
"Tra noi," ovvero l'esplorazione dei percorsi del senso. Emmanuel Lévinas ritorna su ciò che costituisce il nucleo del suo pensiero: attraverso una serie di testi di rilievo che percorrono gli assi della sua riflessione, il filosofo definisce la natura della relazione etica che unisce ogni uomo al suo prossimo. Morale dell'amore, della sincerità, ma anche meditazione sulla saggezza e la responsabilità, considerazione sul ruolo della filosofia, riesame dei diritti dell'uomo: il lettore è invitato a un'immersione in profondità nella "relazione intersoggettiva". C'è però del mistero, dice press'a poco Lévinas, in questo legame del "tra-noi", ma ciò non significa che siamo presi in una realtà indecifrabile, né che il "tra-noi" sia uno spazio che resta per noi ostinatamente opaco. Nel corso delle pagine, il velo si alza. Il rapporto dell'uno all'altro si rivela nella trascendenza del per-l'altro e porta, così, a scoprire il "soggetto etico", dunque il "tra-noi".
Nell'affrontare il pensiero dantesco Gilson evita di apporgli una comoda etichetta classificandolo tra le filosofie già costituite del tempo, si impegna piuttosto nel tentativo pienamente riuscito di comprenderlo secondo i tratti che gli sono singolari e unici. Per Gilson collocare storicamente il pensiero dantesco non significa ricondurlo al tomismo o all'averroismo, come si è maldestramente preteso, quanto invece mostrarne l'impianto teoretico originale e solidamente giustificato nei suoi propri principi in un continuo confronto con le principali e tra loro molto varie correnti filosofiche del tempo. Attraverso una penetrante disamina del "Convivio", della "Monarchia" e della "Commedia" viene messa a fuoco l'idea dantesca fondamentale dell'armonia dei tre ordini: politico, filosofico e teologico. Armonia che per Dante si realizza soltanto attraverso il riconoscimento della completa autonomia, pur in una gerarchia di dignità, di ognuno dei tre ordini e del loro specifico ruolo assegnato dalla Provvidenza divina.
E se un giorno chi detiene le chiavi dell'economia mondiale prendesse le sue decisioni non solo ricercando il profitto, ma lasciandosi guidare da principi morali universali? Forse il benessere sarebbe più diffuso e nei momenti di crisi alla fine si conterebbero meno vittime... Questa prospettiva è decisamente di là da realizzarsi. Ciò non toglie che si possa cominciare a porre le basi ideali per una fondazione morale dell'economia, che abbia al suo centro l'attenzione per l'uomo e - esigenza non più rinviabile - la cura dell'ambiente. In questo libro si apre una riflessione a tutto campo che invita gli attori economici a chiedersi non solo che cosa sia più vantaggioso, ma che cosa sia più giusto fare. Questa domanda fondamentale viene via via declinata in interrogativi più specifici: è vero che tutto può essere comprato e venduto? Bene e utile coincidono? L'interesse di chi bisogna perseguire nella propria iniziativa imprenditoriale? L'avidità è il motore del progresso oppure un vizio? In quale misura sono accettabili le diseguaglianze economico-sociali? Che tipo di uomo vuole essere il businessman? Quale rapporto ha la ricchezza con la felicità? Quali valori sono in gioco nell'attività economica? Che cosa si intende per sviluppo, e lo sviluppo di chi si deve ricercare? Lungo questo percorso, a segnare i punti fermi del ragionamento, si ritrovano alcuni imperativi morali, che intendono offrire un orientamento per capire come rendere eticamente corretto il proprio agire economico. Da questa prospettiva l'etica e l'economia non sono discipline separate o addirittura in competizione tra loro, ma modalità di intervento sulla realtà in dialogo e mutua collaborazione, entrambe dirette verso il «bene», concetto che è tanto più urgente riscoprire quanto più oggi suona fuori moda e privo di significato.
Il periodo trascorso a Marsiglia tra il 1940 e il 1942, in attesa di imbarcarsi per gli Stati Uniti, rappresenta per Simone Weil una stagione di fioritura delle amicizie e un momento di straordinaria ricchezza e fecondità del pensiero e della scrittura. Il numero di lettere inviate a familiari e amici è impressionante, ma quel che più stupisce è la maniera in cui la sincerità degli affetti si coniuga con la ricerca della verità, che si va facendo sempre più pura e assoluta. Di questa continua vibrazione interiore dà testimonianza la prima parte di questo libro che ricostruisce la complessa esperienza culturale e sentimentale vissuta a Marsiglia, proponendo le lettere che Simone invia a due amici, con i quali la parola scritta si offre come l'unico strumento di conoscenza reciproca. Sono Joë Bousquet, il poeta di Carcassonne, paralizzato in seguito alle ferite riportate durante la Prima Guerra Mondiale, e Antonio Atarés, contadino anarchico aragonese, prima rinchiuso nel campo d'internamento del Vernet e poi spedito a Djelfa, sull'altopiano algerino. Il volume si chiude con la nuova traduzione di alcune pagine, tratte da Le forme dell'amore implicito di Dio, in cui si condensa la splendida, vertiginosa concezione dell'amicizia elaborata e concretamente vissuta da Simone Weil.
Finora siamo stati ridotti a risorse umane. Per il neoliberismo noi siamo risorse per l'economia, non è l'economia a essere risorsa per noi. E non è neppure la cosa peggiore che possa capitarci: quanti non sono risorse diventano esuberi e rischiano di essere ridotti a vite di scarto. Che succede però se le "risorse umane" si ribellano scegliendo la via della nonviolenza e del rilancio della democrazia per riaffermare la loro dignità? Queste pagine sono appunti di viaggio per chi vuole inoltrarsi sulla via della rivolta civile pacifica, riflettendo sui modi per rigenerare economia e politica.
Nel cammino della filosofia il realismo ha spesso costituito l'asse fondamentale della ricerca. Esso è in grado di rinnovare il pensiero, oggi, quando la filosofia moderna si è chiusa, sostituita dalla presente povertà postmetafisica e dal disfattismo della ragione. Il volume mette alla prova la forza del realismo, intrecciando riflessione teoretica e riflessione storiografica, e dando voce ad autori come Tommaso d'Aquino, Hegel, Schelling, Gentile, Maritain, Bontadini, Severino, Putnam.
Dalla poesia epica e lirica della Grecia arcaica a Platone, da Kant a Hegel, dal materialismo dialettico a Adorno, le varie forme che la dialettica del bello ha assunto nel corso del pensiero occidentale sembrano disegnare una costellazione che continua a sollecitare chi la contempla, anche in prospettiva non strettamente filosofica. Pensiamo ai gesti provocatori di molta arte contemporanea, o al nostro controverso rapporto con l'idea di "natura"; ma anche a mentalità e ideologie che sembrano oggi pervadere ogni aspetto del mondo globalizzato, costruendo le identità simboliche collettive e insinuandosi negli individui in modo da plasmarne in profondità le menti e i corpi. Senza rinunciare a riflettere sulla bellezza, la filosofia deve ponderare con cautela le definizioni rassicuranti che di essa produce la razionalità strumentale. Pensare l'esperienza del bello in modo dialettico richiede di soffermarsi sulle pieghe e sulle incertezze della tradizione, per riconoscervi l'inquieta coappartenenza di bellezza e libertà.
Saramago è un autore che si colloca su quel sottile confine che separa l'opera letteraria dalla filosofia. Autore eclettico, affronta nella sua prolifica, se pur non lunghissima carriera, molteplici argomenti. Saramago affronta con cruda realtà le situazioni create dalla sua fantasia, si interroga e interroga il lettore nel suo meta narrare, ci mostra un'umanità svelata, penetrata nella sua intimità da un osservatore acuto e coinvolto e, in un certo modo, anche compassionevole, poiché l'autore si schiera sempre a favore del lato umanamente caduco dei suoi personaggi.
Piccolo esercizio di pensiero per scoprire nel termine "narcisismo" antiche e nuove intuizioni non riducibili al mero trionfo dell'effimero. L'autrice, con spiccata sensibilità filosofica e scrittura avvincente, ne coglie gli aspetti più attuali e dirompenti. Il mito di Narciso, narrato nel terzo libro delle Metamorfosi di Ovidio, è un classico che non ha ancora esaurito quel che ha da dire.
Il libro ricostruisce, nella sua prima parte, le linee essenziali della concezione "radicale" del linguaggio di Ortega y Gasset (1883-1955), inserendola nel contesto più ampio della sua visione dell'uomo e dell'origine della società. Tale concezione è "radicale" poiché il linguaggio articolato affonda le sue radici nel terreno del gesto e della corporeità. La seconda parte del volume ripercorre le riflessioni sul linguaggio di María Zambrano (1904-1991), l'allieva di Ortega che ha messo al centro della sua filosofia la ricerca di una ragione incarnata: in luoghi, in corpi, in persone.
"All'inizio del 2013 sono venuto a conoscenza di passi contenuti nei Quaderni neri che si riferiscono agli ebrei, all'ebraismo o, meglio, all'ebraismo mondiale. Mi fu subito chiaro che la pubblicazione di questi Quaderni avrebbe suscitato un grande dibattito internazionale. Già nella primavera di quell'anno ho pregato Friedrich-Wilhelm von Herrmann - l'ultimo assistente privato di mio nonno e, secondo una dedica di quest'ultimo, il 'principale collaboratore della Gesamtausgabe', in quanto profondo conoscitore del suo pensiero - di esprimere il suo punto di vista sui Quaderni neri nel loro complesso e, in particolare, sui passi riferiti agli ebrei ora al centro dell'attenzione pubblica. Nelle pubblicazioni sui Quaderni neri si sono diffuse rapidamente espressioni di grande effetto come 'antisemitismo onto-storico' oppure 'antisemitismo metafisico'. Ma c'è davvero dell'antisemitismo nel pensiero di Martin Heidegger? Von Herrmann propone qui la sua interpretazione ermeneutica e il suo collaboratore, Francesco Alfieri, conduce un'ampia analisi filologica dei volumi 94-97 della Gesamtausgabe, approdando a risultati sorprendenti che inaugurano una nuova prospettiva sui Quaderni neri" (dalla Premessa di Arnulf Heidegger).
"Tre testi di Kant leggo e commento, da un punto di vista etico, politico e da ultimo estetico: Idea di una storia universale dal punto di vista cosmopolitico, Per la pace perpetua, se il genere umano sia in costante progresso verso il meglio. Li leggo e commento per trovare la possibilità di esperire, ancora una volta, il legame tra l'identità personale e l'identità della Storia del genere umano."