Anche questa seconda edizione di "Sistemi costituzionali", oltre ai temi classici della tradizione giuridica occidentale, affronta aspetti del diritto spesso trattati solo epidermicamente dalla manualistica: i valori africani e asiatici, l'importanza delle religioni, il nazionalismo socialista arabo, il diritto musulmano, il pluralismo indiano, gli esperimenti di un socialismo diverso, le visioni cosmogoniche indigene, la giustizia conciliativa in Oriente; si arricchisce con le pagine dedicate ai doveri, alla natura, al "confederalismo femminista" del Rojava, all'emarginazione basata sulla razza e sul genere, tracciando alcune coordinate utili per illustrare la poliedricità delle soluzioni "costituzionali" nel mondo. Anche per inserire nel mercato del lavoro operatori consapevoli ed efficaci, l'Università non può limitare l'insegnamento a quattro-cinque modelli leader, e ignorare la presenza dell'imprenditoria cinese, i vincoli religiosi dell'Islam, la pervasività nei migranti delle tradizioni africane, riluttanti verso i sistemi valoriali dell'Occidente. Dal punto di vista metodologico, "Sistemi costituzionali" pone il suo focus nella centralità del linguaggio, le classificazioni, i formanti, la circolazione e i trapianti, i rapporti con altre scienze, il pluralismo, il rifiuto dell'eurocentrismo. La materia nel suo complesso, e i singoli segmenti che la compongono (le fonti, i diritti, le famiglie giuridiche, le forme di Stato e di governo, ecc.) sono trattati nell'alveo di classificazioni duttili, adatte a offrire interpretazioni da diversi angoli visuali. Ancor più della prima, questa nuova edizione di "Sistemi costituzionali" intende superare gli schemi di una scienza giuridica chiusa a riccio, che propone l'unica ricetta che sembra capace di articolare: il rispetto della dignità e dei diritti umani. Dividere il mondo in due: chi rispetta e chi non rispetta i diritti, rifiutandosi di conoscere e se mai accettare valori diversi da quelli occidentali, implica innanzi tutto avere coscienza della scelta.
Il volume presenta il sistema di governo della Repubblica Popolare Cinese collocandolo nell'attuale contesto storico e politico. Capisaldi del sistema fondato sulla Costituzione del 1982 restano ancor oggi il partito unico, la totale assenza di una alternativa democratica, l'accentramento dei poteri, la subordinazione del sistema giudiziario all'apparato di governo. Ma gli autori danno conto anche dei cambiamenti intervenuti nel corso del tempo, analizzando in particolare la riforma costituzionale del 2018. Grande attenzione è dedicata alle conseguenze esterne dell'assetto interno: in politica estera la Cina mostra il volto di una potenza e di un modello etico e culturale alternativo agli USA, propone una concezione propria dei diritti umani, agisce con l'idea di assumere la leadership dei paesi in via di sviluppo.
Sistemi costituzionali è un manuale che valorizza la centralità del linguaggio, le classificazioni, i formanti, la circolazione e i trapianti, i rapporti con altre scienze, il pluralismo, il rifiuto dell'eurocentrismo, e dedica ampie parti al diritto non occidentale e alle visioni del diritto in tutti i continenti. Destinato prevalentemente agli studenti, Sistemi costituzionali ha un essenziale impianto di note, destinate al lettore che intenda seguire un percorso di approfondimento. Fonti, diritti, famiglie giuridiche, forme di Stato e di governo, federalismo, Costituzione, giustizia costituzionale, organizzazione dello Stato ecc. sono trattati nell'alveo di classificazioni duttili e basate sull'utilizzazione di vari elementi pertinenti, per offrire interpretazioni da diversi angoli diversi angoli visuali.
Il diritto (come il mondo) si può guardare dalla grata di una cantina, dalla finestra di casa, dalla terrazza di un condominio, dalla cima di una collina di una montagna, da un aereo o dalla stazione spaziale orbitante. Non c'è una visione "giusta" e una "sbagliata". Semplicemente, sono visioni diverse, che forniscono informazioni diverse. Quella che è scientificamente sbagliata è la pretesa che la visione che si ha dalla cantina, o dalla finestra di casa, sia l'unica giusta. "Sistemi costituzionali comparati", nel trattare i temi sostanziali della materia, dà applicazione alle teorie metodologiche, esposte nel capitolo introduttivo, relative alla centralità del linguaggio, alle classificazioni, ai formanti, alla circolazione e ai trapianti, ai rapporti con altre scienze, al pluralismo, al rifiuto dell'eurocentrismo. La materia nel suo complesso, e i singoli segmenti che la compongono (le fonti, diritti, le famiglie giuridiche, le forme di stato e di governo, il federalismo, la giustizia costituzionale, ecc.) sono trattati nell'alveo di classificazioni duttili e prevalentemente basate sull'utilizzazione di vari elementi pertinenti, per offrire interpretazioni da diversi angoli visuali. "Sistemi costituzionali comparati" predilige l'approccio interdisciplinare ma al tempo stesso non fa sconti al rigore del metodo giuridico. L'apertura a modi di fare diritto non solo occidentali deve confrontarsi con la polisemia della parola "diritto" nelle diverse epoche e latitudini. La decostruzione, applicata a linguaggio e classi, e le nuove proposte di sistemazione, si accompagnano però all'esposizione delle categorie tradizionali e all'illustrazione degli istituti vigenti e delle tesi prevalenti. Con il contributo di Silvia Bagni, Serena Baldin, Fioravante Rinaldi, Massimo Rinaldi e Giorgia Pavani.
Il volume – rivolto agli studenti e ai cultori che si affacciano allo studio del diritto costituzionale comparato – si propone di fornire un quadro esauriente degli aspetti metodologici della materia.
Sinora, gli apporti per la costruzione di una metodologia comparatistica nell’ambito delle discipline giuridiche sono stati offerti soprattutto dai privatisti, mentre nella sfera costituzionalistica l’approccio al diritto comparato degli studiosi di diritto interno è spesso preordinato alla mera comprensione del diritto nazionale. Al contempo, le ricerche sono permeate molte volte da un esasperato eurocentrismo.
I fenomeni di globalizzazione giuridica e di comunicazione tra ordinamenti giuridici richiedono però al comparatista di formazione pubblicistica una particolare sensibilità nell’uso degli strumenti più idonei, nella definizione dell’ambito degli studi, nella verifica delle condizioni di comparabilità, nel rapporto tra diritto e altre scienze. Si esige insomma da lui una piena consapevolezza dei rischi di una comparazione superficiale o “esotica”, e dei “costi” di una indagine comparativa seria. In breve, gli si chiede l’utilizzo un metodo scientifico corretto e l’apertura a realtà anche lontane dalla sua cultura.
Questo nuovo libro, che fa seguito a due precedenti volumi dedicati al diritto pubblico comparato Cedam, 2002 e 2007), intende offrire, con linguaggio chiaro e puntuale, gli elementi metodologici indispensabili per lo studio del diritto costituzionale comparato, enfatizzando in particolar modo la comparazione per differenze, rispetto a sistemi, famiglie e ordinamenti estranei al modello liberal-democratico.
Indice: Prefazione. - Parte I: Questioni metodologiche e profili storici. Parte II: Ambiti e strumenti del metodo. - Parte III: Fattori di unificazione e di differenziazione nel diritto pubblico comparato. - Bibliografia.
La Cina è una grande civiltà che si è sviluppata in condizioni del tutto indipendenti da quella europea occidentale, con una lingua estranea al ceppo indo-europeo e con una storia che, a differenza del mondo arabo ed ebraico, non ha avuto punti di incontro e di interconnessione con l'Europa. L'idea della democrazia, sia in senso classico che moderno, non appartiene alla cultura cinese. Un sistema la cui trasformazione - che pure è in atto se si guarda alle riforme costituzionali - si svolge con ritmi assai più lenti rispetto al rapido procedere della "locomotiva" economica, indotto più dalle sollecitazioni dei nuovi mercati, che dalle istanze politiche.