Che cos'è la vita spirituale? È qualcosa che riguarda solo la dimensione interiore, il luogo nascosto in noi, lo spazio della verità oppure investe la complessità della vita a partire dalle esperienze più quotidiane e concrete? Quali forme e quali percorsi assume? Queste sono solo alcune delle tante domande che possono sorgere quando ci si imbatte o ci si inoltra in questo vasto orizzonte. La stessa espressione "vita spirituale" è molto ampia e può essere usata con diverse accezioni, sino a giungere alla rarefazione, pericolo forse inevitabile poiché questa dimensione della vita riguarda ogni uomo nel momento in cui si pone alcune domande fondamentali e nel momento in cui scende in profondità. A partire dalla loro esperienza di monaci, gli autori evitano di identificare con troppa facilità vita spirituale e vita monastica. Il monastero favorisce certamente la "vita secondo lo Spirito" come struttura, modello, forma, ma non la garantisce se non c'è la scelta quotidiana di lasciarsi guidare dallo Spirito nei cammini che formano l'uomo interiore.
Che cos'è la vita spirituale se non un cammino umile, passo dopo passo, accanto al Signore che ci guida con la luce e la forza del suo Spirito? I padri del deserto ci insegnano a camminare umilmente con Dio e a raggiungere quella via che conduce all'unità permettendo di "fare monaco l'uomo interiore". "Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio" (Mi 6,8).
"La superbia è rinnegamento di Dio, invenzione dei demoni, disprezzo degli uomini, madre del giudizio del prossimo, figlia delle lodi, indizio di sterilità, ripudio dell'aiuto di Dio, sorgente della collera, porta dell'ipocrisia, sostegno dei demoni, custode dei peccati, artefice di crudeltà, ignoranza della compassione, esattrice inflessibile, giudice crudele, avversaria di Dio, radice della bestemmia. Il suo culmine è il rifiuto dell'aiuto di Dio e l'esaltazione dei propri sforzi, che è un comportamento diabolico".
L’ira è un “pensiero malvagio”, una suggestione del male che si insinua nella mente e nel cuore e ci porta a una vita più triste e difficile. E’ un sentimento oggi molto diffuso, che possiamo conoscere meglio e superare grazie all’esperienza dei grandi monaci.
Dell’Ira un grande autore monastico come Evagrio Pontico scriveva: «rapina della prudenza, distruzione di una condizione, confusione della natura, un modo di fare da selvaggi, una fornace del cuore, una fiamma che erutta fuori, una legge della irascibilità, collera per le offese, madre di belve, un conflitto silenzioso, impedimento alla preghiera».
In questo libro, che fa parte di una serie dedicata agli otto pensieri malvagi, Adalberto Piovano ci insegna non solo a vincerla, ma a trarne occasione per imitare Colui che si è proclamato «mite e umile di cuore».
Adalberto Piovano, monaco benedettino del monastero della SS.Trinità a Dumenza (VA), ha conseguito i suoi studi teologici all’Abbazia di Praglia, specializzandosi poi all’Istituto Orientale di Roma e ottenendo la licenza in Scienze Ecclesiastiche Orientali (Teologia dogmatico-patristica). Ha pubblicato su opere collettive e su riviste vari contributi e saggi soprattutto sul monachesimo e sulla spiritualità russa. Ha curato circa trecento voci su santi russi nei due volumi Bibliotheca Sanctorum Orientalium (Città Nuova). Con le Edizioni San Paolo sono in corso di pubblicazione i volumi della serie “Pensieri malvagi”.
«La tristezza è un inquilino dannoso, un confidente funesto, un anticipatore dello sradicamento, nostalgia della famiglia, un compagno dell’angoscia, un congiunto dell’accidia, un lamento esasperante, ricordo delle offese, oscuramento dell’anima, umiliazione morale, prudente ebbrezza, antidoto ipnotico, appannamento delle forme, un verme della carne, afflizione dei pensieri, prigione di un popolo».
Evagrio Pontico
L'autore Adalberto Piovano, monaco benedettino del monastero della SS.Trinità a Dumenza (VA), ha conseguito i suoi studi teologici all’Abbazia di Praglia, specializzandosi poi all’Istituto Orientale di Roma e ottenendo la licenza in Scienze Ecclesiastiche Orientali (Teologia dogmaticopatristica). Ha pubblicato su opere collettive e su riviste vari contributi e saggi soprattutto sul monachesimo e sulla spiritualità russa. Ha curato circa trecento voci su santi russi nei due volumi Bibliotheca Sanctorum Orientalium (Città Nuova). Con le Edizioni San Paolo sono in corso di pubblicazione i volumi della serie “Pensieri malvagi”.
«L’amore del denaro è la radice di tutti i mali» scrive san Paolo (1Tm 6,10). San Tommaso aggiunge: «L’avarizia è amore di possedere senza misura». E san Gregorio Magno conclude che essa, impedendo allo Spirito di agire nel cuore dell’uomo, si esprime in questi sette aspetti: durezza di cuore che trattiene dal dare ai bisognosi, ansia irrequieta nel ricercare nuova ricchezza, violenza, inganno, spergiuro, frode, tradimento: tutti mezzi illeciti per impossessarsi di ricchezze.
Oggi l’avarizia ha assunto dimensioni mondiali con la crisi economica globale, prodotta dall’accumulo di denaro ad opera di avventurieri senza etica che hanno messo in ginocchio l’economia del mondo.
Destinatari
Un libro che si rivolge a un pubblico eterogeneo: laici, sacerdoti, semplici credenti e non.
Autore
Adalberto Piovano, monaco benedettino del monastero della SS.Trinità a Dumenza (VA), ha conseguito i suoi studi teologici all’Abbazia di Praglia, specializzandosi poi all’Istituto Orientale di Roma e ottenendo la licenza in Scienze Ecclesiastiche Orientali (Teologia dogmatico- patristica). Ha pubblicato su opere collettive e su riviste vari contributi e saggi soprattutto sul monachesimo e sulla spiritualità russa. Ha curato circa trecento voci su santi russi nei due volumi Bibliotheca Sanctorum Orientalium (Città Nuova). Con le Edizioni San Paolo sono in corso di pubblicazione i volumi della serie “Pensieri malvagi”.
«La lussuria è concepire un’idea di voracità, rammollimento del cuore, una fornace di calori, un’accompagnatrice di idoli, un’azione infeconda, una forma adombrata, una relazione immaginata, un letto di sogni, un rapporto senza sentimento, lusinga degli occhi, impudenza dello sguardo, disonore della preghiera, vergogna del cuore, guida dell’ignoranza»; così scriveva Evagrio Pontico, a cui Adalberto Piovano si rifà in questo terzo volume della serie sugli otto “Pensieri malvagi”.
Un libro che si rivolge a un pubblico eterogeneo: laci, sacerdoti, semplici credenti e non.
L’ autore
Adalberto Piovano, monaco benedettino del monastero della SS.Trinità a Dumenza (VA), ha conseguito i suoi studi teologici all’Abbazia di Praglia, specializzandosi poi all’Istituto Orientale di Roma e ottenendo la licenza in Scienze Ecclesiastiche Orientali (Teologia dogmaticopatristica). Ha pubblicato su opere collettive e su riviste vari contributi e saggi soprattutto sul monachesimo e sulla spiritualità russa. Ha curato circa trecento voci su santi russi nei due volumi Bibliotheca Sanctorum Orientalium, Città Nuova, Roma. Per le Edizioni San Paolo ha pubblicato i primi due volumi della serie “Pensieri malvagi”: Accidia e Ingordigia (2011).
L’accidia è il male del nostro tempo! Ma per gli antichi monaci l’accidia penetra e si nasconde in un luogo molto più profondo – il cuore – e mira a distruggere la relazione con Dio tentando di soffocare quello Spirito di gioia e di pace che dimora in noi. Sotto la guida di alcuni autori monastici (in particolare Evagrio, Cassiano e Giovanni Climaco), questo volume cerca di entrare nel complesso mondo che caratterizza la lotta contro l’accidia, uno dei più temibili mali di oggi.
La capacità di penetrazione del cuore umano, che ha caratterizzato i monaci antichi, ci aiuta a identificare le varie maschere dell’accidia e a dare un nome alle innumerevoli manifestazioni con cui questo male intacca l’esistenza umana; la loro sapienza spirituale offre una terapia per guarire e, attraverso un paziente cammino di purificazione, a ridare alla propria vita interiore il gusto e la libertà dello Spirito.
Il libro fa parte di una serie dedicata agli otto pensieri malvagi, tutti scritti da Adalberto Piovano.
L’accidia è, forse, il pensiero malvagio che più caratterizza il nostro tempo. Il volume farà parte di una serie dedicata ai pensieri malvagi, caratterizzata dalla forte identità stilistica, sia a livello di contenuti che grafico.
Destinatari
Un libro che si rivolge a un pubblico eterogeneo: laci, sacerdoti, semplici credenti e non.
Autore
Adalberto Piovano, monaco benedettino del monastero della SS.Trinità a Dumenza (VA), ha conseguito i suoi studi teologici all’Abbazia di Praglia, specializzandosi poi all’Istituto Orientale di Roma e ottenendo la licenza in Scienze Ecclesiatiche Orientali (Teologia dogmaticopatristica). Ha pubblicato su opere collettive e su riviste vari contributi e saggi soprattutto sul monachesimo e sulla spiritualità russa. Ha curato circa 300 voci su santi russi nei due volumi Bibliotheca Sanctorum Orientalium, Roma (Città Nuova).
Oggi siamo spettatori di un rapporto errato, e spesso stravolto, con il cibo; e attraverso di esso notiamo una relazione ambigua sia con il proprio corpo, sia con altre dimensioni della propria vita. Le forme in cui si manifesta questa patologia sono diverse: dal cibo come puro oggetto di consumo al cibo come realtà da combattere in quanto minaccia un’idolatria del corpo; al cibo, infine, come mezzo di distruzione del proprio corpo.Tutte queste forme evidenziano una difficoltà a relazionarsi con il proprio corpo e con l’interiorità del proprio essere.
Gli antichi monaci mettevano in guardia da un subdolo pericolo, all’apparenza innocuo: quello della gola. L’ingordigia con cui ci si pone in relazione con il cibo è simbolo della pretesa di possedere in sé la vita. Solo un equilibrato discernimento dei propri bisogni (di cui il cibo è metafora) permette di giungere al dominio di sé e alla libertà interiore. La terapia del digiuno aiuta ad aprire la nostra vita ai bisogni più veri e a comprendere che la vera fame è, in fondo, una dimensione dello Spirito: è la fame di Dio.
Il libro fa parte di una serie dedicata agli otto pensieri malvagi, tutti scritti da Adalberto Piovano.
Una riflessione colta e accurata sull'ingordigia,attuale più che mai in una società che vive un rapporto conflittuale con il cibo.
Mai come oggi, soprattuto in Occidente, si è vissuto un rapporto così complicato con il cibo.
Il volume farà parte di una serie dedicata ai pensieri malvagi, caratterizzata dalla forte identità stilistica, sia a livello di contenuti che grafico.
Destinatari
Un libro che si rivolge a un pubblico eterogeneo: laci, sacerdoti, credenti e non.
Autore
Adalberto Piovano, monaco benedettino del monastero della SS.Trinità a Dumenza (VA), ha conseguito i suoi studi teologici all’Abbazia di Praglia, specializzandosi poi all’Istituto Orientale di Roma e ottenendo la licenza in Scienze Ecclesiatiche Orientali (Teologia dogmaticopatristica). Ha pubblicato su opere collettive e su riviste vari contributi e saggi soprattutto sul monachesimo e sulla spiritualità russa. Ha curato circa 300 voci su santi russi nei due volumi Bibliotheca Sanctorum Orientalium, Roma (Città Nuova).