il teatro, nell'area ligure, gode di una notevole vitalità, ma per intercettarla bisogna deporre il pregiudizio che quella pratica sia da riportare esclusivamente alla rappresentazione di un testo. A Genova la produzione drammaturgica è carente, ma di contro fiorisce una spettacolarità diffusa, che si espande in primari aspetti e si insinua in molteplici pieghe della vita sociale. Così la rappresentazione vera e propria compare solo come articolazione di un ben più complesso cerimoniale che include giostre, banchetti, maschere, tornei, balli, spettacoli musicali, mimici, coreutici. Il tutto abilmente orchestrato dal dogato, dalle sue istituzioni e da una struttura di microcorti aristocratiche che ha nei gruppi nobiliari i principali com-mittenti di un'intensa attività spettacolare, in grado di soddisfare la domanda più variegata.