La vita di Enzo Boletti (1919-2005) è un alternarsi di colpi di scena che spaziano dalle verdi colline del Garda all'inferno sovietico. Enzo fu un giovane animato, come tanti, dal desiderio di servire la Patria: diventò alpino, conoscendo gli orrori della Seconda guerra mondiale sul Fronte Orientale e l'eroismo della Resistenza polacca, di cui diventerà un celebrato eroe, per poi ritrovarsi prigioniero nella Siberia di Stalin. Il suo incubo nei Gulag durerà oltre un decennio: sarà infatti l'ultimo reduce italiano a essere liberato. Nel suo carcere tra i ghiacci della Siberia non si lascerà però annientare e al rientro in patria lo attenderà un'instancabile attività di amministratore pubblico e di promotore dell'economia locale. Resterà per sempre legato alla grande famiglia degli alpini e sarà il fondatore del primo Museo Internazionale della Croce Rossa a Castiglione delle Stiviere. Questa è la sua prima biografia che attinge a un'impressionante quantità di materiali inediti provenienti dall'archivio di famiglia e alle testimonianze degli amici che lo conobbero da vicino.
La figura di san Luigi Gonzaga (1568-1591) è stata fatta segno di un oleografismo così esasperato da andare via via sfumando i contorni umani fino ad assumere pressoché in toto quelli vertiginosi del mi­stico irraggiungibile. Era necessaria una pu­litura del personaggio «dagli ori e dalle laudi» che sembravano soffocarlo, per re­cu­perarne la freschezza: un lavoro pa­zien­te e appassionato attraverso il quale l’autore di questo «ritratto in piedi» ripropone il santo castiglionese come il vero erede au­to­revole e l’interprete modernissimo della grande tradizione mistica del­l’I­talia e della Spagna post-tridentine. Ne deriva un profilo che per lo snodarsi della ricerca su di una trama di assoluto rigore filologico e per la riproposta di documenti aloisiani anche tra i meno consueti, nonché per l’asciutta scansione cronologica (dall’infanzia alle estreme ore romane, con speciale ri­guar­do agli anni della formazione tra la Cor­te medicea e l’avventura spagnola) può dirsi pienamente «tradizionale», e lascia tut­tavia emergere i tratti di un’umanità, e di una santità, sorprendentemente «nuo­ve».
In occasione di questa seconda edizione aggiornata, impreziosita dalla prefazione di mons. Egidio Caporello, vescovo emerito di Man­­tova, un grato ricordo va al compianto padre Alessandro Scurani S.I., che nel prefare la prima edizione del volume scriveva: «Vo­lendo in­dagare sui movimenti più intimi del santo, che sono anche necessariamente i più segreti e sconosciuti, l’autore istituisce frequenti parallelismi, citando osservazioni e descrizioni di stati interiori da autori che hanno sperimentato analoghe situazioni, specialmente da san­t’A­gostino e da Jose­ma­ría E­scrivá. Con questo procedimento ottiene ta­lora singolari effetti illuminanti delle vie dello spirito in generale e di san Luigi in particolare».
«Tutto per Dio e per le anime, niente per noi», così ripeteva Mons.Vignola, fondatore della Casa della Carità e dell’associazione Piccole Figlie della Croce. Il libro ripercorre la vita del sacerdote e i diversi momenti della storia delle Piccole Figlie della Croce, restituendoci l’immagine di un uomo che ha fatto sua la Parola di Cristo.
Destinatari
Piccole Figlie della Croce clero, religiosi, laici e quanti vogliono avvicinarsi alla figura di mons. Aldo Vignola
Gli autori
Manlio Paganella,nato a Mantova nel 1948,risiede a Castiglione delle Stiviere (Mantova), ove insegna Filosofia e Storia presso il Liceo classico “Francesco Gonzaga”. Ha conseguito la laurea in Filosofia e quindi il diploma di perfezionamento all’Università di Padova. È felicemente sposato con Paola, padre di Rolando, Umberto, Riccardo, e nonno di Giovanni. Tra le sue numerose pubblicazioni si segnalano: San Luigi Gonzaga. Un ritratto in piedi; Cinzia, Olimpia e Gridonia Gonzaga; Alle origini dell’Unità d’Italia; Don Giovanni Battista Casnighi. Un prete del Risorgimento mantovano; La dottrina sociale della Chiesa e il diritto naturale. Collabora alla rivista Studi cattolici ed è console mantovano del Touring Club Italiano. La città di Castiglione lo ha insignito della civica benemerenza “Luigi d’oro” (2008) «per la valente attività di insegnante, per la sua preziosa opera di studio, per la sua appassionata testimonianza politica»
Giovanni Telò, nato a Castel Goffredo (Mantova) nel 1954, è sacerdote e parroco della diocesi di Mantova.Laureato in Scienze politiche,giornalista dal 1978, ha svolto l’attività pubblicistica presso alcuni giornali e riviste a Mantova, Milano e Roma. Dal 1996 al 2007 è stato vicedirettore del settimanale diocesano La Cittadella (Mantova). Studioso di storia della Chiesa nell’età contemporanea, ha pubblicato diversi studi, tra cui Chiesa e fascismo in una provincia rossa. Mantova 1919-1928; Con la lucerna accesa. Vita e assassinio del maestro mantovano Anselmo Cessi (1877-1926); I cattolici mantovani tra guerra e Resistenza (1940-1945). Collabora con l’Istituto mantovano di Storia contemporanea, anche come componente del Consiglio direttivo.
Nell’àmbito della pur ricca letteratura sulla Dottrina sociale della Chiesa questo libro di Manlio Paganella si situa con una sua fisionomia, propria e originale. Esso infatti, oltre a individuare le fonti documentali dei pronunciamenti magisteriali in materia di morale sociale enucleandone princìpi e criteri per l’agire dei credenti nelle strutture economiche e civili, guadagna il fondamento ultimo della Dottrina sociale cristiana, il diritto naturale, cioè il riconoscimento razionalmente motivato dei beni e valori essenziali della persona – il suo statuto ontologico – e la tutela dell’effettivo loro esercizio in rapporto a ogni potere o istituzione ingiusti. In tal maniera Paganella, nell’esporre e commentare i documenti del Magistero sociale della Chiesa – da Leone XIII a Benedetto XVI, passando per il decisivo snodo del Concilio Vaticano II –, delinea contemporaneamente una vera e propria storia della modernità, che ha visto tra altri caratteri la progressiva scomparsa del diritto naturale dalle legislazioni statuali e transnazionali per un positivismo giuridico meramente patrizio e convenzionale nell’assenza di una condivisa concezione dell’uomo e del suo stare al mondo in amicizia e solidarietà con gli altri. Secondo l’autore, la dimenticanza del diritto naturale e l’attuale crisi degli ordinamenti economico-sociali con inquietanti ripercussioni sull’intera civiltà, si configura filosoficamente come sfiducia nella ragione umana, che, al contrario, la Chiesa ha incessantemente esaltato nella sua opera di inculturazione, intrattenendo fede e ragione una strutturale relazione di amicizia: il cristianesimo è la religione del logos Ben radicata in queste luminose acquisizioni, tali da fugare ogni separatezza o strisciante pessimismo antropologico, la Chiesa – conclude Paganella – anche nel terzo millennio della sua storia si propone come maestra di umanità sollecitando popoli e Stati – come ha fatto papa Benedetto XVI il 18 aprile scorso dinanzi all’Assemblea generale delle Nazioni Unite – a costruire mondi vitali nella giustizia e nella verità integrale sull’uomo.
La dissertazione di Melchiorre Gioia - vincitrice del corso «Quale dei governi liberi meglio convenga alla felicità d'Italia?» bandito dall'amministrazione generale della Lombardia nel 1796 - è un avvenimento fondamentale nella storia dell'Italia moderna non ancora indagato né inteso adeguatamente, e che assume nuovo significato nell'attuale dibattito sulle riforme istituzionali (pp. 248).