In occasione del 50° anniversario della fondazione delle Arches in Francia e un anno dopo il ricevimento del premio "Pacem in Terris" da parte del loro fondatore, ecco un libro unico e definitivo sulla vita e l'opera di Jean Vanier nel mondo: una biografia che lui stesso ha curato raccogliendo e ordinando le lettere spedite dal 1964 a oggi agli amici e alle comunità del mondo. Un libro che attraversa mezzo secolo e che offre uno sguardo "dal basso", dal mondo di quei poveri tanto amati da papa Francesco. Tutti i grandi temi di Vanier sono qui presenti: l'amore per i disadattati, la scelta di convivere con loro, la quotidianità della vita delle Arches, l'attenzione alle famiglie attraverso la fondazione di Foi et Lumiere (in Italia presente con molti gruppi: Fede e Luce). L'occasione per far conoscere uno dei profeti dell'ultimità, una figura che ha la grandezza dei santi già da vivo.
Jean Vanier, fondatore dell'"Arca", dialoga con due ragazzi sul tema della comunità in un albo illustrato da Nicoletta Bertelle per la collana "Se non diventerete come bambini". Un libro per scoprire insieme l'amicizia, la solidarietà, la Chiesa, la comunione tra tutti i cristiani. Un dialogo botta e risposta sul valore della comunità cristiana nella vita di ogni ragazzo, un regalo perfetto per la Cresima o la Comunione. Età di lettura: da 6 anni.
"Fede e Luce" è un movimento che riguarda una delle condizioni più precarie che l'uomo può incontrare: l'handicap mentale. Jean Vanier, già fondatore dell'Arca, vera esperienza pilota, insieme a Marie-Hélène Mathieu ha dato vita a "Fede e Luce", che dopo quarant'anni è presente in ottantuno Paesi con oltre cinquantamila membri. Questa opera parte dagli inizi e percorre, attraverso varie peripezie, la storia del movimento. Una nascita paradossale nel dolore e nella gioia: il dolore delle famiglie messe di fronte all'handicap in una società così timorosa della diversità; ma anche la gioia di scoprire il valore unico di ciascuno, malgrado limiti e fragilità, semplicemente perché ognuno è immagine di Dio. Si tratta di un percorso scioccante, raccontato in forma viva: il racconto è l'occasione di scoprire come una particolare intuizione, quella di credere che i più piccoli hanno un posto speciale nel cuore della Chiesa e del mondo, si sia rivelata, negli anni, profetica. Questo volume è anche l'occasione di misurare il cammino percorso in quarant'anni e le nuove sfide sociali, etiche e umane che si presentano a tutti quelli che si preoccupano dell'uomo. Il cardinale Martini considerava Fede e Luce una pagina del Vangelo che lo Spirito ha scritto e ancora scrive per gli uomini e le donne del nostro tempo. Prefazione di Carlo Maria Martini. Postfazione di Mariangela Bertolini, Enza Gucciardo, Cristina Tersigni.
Jean Vanier è uno dei grandi personaggi contemporanei, una voce che si innalza al di sopra del coro con la forza della fede e della tenerezza. In questo libro ci ricorda, attraverso 7 parole, 7 segni, che «l’assurdo attraversa l’esistenza – è impossibile negarlo – ma, a sua volta, l’amore può attraversare ciò che pare assurdo e ha il potere di trasformarlo in mistero. E il mistero è abitabile». Parole per sperimentare l’incontro con la tenerezza di Dio, per riflettere in silenzio al ritmo del proprio respiro.
L'autore
Nato nel 1928, figlio del governatore del Canada e, da giovane, ufficiale di Marina, Jean Vanier è uno dei grandi profeti dei nostri tempi. Ha dedicato la propria vita all’accoglienza delle persone con disturbi psichici, attraverso la fondazione delle Arches e dei gruppi di Foi et Lumière (in Italia presenti con il nome Fede e Luce).
«Caro Jean, perché, a proposito dei disabili, “lo sguardo tarda a cambiare”? È un cambiamento epocale quello che ci viene richiesto, perché concerne l’idea stessa di umanità. Tu e io affrontiamo qui l’immensa questione a partire dalla più temibile delle esclusioni. L’handicap ci mette a confronto con la morte fisica e psichica, con la mortalità che opera dentro ciascuno di noi».
Julia Kristeva
«Cara Julia, la tua lettera arriva a me come un grido. Il grido di una donna e di una madre che raggiunge il mio grido. È un grido che penetra il muro eretto intorno ai nostri cuori per impedire all’altro, e soprattutto al diverso, di entrare in noi».
Jean Vanier
Cos’hanno in comune una delle voci più autorevoli del pensiero laico occidentale contemporaneo come Julia Kristeva e Jean Vanier, il filosofo cattolico fondatore dell’Arca, l’organizzazione internazionale sorta a tutela delle disabilità mentali? Lo si scopre nel fitto dialogo che i due intrecciano in queste pagine, nate da uno scambio epistolare durato oltre un anno e incentrato sulle loro rispettive esperienze: quella di psicanalista, scrittrice e soprattutto madre, che vede Julia Kristeva impegnata da anni in una battaglia politica per assicurare ai disabili una vita dignitosa nella società, e quella di Vanier, che da quarantasei anni pratica e predica il vivere insieme alle persone portatrici di handicap. Perché l’handicap fa tanta paura? Perché l’irriducibile differenza delle persone affette da disabilità motorie, sensoriali e psico-mentali suscita distacco, angoscia e persino spavento? Come riuscire a cambiare lo sguardo della società su queste persone che la nostra cultura dell’efficienza, dell’eccellenza e della competizione relega tra gli esseri umani più «estranei»? Sono questi alcuni degli interrogativi cui Julia Kristeva e Jean Vanier cercano risposte, nel pieno rispetto dei loro differenti punti di vista. Ma ecco che sul filo di questi interrogativi si vanno dipanando altre domande di senso sul nostro vivere presente: perché desideriamo essere genitori? Cosa significa essere madre? Qual è il ruolo della religione? Fino a dove si spingerà la scienza? Cosa può fare la famiglia? E lo Stato? Uno scambio di lettere tra due testimoni dell’esperienza dell’handicap – osserva il cardinale Ravasi – in cui, «come nel più emblematico e supremo degli epistolari, quello dell’apostolo Paolo, la concretezza si insinua nella riflessione, l’affetto non esita a inoltrarsi sui sentieri d’altura del mistero, la quotidianità lacerata si sottopone al giudizio della ragione e della fede. Alla fine si leva da una modesta radice un albero dal tronco solido e dai rami possenti».
JEAN VANIER
Jean Vanier è nato a Ginevra, nel 1928, da famiglia canadese. Laureatosi in filosofia a Parigi, ha insegnato a Toronto.Nel 1963 conosce padre Thomas Philippe, che lavorava in un istituto per persone handicappate vicino a Parigi. Segnato da quell’incontro, nel 1964 Vanier fonda l’Arca, che oggi conta 130 comunità nei cinque continenti. Nel 1971, insieme a Marie-Hélène Mathieu, dà vita al movimento Fede e Luce, che riunisce portatori di handicap, genitori e amici per condividere momenti di svago e di preghiera. Da allora 1400 sono diventate le comunità di Fede e Luce sparse nel mondo.
JULIA KRISTEVA (9 libri)
Julia Kristeva, semiologa, scrittrice e intellettuale, insegna Linguistica e Semiologia all’Università di Parigi. Esponente di spicco della corrente strutturalista francese, ha concentrato i suoi interessi attorno ai temi della psicanalisi. Di Kristeva, Donzelli ha pubblicato, oltre alla grande trilogia del «Genio femminile» (Colette, 2004; Hannah Arendt, 2005 e Melanie Klein, 2006), Bisogno di credere (2006), Teresa, mon amour (2008) e La testa senza il corpo (2009).
Uno studio unico e originale per rileggere e meditare il Vangelo di Giovanni.
«Questo libro è una testimonianza di ciò che viviamo e scopriamo all'Arca, trascorrendo la vita insieme a uomini e donne che hanno un handicap mentale. Il loro gridare il bisogno di relazione, di amore autentico e di fecondità molto più profondo del loro desiderio di piacere sessuale - ci ha rivelato il grido profondo per la relazione, l'amore autentico e la fecondità presente in ogni essere umano» (dalla Conclusione). Molte donne e molti uomini che hanno un handicap sognano di essere unici per qualcuno e di vivere in intimità con lui. Sono anche inevitabilmente influenzati dai valori e dalle idee del loro ambiente e dai mass media, che presentano il sesso come sorgente di felicità. Così i loro corpi cercano spesso la tenerezza che non hanno avuto nella loro infanzia. L'esperienza della comunità dell'Arca testimonia come, anche nella particolare condizione dell'handicap, sia possibile e necessario - non diversamente da ciò che accade per ogni essere umano - un cammino di maturazione dell'affettività, di crescita sul piano umano e spirituale. E in questo percorso costituisce un grande aiuto la vita comunitaria, come luogo di relazioni autentiche e positive, di guarigione, in cui mantenere viva la dinamica dell'amore e della speranza.
"La malattia mentale è una grossa sfida per il nostro mondo. Oggi vogliamo essere forti, i deboli vengono schiacciati. In realtà siamo nati tutti nella debolezza e moriremo nella debolezza. La nostra parte più debole ha qualcosa da dirci. in ascolto di coloro che rifiutiamo, dei più vulnerabili, impariamo ad ascoltare anche la vulnerabilità che è in noi. Loro, essa, ci prendono per mano per portarci dalla paura alla relazione" (Jean Vanier)
Saper vivere è saper fare delle scelte,
optare per ciò che ti aiuta a vivere
nella pace e nella comunione,
evitando quello che turba
e mette in agitazione il cuore.
Ecco qual è il miglior modo di lottare
contro le potenze di morte.
Bisogna dire un “no” risoluto alla morte
e ripetere costantemente il nostro “sì” alla vita.
È un atto di fede.
La depressione è una sorta di sole nero che proietta tenebra su tutti gli aspetti della vita, e rende bui e senza gusto anche quegli aspetti che apparivano desiderabili, gradevoli, piacevoli: si confessa di non aver più voglia di niente. La penosissima condizione del depresso lo porta a perdere il senso dell’esistenza, a non sapere più perché vive. Si smarrisce così la condizione stessa di ogni ricchezza: il senso della vita. La tradizione spirituale cristiana parla di acedia, un pensiero malvagio che definisce un malessere generalizzato della persona, un disgusto del vivere che rende l’uomo estraneo a se stesso e alla vita. La via di risalita e di uscita dalla depressione richiederà un cammino di umiltà e di povertà. La positiva povertà della realtà (il lavoro, gli altri, le relazioni) diventa la preziosa ricchezza che aiuta a uscire dal male oscuro, da quella povertà lacerante, disperante e angosciosa che è la depressione.
(dalla “Prefazione” di Enzo Bianchi, priore di Bose)
Jean Vanier (Ginevra 1928), dopo aver ottenuto un dottorato in filosofia, ha insegnato all’Università di Toronto. Nel 1964 ha dato vita in Francia all’esperienza della comunità dell’Arca che negli anni si è diffusa in molti paesi, accogliendo uomini e donne con handicap mentali e fisici, e aprendo a loro e alle loro famiglie nuove porte di speranza e fiducia.
"La depressione non è una malattia vergognosa, perché ha le sue radici nelle profonde afflizioni che riemergono alla superficie della coscienza. Se potessimo parlarne, ciò ci condurrebbe a una libertà e a una vita rinnovate". Partendo da questa premessa, il libretto descrive la depressione come una crisi che può diventare fonte di liberazione: offre spunti per la sua comprensione, ne percorre le tappe dolorose e traccia il cammino di guarigione. Leggere e meditare queste pagine significa imparare a conoscere meglio la persona segreta e profonda che si trova in ciascuno di noi.