"Nel fondo della nostra essenza spirituale sembra albergare un dualismo, che ci impedisce di apprendere il mondo, la cui immagine penetra nella nostra anima come un'unità, ma scomponendovisi incessantemente in coppie di opposti [...], e ci vediamo come esseri che sono da un lato natura, dall'altro spirito; in cui l'anima distingue l'essere dal destino; nella cui dimensione visibile una sostanza solida e pesante combatte contro la fluidità del movimento, le sue oscillazioni, la sua aspirazione ad ascendere; in cui l'individualità si staglia su un'universalità, che sembra ora costituirne il nucleo, ora trascenderla come la sua idea. [...] La soluzione di tutti questi dualismi universalmente spirituali e cristianamente storici si offre, non appena sorgono la volta della Sistina, le statue del monumento a Giulio II, le Tombe Medicee. L'equilibrio e l'unità visiva dei più immani contrasti della vita sono raggiunti. Michelangelo ha creato un nuovo mondo popolato di esseri per i quali ciò che in precedenza stava soltanto in relazioni di accidentale avvicinamento o separazione, è, a priori, una sola vita; come se in loro ci fosse una misura prima ignota di forza nella cui corrente unitaria vengono trascinati tutti gli elementi, senza che la loro esistenza particolare possa resisterle." (Georg Simmel). Con uno scritto di Gyöorgy Lukács.
Tra le numerose tematiche orientate a interpretare la condizione umana, Simmel (1858-1918) affronta la questione della libertà, considerando la dialettica di reciprocità tra individuo e società a partire dalle scelte del soggetto e, quindi, dalla sua responsabilità e libertà, dalle sue relazioni e interazioni che costituiscono peraltro il materiale su cui prende forma la società. Il tema della libertà viene affrontato esplicitamente in alcuni scritti già a partire dagli anni giovanili. Ad esso Simmel dedica anche il frammento qui presentato per la prima volta in traduzione italiana, scritto poco prima di morire e pensato in vista di un trattato sistematico. In queste pagine si propone di mettere a fuoco l'approccio simmeliano che domanda al pensiero di sondare, al suo limite, la pensabilità della libertà.
Nella seconda metà del XIX secolo il fenomeno letterario-filosofico del pessimismo, che si ispirava prevalentemente alla metafisica di Arthur Schopenhauer e alla filosofia dell'"inconscio" di Eduard von Hartmann, raggiunse nella società tedesca dimensioni inaspettate. Da semplice argomento filosofico, il pessimismo divenne presto un fenomeno di moda e tema condiviso e dibattuto nei salotti intellettuali, tra le classi meno abbienti, nei circoli accademici: tutti letteralmente sedotti o contagiati da questa specie di "pandemia". All'intenso dibattito sul tema, tra "apologisti" e critici, prese attivamente parte anche Georg Simmel. In questo volume sono raccolti tre saggi redatti nel decennio compreso tra il 1887 e 1897: con la profondità del filosofo e l'acutezza del sociologo, Simmel, per restare in una metafora immunologica, propone un personalissimo "antidoto" contro quelle teorie pessimistiche, che dicevano di fondarsi oggettivamente e "statisticamente" sulla base di un presunto "bilancio eudemonologico" negativo tra dolori e piaceri provati in vita (Hartmann).
L'analisi dell'individualismo moderno, nelle due varianti illuministica e romantica, centrate rispettivamente sull'uguaglianza e sulla differenza degli individui, attraversa l'intero arco della produzione di Simmel. Nei numerosi saggi dedicati alla ricostruzione delle forme dell'individualismo affiora l'aspettativa di una nuova cultura che integri il valore, dopo Nietzsche definitivamente acquisito, della differenza individuale con quello della comune appartenenza sociale.