Sfogliando i quotidiani, guardando i telegiornali, assistiamo di continuo ad atrocità di ogni genere: distruzioni, bombardamenti, violenze su uomini e donne, vittime innocenti di guerre che non vogliono ma che subiscono passive e inermi. Nelle società contemporanee, in cui i mezzi di informazione hanno un ruolo sempre più centrale, il dolore degli altri è uno spettacolo all'ordine del giorno. Ma queste immagini ci fanno odiare la violenza o ne siamo incitati? Ci allarmiamo o diventiamo sempre più indifferenti? In queste pagine Susan Sontag si interroga sul modo in cui le immagini influenzano la nostra percezione di quanto accade, formano le opinioni comuni, inducono a contrastare i conflitti bellici o a sostenerli. La guerra civile spagnola, Dachau, Auschwitz, Cambogia, Bosnia, Rwanda, l'11 Settembre: Susan Sontag corre dal passato al presente, si sofferma sulle immagini che hanno assunto valore emblematico e mostra come hanno condizionato le nostre idee, le nostre credenze, le nostre passioni.
Di fronte al moltiplicarsi della fotografia, all'onnipresenza dell'immagine e all'incalzare dei messaggi che reclamano tutti con massima urgenza la nostra attenzione, non manca chi si è posto a riflettere sui problemi che tutto ciò solleva, sugli schock e le abitudini che derivano da queste frequentazioni. I saggi che a questo tema ha dedicato la Sontag occupano un posto particolare, perché tutti i motivi, le suggestioni, i problemi e le relazioni, vengono non solo ripensati e riproposti, ma anche verificati allargando il discorso all'intera situazione culturale e politica, individuando una rete di significati nell'evoluzione della fotografia che gettano luce nuova e diversa sul fenomeno e consentono una ricapitolazione stimolante ed esaustiva.