La teologia cristiana riconosce alla «grazia» di Dio quasi esclusivamente il senso di «dono» e «perdono», trovandosi non di rado in seria difficoltà nell'articolare la generosità di Dio e l'effettivo contributo della libertà umana. Il libro segue un'altra corrente della teologia biblica della grazia, per nulla alternativa ma diversa e complementare a quella che confluisce nell'epistolario paolino. Essa passa per il Libro di Giosuè, l'Esodo, la Genesi, i libri storici, profetici e sapienziali, attraversa i quattro Vangeli, la Lettera agli Ebrei (e molti altri testi), per sfociare nell'ultima riga della Bibbia: «La grazia del Signore Gesù sia con tutti». Tale «corrente» del grande fiume biblico scorge nel «potere di muoversi» e nel «senso pratico», il primo dono dato da Dio all'uomo; la grazia non si compirebbe dunque nel dono poiché trattandosi del «dono di un potere» provoca ed esige l'effettivo esercizio. Solo se tale potere viene praticato in maniera congruente alla realtà uscita dalle mani del Creatore diviene savoir-faire, portamento e comportamento garbato, sapiente, giusto, ag-graziato, cioè grazia. Non per nulla l'ebraico biblico adotta le espressioni «goffo» e «maldestro» per definire l'empio, l'insipiente e l'ingiusto. Prefazione di Gianfranco Ravasi.
Questo libretto intende offrire qualche spunto a margine della bellissima preghiera insegnata da Maria ai pastorelli di Fatima. Si tratta senza dubbio di una delle suppliche più diffuse e recitate nell'ultimo secolo. Tra le più vibranti; capace di visitare con semplicità le sfumature tremendamente serie e rasserenanti della fede. Le parole di questa invocazione a Gesù hanno ormai quasi cento anni (1917); continuano però a stupire per la finezza, il garbo, la profondità. La concisione della preghiera ne rende facile l'apprendimento "a memoria", o come direbbero francesi e inglesi, "tramite il cuore" (par cœur, by heart). Possa quindi essere gentile e fedele compagna di viaggio lungo la via che siamo chiamati a percorrere.
Il libro richiama l'attenzione su un aspetto spesso dimenticato della fede cristiana, cioè la relazione di Dio con tutte le cose. Di tale vincolo si parla nel Credo, fin dal suo inizio e per ben due volte, non solo in riferimento al Padre Creatore, ma anche al Figlio. Senza le cose la vita feriale e festiva dell'uomo non sarebbe nemmeno immaginabile e senza il patto (e l'impatto) tra mano e cose non si darebbe nessuna presa, ripresa, apprendimento, comprensione, impresa. In breve: non si darebbe l'uomo e il suo agire. Se risulta impossibile agire senza cose, parafrasando la tagliente espressione dell'apostolo Giacomo si potrebbe affermare che "la fede senza le cose è morta". Presentazione di Pierangelo Sequeri.
"Anima neppure troppo sotterranea di queste pagine è la convinzione che la vita cristiana ordinaria dà da pensare alla fede, provocandola a nuove attenzioni, destinate a loro volta a rifluire sulla vita e a riconfigurarla. Vita "ordinaria", appunto, ma non per questo scontata, semmai gravida di un senso che attende di venire alla luce. Il libro di Cesare Pagazzi si concentra su un aspetto a tal punto ordinario e abituale della vita cristiana da apparire quasi ovvio: il legame fraterno. L'ovvietà è favorita dal carattere universale del fenomeno e dal fatto che, almeno per i cristiani, la fraternità spesso appare a tal punto scontata da provocare scandalo quando mostra il proprio volto affaticato e, per certi versi, perfino oscuro. Appropriandosi dello sguardo che le Sacre Scritture gli rivolgono fin dall'inizio, il vincolo fraterno è presentato qui nella sua "non-ovvietà", anzi nel suo aspetto drammatico che mette in gioco l'immagine della vita, di Dio e quindi la fede. Ben lontana dall'enfasi illuministica (unità, uguaglianza, fraternità) e da una certa retorica "intraecclesiale", la Bibbia riconosce alla fraternità innanzitutto la caratteristica della prova (Caino e Abele, Giuseppe e i fratelli...) che porta alla luce la paura della morte e i suoi malcelati sintomi. Prima di essere questione di buona educazione o generica carità, il legame fraterno è una prova della fede."
«Questo libretto cerca di accostare l’identità di Gesù – e quindi quella dei suoi discepoli – a partire dal gesto feriale e ovvio del suo abitare, considerando il luogo in cui egli si è sentito a casa. Il testo tenta di evidenziare come lo sguardo del Signore restituisca il carattere originariamente “domestico” a tutte le cose e le persone del mondo» (dall’Introduzione). Fin dalle prime pagine, le Sacre Scritture, mostrano la volontà di Dio che il mondo intero diventi una casa ove abitare confidenti, liberi dalla paura. Sullo sfondo dello stile abitativo di Gesù e della sua visione del mondo come “casa”, l’autore prende in considerazione la singolare consapevolezza del Maestro di essere – attraverso la Pasqua – la pietra angolare che conferisce saldezza e definiva abitabilità a tutta intera la creazione. Di conseguenza anche la fede del discepolo avrà a che vedere con lo stare al mondo, dimorandovi e contribuendo alla sua costruzione secondo lo stile del Signore.
«Cercherò di stilare, di modulare alcuni tratti essenziali nella vita del prete, una piccola costellazione di tratti che ritengo indispensabili». Attraverso sei meditazioni dedicate alla figura del presbitero, il lettore è accompagnato a riflettere su un terreno concreto e di confronto: la spiritualità, la relazione con la Parola e l'eucaristia, i rapporti fraterni. Il testo è frutto di interventi tenuti dall'autore alla settimana di formazione permanente dei padri dehoniani (Albino, 24-26 agosto 2009).
Sommario
1. Essere figli per diventare padri. 2. Amministratore fedele e saggio. 3. Annunciatore della Parola. 4. L'eucaristia. 5. La fraternità sacerdotale. 6. La relazione con il mondo.
Note sull'autore
Giovanni Cesare Pagazzi (1965) è presbitero della diocesi di Lodi. Insegna teologia sistematica presso la Facoltà Teologica di Milano e gli Studi Teologici Riuniti dei seminari di Crema-Cremona-Lodi-Vigevano, di cui è direttore. Ha pubblicato: con Franco Manzi, Il Pastore dell'essere. Fenomenologia dello sguardo del Figlio (Assisi 2001); In principio era il Legame. Sensi e bisogni per dire Gesù (Assisi 22008); Il polso della Verità. Memoria e dimenticanza per dire Gesù (Assisi 2006); C'è posto per tutti. Legami fraterni, paura e fede (Milano 2008).
Nella relazione tra memoria e dimenticanza, parola e silenzio, la pulsazione della Verita che Gesu rivela ed e. Sentire il polso". Questo il gesto piu immediato e diffuso di saggiare la vitalita di qualcuno. Ad esso ricorre perfino il medico, come se nessun apparecchio, per quanto preciso, sia in grado di rendere la risonanza vitale del cuore. Al ritmo fedele e discreto del cuore vibrano le note della vita; ascoltarle significa aprirsi la strada per conoscerne il mistero. La vita scorre nelle vene quando suono e silenzio ricevono l'uno il messaggio dell'altro e trasmettono l'uno all'altro la propria notizia (cf. Sal 19,2). Se uno prevalesse sull'altro, la vita sarebbe in pericolo. Il testo tenta di sentire, almeno un poco, il polso della Verita. Ma come puo la Verita avere "polso"? Guidando idealmente attraverso gli spazi del Tempio di Gerusalemme (l'Atrio dei pagani, il Santo, il Santo dei Santi), la proposta individua nella relazione tra Memoria e Dimenticanza, Parola e Silenzio, la pulsazione della Verita che Gesu rivela ed e. "
Il pregio del volume sta nell'approfondimento della dimensione filiale della cristologia che fa apprezzare la fenomenologia della vicenda concreta di Gesu e istituisce il raccordo con la figura filiale della fede cristiana. IL SAGGIO SI CARATTERIZZA PER IL PROFILO TEOLOGICO CHE UNIFICA IN PROFONDA SIMBIOSI IL MOMENTO BIBLICO E L'APPROFONDIME NTO ANTROPOLOGICO, PER TROVARE IN MODO SINGOLARE NELLA CRISTOLOGIA IL TRATTO DELL'ESPERIE NZA FILIALE DEL CRISTO. IL TRATTO SINGOLARE DEL VOLUME STA INFATTI NELL'APPROFONDIMENTO D ELLA DIMENSIONE FILIALE DELLA CRISTOLOGIA CHE DA UN LATO FA APPREZZARE LA FENOMENOLOGIA DELLA VICENDA CONCRETA DI GESU`E DALL'ALTRO ISTITUISCE IN MOD O SIGNIFICATIVO IL RACCORDO CON LA FIGURA FILIALE DELLA FEDE