Il nichilismo giuridico ha tragicamente percorso il '900 e si prolunga nel nuovo secolo. Esso produce la fine del diritto e della giustizia, consegnati ad una volontà individuale arbitraria sciolta da ogni obbligo. Questa taglia i legami con la ragione e la persona, volgendosi alla potenza. Per fuoriuscire da tale esito occorre ripartire domandando che cosa sia diritto e che cosa nichilismo giuridico, e se esista qualcosa che non può mai diventare diritto, anche se votato da maggioranze
Montini-Paolo VI, Giovanni Paolo II, Maritain, La Pira, Mounier: che cosa accomuna questi personaggi, oltre la fede cristiana? Essi furono interni all'orizzonte della Chiesa del '900. Vissero entro un clima spirituale denotato da crisi del sacro, secolarizzazione, separazione tra religione e civiltà; attacco alla persona e antipersonalismo; crisi della filosofia per i tentativi di decostruirla e di abbandonare l'idea stessa di verità. I cinque personaggi ebbero in comune il nodo della persona, l'opzione per una filosofia realistica, la domanda angosciante sulla edificazione della pace che fu il pane quotidiano di La Pira, la questione sul mistero di Israele e l'antisemitismo (Maritain e Giovanni Paolo II). Gli scritti qui raccolti gettano luce su alcuni nodi che hanno percorso la storia del Novecento, concernenti la Chiesa e il mondo. Essi disegnano una presenza dello spirituale nel tempo, che opera più intensamente di quanto pensiamo, sì da produrre una storia concretissima degli effetti conseguenti alle idee e convinzioni dei protagonisti.
L’uomo postmoderno emerge al crocevia di tecnica, religione e politica. Incontrando la persona, la tecnica rimedia ai mali che ne minacciano la salute, non a quelli derivanti dalla sua volontà di potenza. La politica, che per Platone è la ‘tecnica regia’, è necessaria per con-vivere. Si profila oggi un rapporto positivo fra vita civile e religione dopo la lunga privatizzazione di quest’ultima. Impegnata in nuove urgenze (laicità, nichilismo giuridico, libertà religiosa), la teologia politica non è liquidata, né la persona è antiquata, ma da educare: un compito che deve fare i conti con un annoso deficit educativo in Occidente. La tensione pedagogica sviluppatasi nella prima metà del ‘900 è stata dissipata e attende una ripresa.
Il dibattito sulla laicità è ripreso intensamente. Invece di restringerlo a una lotta per la supremazia tra le parti, è meglio comprenderlo come ricerca di una intesa tra pensiero religioso e pensiero secolare sui fondamenti prepolitici della vita civile e del diritto (vedi dialogo tra Habermas e Ratzinger), senza prendere l'imbeccata solo dalle scienze. La laicità ha le sue ragioni, che non sono forse quelle convenzionalmente attribuite ai cattolici, o viceversa ai 'laici'. Oggi la laicità va oltre il nesso religione-politica per investire le questioni bioetiche, la natura umana, la secolarizzazione, la domanda se lo scopo della politica sia solo la libertà. Questo accade in un'epoca in cui la religione torna nella sfera pubblica, mantenendo desta la sensibilità per le contraddizioni della modernizzazione. La 'nuova laicità' può giocare la sua parte nel contrastare l'attacco antiumanistico che si ripresenta nella storia e nella politica.
Nel XXI secolo qualcosa di nuovo si annuncia nel rapporto fra cristianesimo e civiltà. Si profila una fase postmoderna denotata da un cambiamento espansivo del confine fra religione e vita civile. Le religioni hanno ricominciato ad acquistare spazio nella sfera pubblica, opponendosi al pluricentenario movimento che vorrebbe allontanarle dalla vita civile.
Vi è ordine civile quando si edifica uno spazio di pace, libertà, giustizia. Le sue radici stanno nei diritti umani: fondati nella natura dell’uomo, antecedono lo Stato, allontanano il totalitarismo, salvano le democrazie dalle tentazioni del relativismo e da uno stanco ripiegamento in loro stesse. Una laicità postsecolare in Occidente esige un nuovo rapporto tra democrazia e religione, in cui sia superato lo slogan “a più modernità corrisponde meno religione”. Nel collegare etica e politica occorre ripensare la cultura liberaldemocratica, rendendola estranea all’agnosticismo e capace di nominare rettamente la persona per sottrarla a nuove forme di dominio. Asse spirituale per il futuro dell’Occidente e fondamentale radice dell’ordine civile da promuovere è riannodare un’alleanza tra Socrate ed Abramo, tra pensiero filosofico e fede biblica.Nel volume i più scottanti problemi dell’ora sono affrontati in agili ma rigorosi capitoli.
GLI AUTORI
Vittorio Possenti è professore ordinario di Filosofia politica presso l’Università di Venezia, dove dirige il Centro Interdipartimentale di Ricerca sui Diritti Umani. E’ autore di circa 20 volumi, alcuni dei quali tradotti in varie lingue. Fra i suoi scritti più significativi: La buona società, Vita e Pensiero 1983; Filosofia e società, Massimo 1983; Le società liberali al bivio, Marietti 1992; Razionalismo critico e metafisica, Morcelliana 1996, 2ed.; Approssimazioni all'essere, Il Poligrafo 1995; Terza navigazione. Nichilismo e metafisica, Armando 1998; Filosofia e Rivelazione Città Nuova 2000, 2ed; Religione e vita civile, Armando 2002; L’azione umana, Città Nuova 2003. E’ membro del Comitato Nazionale di Bioetica e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.
Il problema dell'essere continuerà a dominare il futuro della filosofia, e altrettanto la questione sulla libertà e sul male, entro le domande sempre e nuovamente poste: che cos'è l'essere? E che cosa la libertà e il male? Nel mutare delle scuole filosofiche e delle stagioni storiche tali questioni si ripropongono: luoghi di una ricerca che tenta il cammino verso un 'altro' domani della filosofia. Un mutamento sarà possibile oltrepassando la collera contro la ragione che si esprime nel nichilismo e nel "pensiero debole", e avviando il cammino che dallo sterile "eterno ritorno" di Nietzsche conduce al ritorno all'eterno.
Un testo per riscoprire il pensiero filosofico di Jacques Maritain sull'azione umana, in occasione del trentesimo anniversario della sua morte.