La pedagogia di ispirazione cristiana del XIX secolo si presenta con una propria peculiarità e con interessi variegati e strettamente connessi con le questioni culturali, religiose, politiche e sociali di un secolo che ha posto, nella continuità critica col passato, le basi di successivi, nuovi e radicali sviluppi. Ne emerge un Ottocento pedagogico cristiano più realistico e mano enfatico, maggiormente attento alle realizzazioni educative che alle teoria pedagogica. L'autore ne delinea gli aspetti caratterizzanti nell'orizzonte più vasto della temperie educativa e culturale del secolo.
L’infradito rappresenta la categoria di persone non vendute al consumismo, non nascoste dietro i piedi scalzi ma in cerca di modi genuini per amare, aiutare, far crescere, ascoltare gli altri. L’infradito rappresenta la fatica per smuovere i piedi nudi verso la scuola, la formazione, l’impegno politico, la promozione sociale, e smuovere anche i portatori di scarpe a cambiare politica passando dall’elemosina, dai concerti benefici, dalle partite del cuore, dai contenitori di vestiti usati, al riconoscimento dei pari diritti e dei pari doveri, alla condivisione di beni, alla promozione dei popoli depressi.
Gli aUToRi Gabriella Ballarini si occupa di formazione in contesti nazionali in seno all’Associazione Educatori senza Frontiere (Onlus ESF). Negli anni ha svolto attività di volontariato con svariate organizzazioni nei Balcani, in Irlanda e in America Latina. Giuseppe Vico è stato Ordinario di Pedagogia Generale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Con don Antonio Mazzi ha fondato l’Associazione Educatori senza Frontiere (Onlus ESF).
In questo libro Giuseppe Vico intende riprendere e riproporre l'orizzonte della spiritualità come via da privilegiarsi nelle relazioni educative coi giovani. Spiritualità: non vuota realtà o fuga in qualcosa di indefinito ma ricchezza personale, potenziale da spendersi proprio quando tutto sembra fallire e adeguarsi in senso restrittivo e riduttivo a una vita senza senso e a una realtà formativa dispersa e frammentata sulla quotidianità e alla ricerca demotivata di surrogati e di pezzi di ricambio. L'oblio della responsabilità allontana i protagonisti dell'evento educativo dal fondamento e dal fine per cui si vive e si cammina verso quel traguardo che la coscienza non cessa di indicarci. La peculiare nota individuale della spiritualità apre sentieri di senso all'educabilità umana e la persona, sulle ali di entrambe, vola verso traguardi insperati e contro le vuote ma suadenti previsioni degli scettici e dei cattivi educatori.
Il libro non gioca a rimpiattino con le varie maschere dell'educare e non lascia i protagonisti in balia di se stessi o di vaticini di crisi permanente. Tende a offrire un po' di ricostituente a coscienze che sembrano navigare nell'incertezza, senza bussola. «Boia chi molla», potrebbe essere l'esortazione di chi crede e investe nell'educazione e ancor più nelle risorse di persone, famiglie, istituzioni. Occorre appassionarsi al desiderio di educare e spendersi almeno un po' per trovare ogni giorno quel granello di felicità che prende vita nella relazione d'aiuto e si macera nell'interiorità di ciascuno. GIUSEPPE VICO è professore ordinario di Pedagogia generale e Direttore del Dipartimento di Pedagogia dell'Università Cattolica di Milano.
Il volume coglie il senso della sfida, assai problematica, che l’emergenza educativa ormai incombente sta portando alla società nella sua globalità e nei suoi vissuti socioeducativi e formativi. Benedetto XVI ha sottolineato la peculiarità del fenomeno e l’urgenza di intervenire perché «sono in questione non soltanto le responsabilità personali degli adulti e dei giovani, che pur esistono e non devono essere nascoste, ma anche un’atmosfera diffusa, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita».
Giuseppe Vico entra nel ‘fenomeno emergenza’ con intenti pedagogici e con speranza educativa. Ne evidenzia nodi e snodi, povertà e potenzialità, senza mai distogliere l’attenzione dal talento personale e comunitario che si manifesta nell’evento educativo, dalla ricchezza della spiritualità dei giovani e degli adulti, dall’impegno sempre più complesso e gravoso di chi, nonostante tutto, continua a essere testimone del senso dell’educazione.
Il volume incalza i problemi, cerca strade nuove e indica possibili sfide alla cultura dello scetticismo e del nichilismo. Giovani ed educatori ne sono i protagonisti, ora soggetti nella ricchezza propositiva delle metafore educative, ora esistenze difficili nelle declinazioni delle loro esperienze di vita.
La seconda parte è dedicata alla dimensione del perdono, che si pone come requisito essenziale in un mondo narcisista, individualista, ancora lontano dalla pace e da un sufficiente argine al dilagare delle povertà, soprattutto educative. Il perdono, per l’autore, è una realtà che apre strade nuove e speranze concrete. È essenziale per ricomporre l’unità dell’educazione attorno a un nucleo che possa costituire un luogo privilegiato di incontro tra ragione e volontà, perdonabile e imperdonabile, pietà degli uomini e misericordia di Dio.
Giuseppe Vico, professore ordinario di Pedagogia generale presso l’Università Cattolica di Milano, è direttore del Dipartimento di Pedagogia e del Centro studi e ricerche sul disagio e le povertà educative nel medesimo ateneo. Con Vita e Pensiero ha pubblicato: Erranza educativa e bambini di strada. Teoria e narrazioni (2005, II ed. 2007); Pedagogia generale e filosofia dell’educazione (a cura di, 2006); L’avvento educativo dei ‘poveri cristi’ (2007); Orientamenti per educare alla cittadinanza (a cura di, 2007); Aldo Agazzi. L’amore per l’uomo e la teoresi pedagogica (a cura di, 2008).