"Come leggiamo nell'introduzione, anche 'Los bienaventurados', 'I beati', l'ultima opera di Maria Zambrano pubblicata prima della sua morte (1991), vuole realizzare una 'conoscenza poetica', ossia un genere di sapere che nasce dalla simbiosi di ragione e passione, lucidità intellettuale e trasporto emotivo. Un sapere, un pensiero, dunque, che potremmo definire 'creaturale', anzi, con la Zambrano, 'viscerale', e il cui organo a un tempo conoscitivo e creativo è una 'ragione poetica' che applica un metodo 'totale', valorizzando l'intuizione e la rivelazione senza rinnegare l'esigenza di chiarezza da cui è da sempre animata la filosofia. Una ragione così intesa, che Maria Zambrano chiama anche 'logos sotterraneo' o 'logos embrionario', alimenta l'opera della pensatrice andalusa sin dai suoi inizi. Le pagine de 'I beati' mostrano molto efficacemente come la ragione poetica trovi il suo veicolo ideale nella messa a fuoco e nell'interpretazione di alcuni simboli fondamentali: la serpe-vita, il ponte-speranza, l'esilio come espressione della perdita di identità necessaria all'acquisizione di un'identità più intera, i 'beati' come incarnazione del superamento dell'antitesi tra pensiero e vita. Nel loro scaturire dall'azione congiunta di riflessione e immaginazione, e come mette esemplarmente in chiaro un altro di essi, il simbolo della bilancia, questi simboli sono insieme seme e frutto della simbiosi, anzi della 'danza', tra sentire e capire, tra poesia e filosofia." Carlo Ferrucci
Le lettere qui raccolte, note come Cartas de La Pièce, rappresentano uno dei fondamentali epistolari dell'immensa produzione della filosofa Maria Zambrano, la quale intrattenne una lunga corrispondenza con il teologo Agustín Andreu. Iniziato negli anni '50 intorno alle ferite lasciate dalla Guerra Civile, lo scambio profondo tra il giovane teologo e la già autorevole pensatrice, si intensificò soprattutto negli anni '70, quando Andreu inizia a elaborare una teologia "del Logos e dello Spirito nelle loro reciproche relazioni". Il tema del Logos e dello Spirito rappresentava allora un nuovo modo di sentire e concepire il divino., con molte e decisive conseguenze, ed è il vero tema dell'epistolario; in questo tema Maria Zambrano trova un congeniale terreno di lotta filosofica, e un'affine esperienza teologico-metafisica. Dall'esilio a La Pièce (tra Francia e Svizzera), grazie allo scambio con Andreu, la filosofa ha modo di scrivere intorno a sant'Agostino, alla natura, alla gnosi, al matrimonio, alla syzygia (piccola comunità), all'amicizia, all'esilio, ai Maestri, alla Ragione Vitale... facendo affiorare tutto il suo mondo spirituale. L'epistolario è costituito dalle sole lettere di Maria Zambrano e copre il periodo dal 1973 al 1976. In questo primo volume si arriva al febbraio '75. L'opera sarà completata con un secondo volume contenente anche un'Appendice critica curata da Agustín Andreu e un Indice dei nomi. Introduzioni di Lucia Vantini e Agustín Andreu.
Oltre le ombre di Goya, i rebus di Picasso e gli enigmi di De Chirico, Maria Zambrano ci conduce in un itinerario spirituale alia ricerca dei profondi luoghi di umanità racchiusi nelle tele di maestri immortali.
Edison Simons Quiroz (Panama 1934 - Parigi 2001) è stato un ardente poeta, traduttore (tra l'altro di René Char, Coleridge, Mallarmé) e pittore, oltre che uomo di notevole erudizione, appassionato interprete della tradizione sapienziale. È certamente su questo terreno che ha messo radici e si è nutrita l'"amicizia indelebile" con Maria Zambrano, iniziata nel 1977 con un suo pellegrinaggio verso la casa della filosofa in esilio, a La Pièce. Il motivo della visita di Simons consisteva nella richiesta di aiuto per poter arrivare alla pubblicazione dei sogni di Lucrecia de Leon, una figura di grande importanza per la cultura spagnola trattandosi di una giovane donna processata dall'Inquisizione all'acme della sua fama di "sognatrice", cioè di profetessa. Oltre al comune interesse per i sogni e il sognare, Maria Zambrano e Edison Simons si uniranno in stretta relazione intorno alla poesia, alle ricerche nel mare sterminato dell'erudizione compresa quella considerata esoterica, la più affascinante, che è ben documentata nella corrispondenza che presentiamo. Le lettere raccolte nel volume coprono il periodo dal 1977 al 1985 e comprendono un gruppo di lettere inedite, concesse da Rafael Tornero Alarcón, cugino e erede della filosofa. Completa il volume un testo scritto da Edison Simons per raccontare il primo incontro con Zambrano, il testo "Prima dell'occultamento. I mari" e il "Prologo" per l'edizione di Los sueños de Lucrecia de Leon, entrambi scritti dalla filosofa e tradotti per la prima volta in Italia.
Straordinario inedito della più famosa filosofa del Novecento. Maria Zambrano sa far pensare, emozionando, perché la sua filosofia parte proprio dall'immane e poetico compito di affrontare la vita stessa. In questo libro Zambrano lo fa mettendosi in gioco in prima persona con un'autobiografia filosofica dei sentimenti. Il tempo, l'amore, la compassione, l'incredibile capacità di patire insieme che ci rende umani, sono i temi centrali del libro. Il tempo è quello della nascita, quello del racconto, dell'amore e della pietà. L'amore è il sentimento che apre le strade più di ogni altro: un sentimento che apre la possibilità di ogni possibile, che dischiude ogni trascendenza, che apre la via all'infinito. Tutto questo si unisce nella vita di ognuno di noi, per dare l'avvio a un'autobiografia che sarà sempre unica e singolare, al di là di ogni forzatura, di ogni rigidità, di ogni impassibilità. L'amore come apertura al futuro che non sarà mai ripetizione dello stesso, dell'uguale, ma sempre novità e cambiamento. Per riscrivere ogni giorno una nuova pagina in una nuova storia, fatta di uomini, donne, figure nuove e passate, che si alternano nella nostra vita, sulla fantastica giostra dei sentimenti
María Zambrano habló de «filiación» para caracterizar la relación de su pensamiento con el de José Ortega y Gasset. Esta «filiación» fue, sin embargo, extremadamente problemática. Ni el «padre» se reconoció como tal —más bien, al contrario, censuró la orientación inicial del pensamiento de su «discípula»— ni la «hija» pudo ser reconocida como tal por su maestro. Pese a ello, se puede calificar de función ejemplar de «maestro» la que ejerció Ortega ante Zambrano y todos los de su generación. Los vericuetos de la historia y de las vidas personales hicieron que esta función se volviese voz y recuerdo lejanos, pero de una inusitada perennidad.
Zambrano dijo de Ortega que «creaba un ámbito de distancia colmado de confianza que despertaba —y exigía—, en los que en él entraban, el sentir de lo intangible de cada persona». «Por eso —añadía ella— el diálogo con él se desenvolvía con poco esfuerzo, a pesar de las diferencias». En contadísimas ocasiones, ella mostró públicamente esas diferencias, esas desavenencias, filosóficas y políticas, ambas de hondo calado. Al final de su vida, las hizo un poco más explícitas, en los libros y, sobre todo, en las cartas.
Esta edición crítica se propone presentar todos los trabajos que María Zambrano dedicó a su maestro —artículos, manuscritos inéditos y cartas enviadas por ella— hoy por hoy existentes, mostrando a través de las variantes de los textos la modulación temporal de una visión que nunca fue estática sino que se fue enriqueciendo con el aporte de nuevos matices. Estos escritos iluminan con insospechada intensidad una página esencial de la historia del pensamiento español y, nos atreveríamos a decir, de la filosofía europea del siglo XX.
I luoghi decisivi del pensiero filosofico – ha rilevato María Zambrano – si incontrano nelle rivelazioni poetiche. Di qui la ricerca della filosofia che si trova nella poesia, non come pensiero poetico, bensì come filosofia in senso stretto, come una modalità dell’esercizio filosofico finora emarginato dalla storia del pensiero e che nella crisi della modernità è invece capace di configurare un orizzonte di superamento. Ecco perché tutto il pensiero di María Zambrano è volto a indagare lo sfondo comune di filosofia e poesia nonostante la scissione ed il conflitto – segno della storia occidentale – e l’orizzonte dal quale è possibile intravvedere una possibile riconciliazione: la ragione poetica. A tal fine, Filosofia e poesia (1939) rappresenta l’opera fondamentale, insieme al presente libro, a cui stava lavorando prima della morte, e che comprende testi sulla parola poetica in rapporto alla filosofia, e saggi sui poeti più amati dalla Zambrano.
Armando Savignano, ordinario di Filosofia Morale all’Università di Trieste, ha dedicato numerosi saggi all’ispanismo filosofico. Tra i libri più recenti: Introduzione a Ortega Y Gasset, Laterza, Bari 1996. Introduzione a Unamuno, Laterza, Bari 2001. Maria Zambrano. La ragione poetica, Marietti, Genova-Milano 2004.
Panorama della filosofia spagnola del Novecento, Marietti, Genova-Milano 2005. Don Chisciotte.
Illusione e realtà. Rubbettino 2006. Il vincolo degli anniversari. Saggi di filosofia spagnola contemporanea, Saletta dell’Uva, Caserta 2009.
Nella sua scrittura María Zambrano ha sempre dato rilievo all’educazione nel significato più vasto della parola, mettendo anche l’accento su figure di maestri esemplari quale per lei fu il filosofo José Ortega y Gasset e Miguel de Unamuno. In questa raccolta di saggi, alcuni dei quali finora inediti, giunge ad ampliare il tema, mettendo in luce ’educazione nel suo più intimo significato. Si alternano meditazioni sulla pedagogia e il suo legame con la società; sull’importanza del maestro in un mondo in rapido cambiamento; su una giovinezza irrequieta, disorientata e bisognosa diguide che ne sorreggano il cammino.
"In un altro tempo il divino è stato parte integrante della vita umana". Da qui, e dalla difficoltà per l'uomo moderno di percepire questa intimità originaria, ha inizio la riflessione di Maria Zambrano sulla storia, sull'uomo, sul divino. Con una scrittura densa e suggestiva, più vicina al linguaggio poetico che non a quello filosofico, Maria Zambrano ripercorre le varie fasi della relazione tra l'uomo e il divino, a partire dalla nascita degli dèi greci e della filosofia, analizzando la peculiarità della religione cristiana, fino ad arrivare agli esiti nichilistici della tradizione occidentale. "L'uomo e il divino", scrive Vincenzo Vitiello nel suo saggio introduttivo, "è il libro più ricco e complesso di Maria Zambrano, il più importante e significativo dal punto di vista strettamente filosofico".