Nelle pagine di questo volume l'Autore ricostruisce un periodo decisivo della storia d'Italia che si colloca tra lo scoppio della prima guerra mondiale e la conclusione della seconda e include in poco più di un trentennio il tramonto del sistema politico liberale e la nascita, lo sviluppo e la fine della dittatura fascista. Quest'ultima si lega, a sua volta, alla debolezza della tradizione democratica italiana e al protrarsi di caratteristiche negative che hanno accompagnato, e per certi versi inquinato, la nostra vita politica fin dall'inizio della unificazione nazionale. La narrazione è attenta agli aspetti politici, sociali, culturali ed economici della nostra storia ed è caratterizzata da un'esposizione sempre chiara. Nell'ultima parte una particolare attenzione è dedicata al drammatico biennio in cui l'Italia è spaccata in due e divisa tra i partigiani combattenti nelle città e sulle montagne e i seguaci della Repubblica Sociale Italiana alleati alla Germania di Hitler. Sono gli anni decisivi anche dal punto di vista culturale per la fondazione della democrazia repubblicana in cui tuttora viviamo e per il riscatto degli italiani dall'oppressione dispotica della dittatura di Mussolini e dei fascisti.
A quasi settant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale, gli archivi di Londra, Washington e Roma ci restituiscono un quadro inquietante sull'Italia del periodo 1943-1947, carte secret e top secret che ci svelano il patto occulto tra poteri criminali, Servizi e gerarchie vaticane. Ovvero la "santissima trinità" evocata nei primi anni Cinquanta da Gaspare Pisciotta, il luogotenente del bandito Giuliano. I documenti ci raccontano le attività della "Rete Invasione e Sabotaggio" dell'intelligence nazifascista, l'angoscia di Pio XII per l'"infezione bolscevica" che ha contagiato il Belpaese, lo "Stay Behind" anticomunista composto da ex militi delle Brigate Nere e della Decima Mas, la nascita di "Cosa Nostra" e il ruolo di primo piano svolto da Lucky Luciano, il super boss della mafia siculo-americana. Il tutto per impedire che l'Italia diventi un paese libero, sovrano, democratico. Un intento in gran parte riuscito che avrà conseguenze devastanti nella seconda metà del XX secolo. E anche oltre.
Il volume è una sintesi della storia repubblicana che in meno di trecento pagine ripercorre le vicende politiche e sociali degli ultimi settant'anni offrendo al lettore un'interpretazione unitaria delle fasi essenziali di questo periodo: dalla ricostruzione postbellica al miracolo economico, dal compromesso storico ai terrorismi, dal crollo della classe politica di governo nei primi anni Novanta all'avvento di Berlusconi e del suo populismo. L'offensiva vittoriosa di una destra, in gran parte non ancora moderna, e gli errori e le divisioni di una sinistra che dopo il crollo del comunismo non ha ancora trovato un programma e neppure una nuova classe dirigente, sono al centro dell'analisi finale di questa opera, utile per la comprensione del nostro presente.
Nato a Milano nel 1882, Alberto Pirelli (padre di Leopoldo e Giovanni) guidò l'azienda di famiglia dal 1904 fino al 1965, dedicandosi allo sviluppo in Italia e all'estero dell'industria della gomma e dei cavi elettrici, oltre che di industrie tessili e chimiche: più di mezzo secolo durante il quale la Pirelli divenne un importante gruppo internazionale con quasi cento stabilimenti nel mondo. Dal 1920 al 1922 rappresentò l'Italia nell'Ufficio Internazionale del Lavoro a Ginevra e successivamente nel Comitato Economico della Lega delle Nazioni. Dal 1919 al 1939 fu il negoziatore italiano in tutte le trattative ufficiose ed ufficiali che condussero ai successivi regolamenti del problema delle riparazioni di guerra da parte della Germania, dell'Austria e dell'Ungheria. Fu nominato Ministro Plenipotenziario nel 1924 e Ministro di Stato nel 1938. Complessi furono i rapporti all'interno della famiglia, in particolare col figlio Giovanni: un continuo confronto ideologico-politico tra un figlio eretico e di sinistra e un padre illuminista, convinto che "è alla costante evoluzione della vita sociale, non alle rivoluzioni, che si deve soprattutto il progresso".
Quello che stiamo vivendo passerà alla storia d'Italia come il ventennio berlusconiano. Dopo la rivoluzione di Mani pulite e il crollo della Prima repubblica, centrata sul predominio della Democrazia cristiana, è stato infatti Silvio Bertusconi a dominare la scena politica. Abile e spregiudicato, non ha solo saputo creare un partito in pochi mesi e vincere per tre volte le elezioni - dopo due sconfitte che parevano irrimediabili. Ha soprattutto logorato e svuotato i suoi avversari politici, che non sono stati in grado di contrapporre un modello alternativo al suo. In "Vent'anni con Berlusconi" Nicola Tranfaglia ricostruisce, con la precisione documentaria dello storico e un'accesa passione civica, una fase cruciale della vita politica del nostro paese. Oltre alle strategie vincenti del Cavaliere, discute l'azione dei suoi avversari, primo fra tutti la sinistra, sempre sospesa tra due aspirazioni che alla fine si sono rivelate inconciliabili: sostituire i vecchi partiti della Prima repubblica, superandone i vizi e gli errori, e insieme mantenere aperto il dialogo con il centro-destra. Oggi è ormai opportuno tracciare anche un bilancio: partendo dai problemi e dalle emergenze che l'Italia doveva affrontare fin dal 1993; esaminando il ruolo del nostro paese nello scacchiere internazionale e in un'economia prima forzatamente globalizzata e ora affossata dal Grande Crac; e infine valutando lo stato della nostra democrazia, ieri e oggi.
"Malgrado il perseguimento della repressione antimafiosa - che ha portato all'arresto di molti capomafia come, soltanto nel 2006, Bernardo Provenzano che dal 1993 aveva preso il posto di Salvatore Riina - non si può dire affatto che la situazione sia cambiata in senso positivo. Inoltre, basta ricordare che, a livello parlamentare, soltanto uno dei partiti della sinistra si è opposto, peraltro senza fortuna, all'inclusione nella nuova Commissione parlamentare antimafia di due deputati (gli onorevoli Vito e Pomicino) condannati in maniera definitiva per delitti contro la pubblica amministrazione. Non c'è insomma a oggi, pur dopo la vittoria elettorale del centrosinistra, una sensibilità comune che ponga la legalità, e quindi la lotta alla mafia, al primo posto. Di qui la sensazione, diffusa nella pubblica opinione democratica, che la lotta alla mafia sia rimasta ancora in una condizione di stallo e di vera e propria impotenza. Eppure attraversiamo, senza dubbio alcuno, un momento decisivo per il futuro del nostro paese." (Nicola Tranfaglia).
Il Ministero per la Stampa e la Propaganda, diretto dal 1935 da Galeazzo Ciano, esercitò sui quotidiani una rigida supervisione attraverso i costanti ordini alla stampa, con cui il regime proiettò un'immagine serena e ottimistica della situazione italiana, censurando la cronaca nera e il dissenso, l'inflazione e persino i temporali, demonizzando gli ebrei e i comunisti, esaltando la Germania e tentando di occultare i preoccupanti sviluppi della guerra durante i primi anni quaranta. I testi raccolti in questa antologia sono presentati da un'introduzione di Nicola Tranfaglia, che analizza i meccanismi della propaganda fascista, e da quella di Bruno Maida, incentrata sulla direzione della Stampa e Propaganda fascista.
"La transizione italiana" ripercorre in maniera rigorosa i nodi cruciali dell'ultimo decennio: la stagione di Mani Pulite e il crollo del sistema politico, la nascita e lo sviluppo del modello Berlusconi come forma nuova di populismo mediatico, le ragioni della caduta del governo Prodi, il fallito tentativo di accordo della Bicamerale, il successivo declino dell'Ulivo, le manifestazioni dei new global e i "girotondi". Nicola Tranfaglia utilizza tutte le fonti ufficiali a disposizione e le testimonianze dei principali protagonisti. In questa documentata riflessione storica, emergono le ragioni che in pochi anni hanno portato in Italia al successo elettorale della destra e a una nuova tappa, dall'esito incerto, della tansizione iniziata 10 anni fa.