Il mondo dell'esperienza è tutto ciò che esiste oppure al di là di esso c'è un'altra realtà? In termini più puntuali: il mondo dell'esperienza ha in sé la propria ragion d'essere oppure no? Ecco un problema - al tempo stesso semplicissimo nella sua enunciazione e di sommo rilievo sotto il profilo esistenziale - di fronte al quale la scienza sperimentale è per sua natura impotente e che quindi potrà essere affrontato ed eventualmente risolto soltanto dalla filosofia: la quale, sia che propenda per il primo o per il secondo corno del dilemma, si configura in ogni caso come un trascendimento razionale dell'esperienza nel suo insieme e quindi come una metafisica. La domanda metafisica è insomma quella che concerne l'Assoluto: ci si chiede se esso coincida o no con la totalità dell'esperienza. Il coincidere delle due dimensioni corrisponde al significato assunto nel lessico filosofico della modernità dal termine immanenza; il divaricarsi delle medesime si identifica con quella che, sempre modernamente, è stata chiamata trascendenza. Naturalmente per la sua pars construens l'autore non muove un solo passo senza giovarsi di un dialogo continuo con i massimi interpreti, classici e contemporanei, della trascendenza metafisica da lui difesa.
Kierkegaard è stato spesso criticato per un suo preteso irrazionalismo ma, anche quando tale critica sembra meritata, la sua validità è più apparente che reale. Da quel vero pensatore che è, egli non è mai privo di ragioni profonde, nemmeno per le sue posizioni più stravaganti, e i suoi strali, anche a dispetto di certe sue frequenti dichiarazioni in senso contrario, sono rivolti non tanto contro la razionalità come tale ma contro una maniera di intenderla e di esercitarla che è troppo semplicistica e "a buon mercato": sì che a uno sguardo attento il preteso irrazionalista si rivela essere più profondamente e autenticamente razionalista di molti suoi detrattori. Questo libro, dedicato al pensatore danese, intende mostrare che la sua propensione per una religiosità paradossale e la sua avversione per la speculazione e per il pensiero oggettivo si fondano in definitiva sulla persuasione che il paradosso è l'unica alternativa a quella auto-contraddizione cui non sa invece sottrarsi il pensiero oggettivo. In particolare si vuol qui mettere in luce come la riflessione di Kierkegaard ruoti in gran parte intorno al paradosso genuinamente metafisico di una corporeità concepita come determinazione originaria del reale, irriducibile in quanto tale allo spirito: tale paradosso costituisce l'autentico fondamento dell'eroica ma non irragionevole "fede di Abramo" tratteggiata dal filosofo in Timore e tremore.
Questo libro intende mostrare la non validità di entrambe le posizioni oggi invalse e la necessità di tornare a prendere sul serio l'antica querelle determinismo-libero arbitrio, ripercorrendone con cura alcuni cruciali passaggi argomentativi, tuttora prodighi di insegnamenti.
Attraverso un'attenta analisi della posizione di vari grandi pensatori, classici e moderni, compiuti tenendo sempre sullo sfondo la provocazione derivante dalla celebre tesi socratica circa l'equivalenza tra immoralità e ignoranza, il volume giunge a delineare i vari paradossi che, un po' a tutti i livelli, attendono chi voglia davvero pensare a fondo la libertà dell'uomo.
Il linguaggio rappresenta uno dei temi privilegiati della filosofia contemporanea, forse l'unico capace di appassionare in egual misura autori e correnti che per il resto rimangono molto differenti e lontani fra loro. Si direbbe anzi che il pensiero attuale paia destinato a trovare una qualche unità all'insegna di un atteggiamento di fondo o di uno "stile" che si può chiamare in senso lato ermeneutico e di cui la corrente così propriamente denominata ha avuto il merito di offrire per prima una adeguata caratterizzazione. Tuttavia anche le posizioni culturali che sembrano essere più tipicamente contemporaneamente possono avere radici profonde e talora insospettate nell'elaborazione di autori a noi meno vicino nel tempo e, almeno apparentemente, nella sensibilità e negli interessi.
Questo lavoro si propone di mostrare come proprio attorno al tema del linguaggio e ad alcune questioni strettamente collegate si possa giungere a cogliere una sorta di concordia discors fra Hegel e l'ermeneutica contemporanea, soprattutto quella di stampo gadameriano. A dispetto di alcune ovvie ragioni di conflitto, le possibili convergenze fra le due posizioni sono meritevoli di attenta indagine e mostrano quanto possa essere utile ancora oggi lo studio di Hegel, pure in relazione a temi che sembrerebbero lontani da ogni orizzonte propriamente idealistico.
La kantiana Deduzione trascendentale delle categorie si può considerare come uno dei luoghi classici della filosofia di ogni epoca: quell'esigenza di 'fondazione' radicale che è la caratteristica peculiare dell'atteggiamento filosofico trova infatti in queste pagine della Critica della Ragion Pura una delle sue espressioni più alte e più limpide. Né minore importanza la Deduzione riveste dal punto di vista storico, come documento della particolare prospettiva del suo autore, dovendosi vedere in essa il punto dell'opera di Kant più idoneo a mettere in luce la potenza dell'impostazione criticistica ma anche i suoi nodi irrisolti e le sue intrinseche aporie. Il presente lavoro intende in effetti mostrare - anche attraverso la discussione di alcune interpretazioni storicamente importanti - che, dato il presupposto di fondo che caratterizza tutta la gnoseologia kantiana lasciando la sua impronta specialmente sull'Estetica trascendentale, il problema cui la Deduzione è chiamata a dare risposta si presenta a rigore insolubile; mentre, se si cerca di prescindere da tale presupposto, il luogo della Critica nel quale Kant si avvicina maggiormente all'obiettivo che si era prefisso è, semmai, la Confutazione dell'Idealismo. Anche in questo caso, tuttavia, la soluzione raggiunta non è esente da alcune rilevanti limitazioni che lo stesso Kant mostra peraltro di avere ben presenti, in alcuni passi non sempre adeguatamente ricordati che vengono illustrati in questo libro.