L'impresa è un formidabile fattore di sviluppo socio-economico e culturale. E altrettanto decisiva è l'economia imprenditoriale e di mercato. Negli ultimi decenni, invece, abbiamo assistito al rapido predominio di una visione completamente opposta, quella dell'economia finanziaria e di rapina. Da questa è indispensabile liberarci. Per questo difficile ma essenziale compito è necessario riunire le forze di tutti gli uomini e le donne di buona volontà, energie, dottrine, esperienze, abbattendo muri che ci isolano e ci soffocano, come quelli tra macro economia e micro economia, cultura tecnica e cultura umanistica, conoscenza superspecialistica e conoscenza generale dell'uomo e della società. È necessario gettare ponti, ricercare ciò che unisce passato e futuro, passando attraverso un presente meno mediocre e vile di quello in cui ci aggiriamo disorientati e sgomenti. Come disse Karl Popper: "Noi possiamo fare qualcosa per il futuro. Forse possiamo fare poco, ma ciò che possiamo fare dobbiamo farlo". Prefazione di Gianfranco Dioguradi Postfazione di Stefano Zamagni e Carlo Orlandini.
"Una buona dose di consigli, ipotesi di lavoro e linee di indirizzo posti con garbo, che tuttavia - scommettiamo? - provocheranno qualche mal di pancia. (...). Ma credo che lo sport italiano e l'organizzazione che lo governa siano migliori di tanta altra parte di questo Paese." (dalla Prefazione di Ruggiero Palombo). Il libro è un viaggio nello sport italiano e un esame del suo significato sociale, economico e sportivo. Il viaggio inizia con un saggio sugli antichi Giochi di Olimpia, durati circa un millennio, dall'VIII sec. a. C. al IV d. C., che rappresentano le radici dello sport moderno e che avevano un senso profondo nella società e nella politica dell'antica Grecia, allora avanguardia della civiltà, conservando ancora valori e significati per il nostro tempo. La seconda parte analizza alcune discipline praticate in Italia approfondendone gli aspetti sportivi, sociali ed economici. Viene descritta la struttura organizzativa degli enti preposti e vengono esaminati in dettaglio il calcio, l'atletica, il ciclismo e altri nove sport descrivendone per ognuno di essi origine e storia, punti di forza e di debolezza. Nella terza e conclusiva parte, gli autori sviluppano delle riflessioni sul viaggio compiuto. Ne esce un quadro positivo dello sport italiano, ma si sottolineano le sue potenzialità non solo sul piano sportivo, ma anche sul piano sociale ed economico nella convinzione che lo sport rappresenti un importante fattore di sviluppo. Prefazione di Ruggero Palombo.
«La vecchiaia è una brutta bestia», si sente dire. Ma non solo; e non sempre.
La vecchiaia può essere il momento di massimo splendore di una vita intera, vissuta pienamente in ogni sua età. Momento in cui la persona umana, ricolma di emozioni e di esperienza, “vede” un po’ meglio tante cose, decantate nel tempo, e desidera che il frutto dolce e maturo non si perda. Vuole donarlo, metterlo a disposizione dei figli, dei giovani, di chi si affaccia adesso a questa avventura.
La longevità diffusa, fenomeno recente nella storia dell’uomo e soprattutto crescente, per certi versi anche problematico e spiazzante, diventa quindi un patrimonio da custodire, da non lasciar disperdere. La longevità è il frutto di tante conquiste dell’umanità. È segno di civiltà. È una ricchezza preziosa soprattutto nel campo delle relazioni, essendo il collante naturale di una società dispersa, sbattuta di qua e di là da abitudini e idee disordinate, con le famiglie divise e indebolite dai molti impegni di una vita frenetica e confusa.
Ma proprio perché culmine di una lunga vita, una vecchiaia di successo non ce la si inventa: longevi si diventa. Perché si raccoglie solo ciò che si è seminato. Una vecchiaia serena e piena la si costruisce da giovani e prima ancora da bambini.
Un libro utile ai longevi per le mille informazioni e la “visione” che fornisce, ma ancora più utile ai giovani che hanno il tempo di prepararsi adesso, consapevolmente, a vivere al massimo (anche) l’età più piena: per trovare tutti insieme, in una equilibrata riconciliazione e nella collaborazione intergenerazionale, la strategia vincente che ottenga la soddisfazione di tutti nell’affrontare il mondo che cambia, che non è più lo stesso anche nella demografia. Perché si dice che la civiltà e la ricchezza di un popolo dipendono, nel breve, dall’economia, nel medio periodo dalla politica, e nel lungo dalla demografia.
«Un libro importante che apre nuovi orizzonti»: Carlo Vergani, uno dei maggiori gerontologi italiani.
Il libro nasce dall’allarme per il livello intollerabile di corruzione in cui versa l’Italia. Si nota come la Corruzione produce una caduta del livello di Competitività economica e del sistema-paese; da qui, una crisi di Civiltà; attacchi alla stessa Costituzione e un impoverimento profondo della Carità. Sul tema – e sulle relazioni tra queste “cinque C” – si esprimono alcune personalità di spicco scelte tra: imprenditori, banchieri, amministratori pubblici, magistrati, giuristi, ministri, e la stessa Chiesa.
La tesi che emerge da più parti è che le istituzioni, le leggi e la stessa magistratura possono fare poco, se non vengono aiutate da un contesto culturale, quello italiano, “geneticamente” poco avvezzo alla meritocrazia, alla trasparenza e alla legalità. Ambiente culturale, quello italiano, dove troppo facilmente si chiedono favori agli amici degli amici anche per cose futili: per rinnovare in fretta il passaporto e partecipare al viaggio di piacere dell’ultimo minuto. I rimedi ufficiali, insomma, vengono facilmente vanificati, se non comincia dalla base, dal fondo, uno sforzo serio, individuale, privato, di ciascuno di noi, a cambiare con coraggio quel piccolo pezzo di Paese e di storia che ci è stato affidato, nella nostra quotidianità.
Dopo un’ampia introduzione del prof. Marco Vitale, economista di fama mondiale, che fissa il tema e fornisce la sua chiave di lettura, seguono gli interventi di:
· Umberto Ambrosoli (figlio di Giorgio Ambrosoli);
· Maria Teresa Brassiolo (Presidente Transparency International Italia);
· Edmondo Bruti Liberati (Procuratore generale della Repubblica di Milano);
· Rosario Crocetta (ex-sindaco di Gela);
· Antonino De Masi (imprenditore di Gioia Tauro);
· Silvana Fucito (imprenditrice di Napoli in lotta contro la camorra);
· Sergio Gatti (Direttore Federazione italiana BCC);
· Alberto Meomartini (Presidente Assolombarda);
· Andrea Moltrasio (Vice-Presidente Europa di Confindustria);
· Virginio Rognoni (già ministro dell’Interno, di Grazia e Giustizia e della Difesa);
· Gian Antonio Stella (autore de “La Casta”);
· Gaspare Sturzo (magistrato, consigliere presso l’Alto Commissariato Anti-Corruzione);
· Mons. Adriano Vincenzi (Assistente UCID);
· Gustavo Zagrebelsky (giurista, Presidente emerito della Corte Costituzionale).
Chiude il dott. Marco Garzonio, psicologo analista e psicoterapeuta, Presidente della Fondazione Ambrosianeum.
"Fragile stabilità" è l'espressione con la quale gli organismi economici più qualificati descrivono la fase in cui si trova l'economia mondiale. Segni di stabilizzazione e di cauta ripresa, sono evidenti. È dunque giusto accoglierli con sollievo e speranza. Ma vi sono due modi di leggerli. Il primo è di buttarsi la crisi dietro le spalle come qualcosa di definitivamente superato, da dimenticare, un semplice incidente di percorso, se non un incubo. Il secondo è di guardare avanti, con decisione e coraggio, oltre la crisi ma passando attraverso la crisi, cercando cioè di spremere da un'analisi approfondita e indipendente della stessa i suoi profondi insegnamenti. Chi si illude, e sono molti, di ritornare al business as usual per ripercorrere le antiche strade, come se nulla fosse successo, compie un'azione non solo erronea, ma illusoria e dannosa. Il libro cerca di percorrere la seconda strada: guardare oltre la crisi con speranza, ma senza nulla dimenticare dei suoi grandi insegnamenti.
Da molti anni ormai mi sono convinto che gli angeli esistono. Questa convinzione non viene da un’impostazione teologica, ma si è andata formando in me lentamente, dal basso, per così dire, osservando la vita e gli esseri umani. Ignoravo che sugli angeli esistesse una letteratura sterminata, religiosa e filosofica, anche contemporanea. Sono rimasto colpito quando ho visto che «The Economist» del 20 dicembre 2008 pubblica un articolo di ben tre fitte pagine intitolato: Angels, con sottotitolo: Angels are notable for their trespassing into the modern world. (...) La riflessione sull’esistenza degli angeli nasce dalla mera osservazione di quante persone cattive, corrotte, amorali, distruttrici, incapaci e idiote mi capita di incontrare ogni giorno, e dalla connessa, spontanea domanda: ma come è possibile che nonostante tanto male, il mondo vada avanti e, talora, anche abbastanza bene? (...) C’era però ancora un punto importante che dovevo sistemare. Per la tradizione cristiana, ebraica e musulmana, gli angeli sono creature invisibili, immortali, di natura spirituale e non corporale. Invece gli angeli che io vedevo erano uomini e donne in carne ed ossa, concrete, ordinarie, anche se in essi si notava qualcos’altro di non visibile. La conferma alle mie idee l’ho poi trovata. Dunque la via è aperta.
Marco Vitale
Ci voleva un economista, nel solco della più nobile e autentica tradizione di questa scienza fatta per l’uomo, con l’autorevolezza di chi sa affrontare la realtà in modo pragmatico, per ridarci un po’ di respiro in quest’epoca in cui il mito del più forte si sta imponendo anche nelle forme estreme del bullismo e della sopraffazione. Marco Vitale raccoglie i ricordi di alcuni “angeli” incarnati in persone vere e reali che ha incontrato nella sua vita e li descrive con tratti semplici e struggenti. (...) Gli Angeli nella Città dà sostanza ad una verità incontrovertibile – che invano si tenta di nascondere esaltando la dimensione oggettiva di un mercato senza volto e senz’anima, che conta solo sull’onnipotenza della tecnica –. E cioè che la forza per andare avanti, per andare “oltre”, sta nella persona umana, nella soggettività interiore, nelle qualità di uno spirito generoso, sensibile, solidale con l’altro, in cui competenze e umanità si fondono. Gli angeli raccontati da Marco Vitale sanno cogliere l’essenziale, rifiutano i formalismi, trasformano le minacce in opportunità, le preoccupazioni in contesti sereni, le fragilità in energia benefica. Prendono a cuore le esigenze dell’altro, gli infondono fiducia, lo accompagnano con naturalezza nel superare i limiti della paura, della disperazione, della sofferenza, della solitudine, dell’insicurezza. Gli stanno vicino. Stanno con lui. E questo “stare con” è l’architrave di tutto.
Dalla Prefazione di Angelo Ferro
I proverbi di Calatafimi, curioso, insolito libro, può considerarsi la summa del pensiero di Marco Vitale sul buon management.
Pensato con un taglio divulgativo, è indispensabile per imprenditori e manager; fondamentale per gli studenti di questa materia; utilissimo per chiunque abbia a che fare con persone o cose da organizzare e orientare; piacevolissimo per chi semplicemente ami una buona lettura, ricca della saggezza di chi sa far emergere illuminanti collegamenti tra molti campi dell’esperienza umana e della cultura mondiale.
Federalista della prima ora, amareggiato dalle forze politiche e sociali che usano il federalismo come pretesto per disgregare l’Italia, l’Autore si è recato a Calatafimi, dove si svolse la prima sanguinosa battaglia della spedizione dei Mille, per vedere più da vicino cosa costò questa nostra Unità. Qui, per avventura, si imbatte nel Vicolo dei Proverbi che raccoglie alcuni penetranti detti siciliani. Vi trova racchiuso un insegnamento profondo, utilissimo alla gestione dell’impresa moderna e al buon management. Ne scaturisce un libro agile, leggero, ma denso e prezioso, che dimostra l’attualità dell’antica saggezza contadina e vi aggiunge ciò che quella cultura non poteva ancora dare: le qualità di leadership e l’innovazione che Garibaldi, a Calatafimi, seppe dimostrare.
Compare, in questo volume morbido come un Notturno, una citazione di Attilio Bertolucci. Una volta tanto, i versi che poi disegnano il libro lo popolano di memorie e visioni quiete, preserali, dimostrano docilmente, per forza naturale, la loro discendenza dal quieto ed enigmatico Maestro, nella loro natura fluttuante, inafferrabile e dolcemente rievocante. Una volta tanto, perché Bertolucci è modello incompreso anzi frainteso da molti che si sentono onestamente nella sua scia, fermandosi poi al minimo della sensazione, al palpitare d'ala di farfalla, senza percepirne il ritmo lunare, la fintamente dimessa magia subliminale. Marco Vitale, che ha un background vasto, internazionale, è troppo sottilmente avveduto per non sapere che esiste una poesia apparentemente meditativa, crepuscolare, che invece dilata metafisicamente la dimensione dell'ombra, l'angoscia del tramonto, il sogno platonico della rinascita del sole, definitiva, oltre il flusso fenomenico e il triste divenire, domani, oltre, altrove: tre parole innominate in Canone semplice, quanto agognate. Morbido come velluto, il suo verso manifesta una vocazione poetica sicura e personale quanto sfuggente a ogni tentativo di catalogazione: non crepuscolare ma piena di attesa tremante, non meditativa ma immobilmente meditante: "E niente, niente che non avesse/ il peso di una neve/ benefica o una carezza/ tra il marciapiede e le stelle". (Roberto Mussapi)