La cultura originaria dei cappuccini non si desume dai libri. Né quelli letti né quelli scritti. I frati li conservavano in locali dignitosi, ma spogli, selezionandoli con il ferreo criterio della coerenza a un progetto di vita o tollerandoli perché utili a incoraggiare la pietà. Solidali con coloro che non hanno nome, convinti di non lasciare nulla dietro di sé, se non qualche gesto o parola, i fratelli che nel Cinquecento progettano di tornare all'originario spirito francescano ricercano la più disadorna precarietà. Non possiedono nulla, i loro mezzi di sussistenza sono ridotti all'indispensabile, abitano in penuria e devozione, il loro lessico è specifico e disciplinato, le loro architetture sono essenziali e minimaliste. Un tale progetto si presenta alternativo non solo alla cultura dominante, ma anche a quella specifica di marca francescana e porta inevitabilmente a una diversa interpretazione dei documenti fondatori - la regola e il testamento di Francesco - e della relativa tradizione storica e agiografica. Una rilettura che conduce all'ascetismo estremo e che si traduce, in prima istanza, in una dottrina e in un'arte del levare.
La solitudine e il silenzio come mezzi per attingere il più alto dei traguardi: "la propria umanità allo stato puro".
DESCRIZIONE: Del confratello fra Cristoforo di manzoniana memoria, Giovanni Pozzi aveva la passione e il rigore. E una smisurata cultura nella letteratura profana e in quella sacra che, congiunta a una acuminata strumentazione critica e a una originale sensibilità, ne hanno fatto un saggista di fama internazionale. Ma dopo aver studiato scrittori medievali e barocchi, romantici e novecenteschi, il suo vero auctor lo trova in un confratello, Agostino Venanzio Reali (1931-1994). I suoi studi più maturi, qui riuniti, indagano la poesia scoperta di fatto dopo la morte del lirico e artista. È attratto dalla sua «anomalia»: l’ordine che s’ispira a san Francesco si è distinto nella pittura e nella scultura, nell’intaglio e nelle vetrate assai più che nella poesia, mentre in Reali la dedizione alle arti figurative si concilia e in certo senso nutre la sua parola poetica. E nella sua opera Pozzi sorprende, interrelati, i nodi cari a lui e ai suoi lettori: il rapporto tra pittura e poesia, come nei Bozzetti per creature ove brillano i colori della letizia francescana; il confronto intertestuale con Libro sacro (esperito nell’analisi della splendida versione realiana del Cantico dei cantici); il filo tematico mariano; la dialettica parola-silenzio della scrittura mistica... Ma Reali è caro a Pozzi soprattutto perché «la sua non è poesia del sacro, ma realtà religiosa che si esprime in forma poetica». Con questo libro, quasi testamentario, il grande critico ci guida verso la scoperta dell’alta poesia del confratello, preannunciando un “caso” postumo di grande respiro.
(Pietro Gibellini)
COMMENTO: La scoperta di uno dei più importanti poeti italiani della seconda metà del '900, frate cappuccino (1931-1994) in Emilia Romagna, biblista, pittore e scultore.
Questo volume raccoglie le dodici "Letture al caminetto" che la Radio Svizzera italiana trasmise tra il 1996 e il 1999, riproposte nel Cd-Rom allegato. Si tratta di letture pensate per i non specialisti o meglio, come dice lo stesso autore, indirizzate "non ai forzati della letteratura quali sono gli studenti liceali, ma a chi desidera alimentare la propria educazione sentimentale". Un'educazione, dunque, che non è perseguita attraverso l'imposizione, ma muove dal convincimento, di marca squisitamente francescana, che diletto e verità possano andare a braccetto. Una raccolta di testi che vanno dal Medioevo al Novecento scritti, oltre che in italiano, in latino umanistico, in macaronico, nei dialetti settentrionali di alcune ninne nanne.
I temi qui trattati riguardano l'influsso che il linguaggio religioso esercita sulla comunicazione umana. La questione viene esaminata nei tre ambiti della preghiera, orale o a stampa, in dialetto o in lingua; dell'oratoria sacra, dal Cinquecento all'Ottocento; e delle relazioni estatiche, sotto le forme dell'autobiografia, del diario e della trascrizione in diretta dalla dizione orale. Il confronto tra preghiera, predicazione e dettame mistico chiarifica le caratteristiche del discorso religioso cristiano. Esso trova fondamento e norma nell'incarnazione del Verbo di Dio dentro la caducità e molteplicità delle lingue umane; perciò, ogni enunciato che abbia Dio quale termine od oggetto deve conformarsi al discorso che Dio ha usato per comunicare se stesso all'uomo. In particolare, i saggi di Giovanni Pozzi scandagliano il singolare rapporto dialettico tra oralità e scrittura che connota i diversi modi in cui la lingua cristiana si esprime. Tale dinamismo pertiene alla natura stessa della nostra tradizione religiosa, a partire dal suo documento d'origine, la Bibbia, che è scrittura generata da parole e insieme generatrice di parole.
"Alternatim" è un termine impiegato nella musica medioevale per designare l'alternarsi di voce e organo nel canto dei Salmi: come titolo di questo libro, allude all'avvicendarsi di analisi verbali e tematiche che incontreremo nelle sue pagine. Da un lato, infatti, Pozzi scandaglia i moduli testuali più significativi nell'opera di singoli autori, dall'altro affronta la complicata elaborazione di motivi letterari e collettivi (il passero solitario, l'occhio basso, la rosa) e di forme metriche e retoriche (l'ottava, l'ossimoro mistico).
Pozzi ha esplorato territori nuovi, spesso evitati perché richiedono una uguale perizia nel seguire le due vie parallele della figura e della parola. Dalla teologia mariana a Giorgione e a Piero della Francesca, dalla simbolica dei fiori alla scrittura geroglifica, vasti sono i campi dove questa indagine rigorosa e suggestiva ci conduce a risultati illuminanti, insieme storici e teorici.