Dalla sua nascita, nel 1948, lo Stato d'Israele è costantemente al centro dei conflitti nel Medio Oriente e della politica internazionale. Il confronto con la comunità palestinese, che continua a insanguinare questa terra, spinge moltissimi a schierarsi pro o contro, senza provare a comprendere le effettive ragioni di quanto sta avvenendo. Partiamo allora da alcuni passaggi nodali, nella demografia, nell'economia e nella geografia, per conoscere meglio la storia di un paese estremamente complesso, vivace e differenziato, attraverso le sue tante trasformazioni. Così facendo, questo libro identifica gli elementi più importanti dei cambiamenti d'Israele e fornisce al lettore le chiavi fondamentali per interpretarne le recenti evoluzioni.
Obbligato per decenni ai margini del dibattito politico per il suo apparente anacronismo, il neofascismo, nelle sue diverse declinazioni storiche, ha invece riassunto oggi le vesti di uno scomodo convitato. Non è il ritorno a vecchie organizzazioni che si erano incaricate di raccogliere, in età repubblicana, il lascito mussoliniano. Men che meno degli spettri, mai del tutto dissoltisi, di quest'ultimo. Semmai assistiamo a una riformulazione culturale e antropologica della sua attualità in quanto sistema di rapporti e relazioni politiche per i tempi a venire. L'asticella non è rivolta al passato bensì al futuro. Se le società europee si trasformano dinanzi all'incalzare della globalizzazione, così come nella secca riconfigurazione della stratificazione sociale, il neofascismo del presente è in grigio: si propone come il soggetto che intende difendere la «differenza»: nazionale, etnica, in prospettiva razziale. Tanto più in età pandemica, nella crisi delle democrazie sociali.
Dalle Guerre d'Indipendenza fino alle missioni di pace in Iraq e Afghanistan, attraverso due guerre mondiali, l'esercito è stato uno dei protagonisti della nostra storia nazionale. Ma quali eventi, quali protagonisti hanno qualificato l'esercito italiano, definendone le specificità e i tratti peculiari? Quali sono stati i suoi caratteri salienti, la sua natura, il suo modo di essere nella comunità nazionale, dai fatti risorgimentali a oggi? Per rispondere a queste domande è necessario partire dall'evoluzione della figura del soldato italiano, dalle prime leve obbligatorie al professionismo più recente. Passare poi alla storia dell'istituzione militare, come corpo integrato dello Stato, per arrivare infine al rapporto tra esercito e società italiana. Scopriremo così che, in poco più di centocinquant'anni, le forze armate hanno conosciuto numerose trasformazioni, rispondendo ai mutamenti politici, culturali e sociali che hanno accompagnato la società liberale, il regime fascista e l'età repubblicana. Ne emerge un ritratto collettivo, una foto di gruppo in divisa e armi dell'Italia, delle sue potenzialità come delle sue numerose contraddizioni. Poiché l'istituzione armata ha raccolto ed espresso le une come le altre, in una nazione che ancora oggi, per più di un aspetto, concepisce se stessa come fragile e incompiuta.
Nel Novecento alle speranze di una società migliore si sono spesso contrapposte le politiche dell'esclusione, l'annientamento fisico delle minoranze, le violenze di Stato, la condizione marginale dei tanti apolidi in fuga. La storia dei Lager e dei Gulag, la presenza dei luoghi di internamento e le vicende degli spostamenti forzati di popolazioni, si incrociano con la crisi delle società liberali e con la affermazione dei poteri totalitari. Deportare, concentrare, annientare non sono patologie del passato ma il lato oscuro dei tempi correnti, quelli che si vorrebbero governati dal diritto, ma che rivelano ancora la tentazione di cancellare quella umanità considerata un'intollerabile "eccedenza" rispetto agli interessi delle maggioranze silenziose e consenzienti.
"Il negazionismo è un piccolo universo autoreferenziato, per alcuni aspetti quasi un genere letterario a sé, che non viene scalfito dalla ragione poiché ha una sua ragione, che riposa sulla negazione": soprattutto è un fenomeno carsico, perché a intervalli più o meno regolari, si ripresenta con inquietante costanza negando l'evidenza dello sterminio degli ebrei e, con esso, delle condotte criminali assunte dalla Germania nazista. "La totalità della menzogna non sta nelle singole affermazioni ma nel loro utilizzo in sequenza, all'interno di un universo di significati che è menzognero poiché perviene a negare la realtà dei fatti. Il negazionismo, sul piano dei concetti, non è propriamente un'ideologia compiuta così come, sul versante di coloro che lo professano e lo condividono, non costituisce una setta, anche se molte delle sue manifestazioni e dei comportamenti di coloro che si riconoscono in esso farebbero pensare altrimenti. Si tratta piuttosto di un atteggiamento mentale che si traduce in un modo di essere nei confronti del passato. Al giorno d'oggi si presenta come il prodotto della stratificazione e dell'interazione di tre elementi: il neofascismo, il radicalismo di alcuni piccoli gruppi della sinistra più estrema e il viscerale antisionismo militante delle frange islamiste". Claudio Vercelli ricostruisce storicamente il fenomeno negazionista, ne descrive i protagonisti e gli ideologi, racconta la mappa concettuale...
"Il negazionismo è un piccolo universo autoreferenziato, per alcuni aspetti quasi un genere letterario a sé, che non viene scalfito dalla ragione poiché ha una sua ragione, che riposa sulla negazione": soprattutto è un fenomeno carsico, perché a intervalli più o meno regolari, si ripresenta con inquietante costanza negando l'evidenza dello sterminio degli ebrei e, con esso, delle condotte criminali assunte dalla Germania nazista. "La totalità della menzogna non sta nelle singole affermazioni ma nel loro utilizzo in sequenza, all'interno di un universo di significati che è menzognero poiché perviene a negare la realtà dei fatti. Il negazionismo, sul piano dei concetti, non è propriamente un'ideologia compiuta così come, sul versante di coloro che lo professano e lo condividono, non costituisce una setta, anche se molte delle sue manifestazioni e dei comportamenti di coloro che si riconoscono in esso farebbero pensare altrimenti. Si tratta piuttosto di un atteggiamento mentale che si traduce in un modo di essere nei confronti del passato. Al giorno d'oggi si presenta come il prodotto della stratificazione e dell'interazione di tre elementi: il neofascismo, il radicalismo di alcuni piccoli gruppi della sinistra più estrema e il viscerale antisionismo militante delle frange islamiste". Claudio Vercelli ricostruisce storicamente il fenomeno negazionista, ne descrive i protagonisti e gli ideologi, racconta la mappa concettuale...
«Il conflitto tra israeliani e palestinesi in questi ultimi anni è di nuovo andato avvitandosi su di sé, dopo gli spiragli degli anni Novanta. Delle speranze trascorse rimane ben poco mentre delle antiche diffidenze tutto sembra essere stato riconfermato. Alla radice rimane il mancato riconoscimento reciproco, la tragica finzione per cui, affinché l’uno possa esistere, l’altro debba scomparire una volta per sempre».
Una terra, due popoli, ma non ancora due Stati. Claudio Vercelli affronta, attraverso un’analisi dell’evoluzione del confronto tra arabi ed ebrei, dalla seconda metà del XIX secolo ai giorni nostri, gli elementi prioritari così come i nodi problematici che sono a tutt’oggi sul tavolo della discussione: le identità nazionali, le risorse materiali e simboliche, la demografia, il ruolo delle religioni.
Indice
Prefazione - 1. Le origini del conflitto (1800-1914) - 2. La Palestina tra le due guerre mondiali (1915-1936) - 3. L’esplosione del conflitto (1939-1948) - 4. Gli anni della guerra fredda (1949-1966) - 5. Gli anni della svolta (1967-1989) - 6. Un conflitto infinito? (1990-2010) - Bibliografia - Indice dei nomi
La comprensione delle dinamiche politiche, sociali, economiche e culturali che sono parte attiva nell'evoluzione del Medio Oriente contemporaneo richiede lo studio della storia di quanti ne sono protagonisti. Lo Stato d'Israele ha costituito, fin dalle sua nascita, un soggetto di primaria rilevanza nella definizione dei mutevoli equilibri del quadro regionale. Tuttavia, scarsa è la conoscenza che si ha delle vicende che sono alla sua origine, nel 1948, e dei successivi sviluppi, fino ai giorni nostri. La fisionomia culturale propria del paese, la sua mutevole composizione sociale, la storia politica ma anche l'evoluzione dell'economia nazionale sono frequentemente omesse nella formulazione di un giudizio sul suo ruolo, soprattutto in rapporto al perdurante confronto con i palestinesi. Intenzione di queste pagine è quindi quella di focalizzare l'attenzione dei lettori sulle peculiarità dello Stato e sulle specificità della società israeliana, offrendo alcune sintetiche chiavi di lettura a beneficio di quanti vogliano meglio coglierne il suo ruolo partendo dalla definizione della sua natura storica.
Israele è nel cuore e nelle menti dei contemporanei, suscitando passioni e identificazioni, simpatie ma anche rifiuti e dinieghi. Della sua storia, in Italia, si sa ben poco. Ancor meno sono conosciute le ragioni, gli eventi, i fatti che hanno portato alla nascita dello Stato degli ebrei durante un secolo, il Novecento, che ha visto mutare equilibri profondi. Il libro intende indagare sui fatti, sui personaggi, sulle storie che hanno generato lo Stato d'Israele, fino ad arrivare ai giorni nostri. Non un mero resoconto ma una narrazione viva, dal di dentro, delle premesse culturali, politiche e sociali che dalla seconda metà del XIX secolo originano il pensiero sionista e, in rapida successione, l'immigrazione in quelle terre nelle quali, nel 1948, sarebbe nato il nuovo Stato. Di cui viene poi raccontata, nell'intreccio tra cronaca e memoria, l'evoluzione storica, i mutamenti sociali ed economici, le trasformazioni culturali. Insomma, da Herzl a Olmert, passando per i tantissimi che hanno lottato per vedere affermato il loro diritto ad esistere come individui ma anche come parte di una comunità nazionale.