Che cosa accomuna la varietà infinita di fenomeni che chiamiamo festa? Il Natale con il suo senso di quieta gioia familiare e il carnevale con il suo spirito trasgressivo? Le meste liturgie del 2 novembre che onorano i defunti e una festa in discoteca? Nei moltissimi modi diversi di far festa prevalgono gli elementi di continuità oppure le differenze? E a quale esigenza umana risponde l'impulso a festeggiare, presente da sempre in qualsiasi civiltà?
Dalla preistoria alla contemporaneità, da oriente a occidente, un viaggio nel tempo e nello spazio alla scoperta dei simboli che hanno accompagnato la storia dell’uomo e contrassegnato l’espressione delle sue civiltà.
Dal Natale al rave party, dal 2 giugno ad Halloween. Un'indagine storica e antropologica sulle feste di oggi.
Mircea Eliade (Bucarest 1907-Chicago 1986) è fra i rappresentanti più noti della storia delle religioni del Ventesimo secolo e fra gli storici delle religioni che hanno più influito sulla cultura del nostro tempo. A vent'anni dalla sua morte continua a far discutere, al punto da essere stato oggetto, in tempi recentissimi, di diversi volumi - riguardanti soprattutto il tema delle sue attività politiche giovanili e la sua idea della storia delle religioni come disciplina autonoma -, ciascuno dei quali ha dato luogo a dibattiti e polemiche giornalistiche. Eppure, una ricostruzione puntuale e completa delle opere, della vita, del pensiero di Eliade, che ne metta in luce il progressivo formarsi chiarendone la rete culturale di riferimento, non è ancora stata effettuata. Questo lavoro propone una ricostruzione delle fasi salienti della biografia intellettuale dello studioso romeno, un'analisi dei concetti chiave del suo pensiero (la comparazione, l'archetipo, l'ermeneutica, il simbolo) e di due componenti basilari della sua formazione: la relazione con il "maestro" Raffaele Pettazzoni e il rapporto con gli esponenti del cosiddetto "pensiero tradizionale". In appendice si trovano la trascrizione, la traduzione e il commento delle lettere scambiate da Eliade con un altro protagonista degli studi religiosi del suo tempo: Károly Kerényi (1897-1973).