Oggi le donne sono al potere. Dirigono imprese, governano paesi, comandano eserciti. Ne hanno conquistato il diritto. Ne sono capaci. Sono bravissime. Ma nulla va dato per scontato. I Greci hanno saputo immaginare ragazze eroiche, madri autorevoli, regine guerriere. Ma i Greci hanno anche inventato l'autogoverno di cittadini guerrieri, la demokratia. Il popolo è maschio e dev'essere virile. Ed ecco che le donne potenti diventano impossibili. La filosofia e la legge naturale attribuiscono loro incapacità decisionale, inettitudine al comando, sottomissione, vigliaccheria, incostanza, mollezza. Il maschio è focoso, impetuoso, audace, imperioso. La femmina è fredda, intelligente, vile, timida. L'uomo è un animale politico. La donna è un animale domestico. Aristotele organizza queste idee in un sistema di pensiero. Il cristianesimo ne diffonde i principi e ne rafforza il rigore. La donna antica era irresoluta. La donna cristiana diventa irrazionale. Alla fine del Settecento, emergono nuovi diritti che appartengono a ogni individuo in quanto essere umano. È il progetto emancipatorio dei Lumi in tutto il suo splendore. È la premessa della qualità democratica moderna. È il nostro orizzonte.
L'amore ci dà piacere. L'amore ci fa soffrire. Ciò che ci fa oscillare dall'esaltazione allo sconforto, dalla fiducia all'angoscia, dalla serenità alla disperazione è spesso la gelosia. Con la gelosia tutti i legami che tessono la trama delle nostre abitudini si disfanno. Tutti i gesti che formano la reciprocità quotidiana, improvvisamente restano sospesi. Che si tratti di vita comune o di amori effimeri, ci si ritrova sconvolti, spiazzati o, comunque, delusi. Le bugie incrinano la fiducia, e più si è sorpresi dell'infedeltà reale o temuta, più si soffre. Nulla è più come prima. E oltre il nulla: la vergogna. Oggi che il desiderio circola liberamente e il godimento è disinvolto, la gelosia è diventata una passione inconfessabile: bisognerebbe curarla, estirparla, ripudiarla e, soprattutto, non ammetterla mai. Giulia Sissa racconta cosa ci ha portato, nell'esperienza dell'amore, all'imbarazzo di esprimere un sentimento che, in primo luogo, è sofferenza. Nella Grecia antica, come nella Roma di Ovidio, nell'Europa di Stendhal, a Parigi e in tutto il mondo occidentale, è sempre Eros a condurre il gioco: restituita alla sua storia, la gelosia rivela la natura intensa e inquieta dell'amore, che è 'desiderio di desiderio'.
Prima che la frase ‘ti amo’ siglasse il rapporto sessuale, prima che eros fosse sequestrato dall’arte ed espulso dalla filosofia, prima che sul sesso scendesse l’ombra del peccato e che il peccato fosse inseguito sin nei meandri dell’intenzionalità e della fantasia, il mondo antico conosceva possibilità inesplorate, cammini interrotti, modi d’indagine e di espressione dai quali ripartire per comprendere chi siamo e dove, magari a nostra insaputa, stiamo andando.
Silvia Vegetti Finzi
Il desiderio, il piacere, il corpo, dal mondo greco al mondo romano, ai Padri della Chiesa: una delle studiose più note dell’antichità ci conduce con grazia nei territori della passione.
Indice
Introduzione - Parte prima Eros tiranno: I. Il desiderio - II. Il piacere - III. Corpi - IV. Rapporti - Parte seconda «Mollis Amor» - Parte terza «Perversa Voluntas» - Conclusioni. Bestie da confessione e stilisti del piacere - Bibliografia
"Il libro formula e riformula il rapporto sessuale nella concettualizzazione filosofica, nella rappresentazione alta della tragedia e in quella corriva della commedia, nella poesia erotica e infine nella precettistica religiosa del primo Cristianesimo, stretta nella necessità di salvaguardare la riproduzione dei corpi e di enfatizzare la comunione delle anime, di giustificare la vita attiva e di nobilitare la vita contemplativa. Poiché il libro termina nei primi secoli dopo Cristo, è quasi assente la parola "amore" con la quale si tenta, dall'alto Medioevo in poi, di amalgamare i segmenti di vita e sapere, di corpo e anima, di impulso e parola, che l'antichità ci restituisce invece ancora disgiunti." (Silvia Vegetti Finzi)