C'è stato un tempo nel quale l'aspirazione alla felicità non rimase semplicemente un'idea, ma venne considerata un diritto e inserita addirittura in molte costituzioni moderne. Gi americani la elencarono tra i diritti naturali e inalienabili dell'uomo, e così i rivoluzionari francesi dopo il 1789. Ancora oggi la ritroviamo solennemente citata nell'articolo 13 della Costituzione giapponese. Come mai la felicità è diventata un diritto costituzionalmente garantito? Da Tommaso Moro a Giacomo Casanova, dal Robinson Crusoe al buon selvaggio di Rousseau, dall'hobbesiana concezione della vita come corsa per l'accaparramento delle condizioni materiali che possono rendere l'uomo felice al rapporto tra ricchezza e felicità nelle democrazie più avanzate della contemporaneità, passando per l'eterno confronto tra fede e ragione, anima e corpo, che ha animato il lungo dibattito sulla moralità dell'essere felici, Antonio Trampus ripercorre le tappe della riflessione occidentale sul diritto alla felicità.
A partire dalle vicende dei paesi cattolici di lingua tedesca, il volume spiega in quale modo la comunità degli ex gesuiti, sopravvissuta all’abolizione della Compagnia di Gesù nel 1773, intercettò la cultura dell’Illuminismo e tentò di condizionarne gli sviluppi in senso cristiano, partecipando ai dibattiti politici e religiosi all’interno delle logge massoniche, agendo nei maggiori centri editoriali e rinnovando antiche strategie culturali e letterarie.