Quando Leopardi scrive "L'Infinito" ha vent'anni. È un giovane curioso, coltissimo, cresciuto in un mondo di vecchi, in ascolto dell'altro mondo là fuori che pullula di possibilità e tensioni. Un giovane naturalmente aperto ad altre culture e altre lingue, pronto a rinunciare alle consolazioni del cattolicesimo che dà troppe risposte per aprirsi alla sfida delle domande. Un giovane che si è educato da sé pescando nel repertorio caotico e pulsante dell'antichità, che si avvicina agli slanci della nuova politica cercandovi soprattutto una possibilità di amicizia e condivisione. Ma anche nelle ideologie scoprirà ben presto solo poveri tentativi consolatori. E dunque che cosa rimane al giovanissimo Leopardi già deluso dal mondo? La ricchezza di un'immaginazione che gli mostra mondi, là dove la realtà glieli nega o li chiude. Questo piccolo libro incornicia la nascita di una delle poesie italiane più celebri. È un'esortazione a non capire Leopardi, a lasciarlo vivere e parlare, mettendosi in ascolto "del suo sapere reale, sorgivo, che viene al mondo". È un viatico prezioso per ogni giovane lettore e un invito alla rilettura per i lettori più maturi.
Narratore, critico letterario e compagno di strada di Tondelli per alcuni anni, Enrico Palandri intesse in questo libro un dialogo serrato e appassionato con lo scrittore e con l'amico scomparso. Un dialogo che prende le mosse dalla Bologna degli anni Settanta, la città del Dams, della contestazione studentesca e di Radio Alice, ma che arriva a scavare le radici profonde dell'ispirazione letteraria di Tondelli, la portata reale del suo lavoro di scrittore, il significato della sua morte prematura, la sua eredità ancora viva.
"L'azione del libro si situa a ridosso del marzo del 1977, dei mesi dela rivolta creativa, dei carri armati inviati a presidiare la cittadella universitaria. Ma "Boccalone" è soprattutto una storia d'amore, prima ancora che di crisi politica, la storia di come un innamoramento possa far scoppiare i propri equilibri, creare intensità nuove. È un libro che testimonia di una crescita, del suo autore, innanzitutto, del suo personaggio, del giro di amici. Gli scatti di questo processo di crescita sono descritti con estrema freschezza, scrupolosamente annotati senza alcuna compiacenza, senza narcisismo." (Pier Vittorio Tondelli)