“I santi non sono diversi da noi, non sono dei privilegiati che hanno avuto la strada spianata per diventare quello per cui oggi li ricordiamo. Hanno avuto i nostri stessi strumenti, le nostre stesse gioie, paure, affanni, dubbi…; hanno combattuto come combatte ogni giorno ciascuno di noi. Essi sono posti in cielo come stelle, luci che rischiarano il nostro cammino, speranze che incoraggiano ad andare avanti. […] Sapere che anche la nostra patrona Rosa era fragile come noi è molto rassicurante, ci infonde speranza e ci sprona a credere in noi stessi, a non arrenderci e a mettere i nostri passi sulle orme da lei già impresse” (dal Prologo).
Fonti in lingua latina, per la maggior parte inedite, che presentano il Francesco liturgico, cioè il Francesco mediato dalla liturgia.
Fonti, per la maggior parte inedite, che presentano il Francesco d'Assisi mediato dalla liturgia. Si tratta di testi con cui i seguaci del Poverello fanno memoria di lui evocandolo nella preghiera.
Edizione critica con traduzione italiana. La disputa della povertà in un testo fraticellesco del XIV secolo. Un nuovo periodo di persecuzione inquisitoriale contro i gruppi dissidenti dell'Ordine minoritico, detti fraticelli, sorge sotto il papa Innocenzo VI (1352-1362). Facendo proprie le argomentazioni teologiche, che già gli scismatici seguaci di Michele da Cesena avevano usato per contestare le posizioni sulla povertà di Cristo e degli apostoli contenute nelle bolle di Giovanni XXII, i fraticelli rispondono alle obiezioni e accuse rivolte loro da un anonimo chiamato Quare detraxistis.
In un clima già rovente per le decisioni del papa Giovanni XXII, si inserisce una disputa di carattere più teologico ed erudito. Un gruppo di dissidenti francescan, detti Fraticelli d'opinione" o Michelisti, sosterrà che Cristo e gli apostoli non ebbero alcun possesso e dominio, ma vissero nell'assoluta povertà. "