La figura di Franco Battiato ha rappresentato un unicum. Non esiste un precedente simile nella storia dello spettacolo contemporaneo in Occidente. Il cantautore siciliano possedeva e trasmetteva agli ascoltatori "la percezione del divino e della sua eterna assenza". In queste pagine Massimo Granieri vuol ricordare l'amico e soprattutto il maestro di parole e musica. Un artista, Battiato, proiettato alla continua ricerca dell'infinito. La canzone Centro di gravità permanente ad esempio è forse una delle esperienze più profonde che il maestro ci ha consegnato, una preghiera laica da ascoltare restando accovacciati nel silenzio della sera. Attraverso la rilettura delle canzoni più famose, i ricordi della loro amicizia e il racconto di come la musica di Battiato abbia influenzato la sua vita, così come quella di milioni di italiani, Granieri traccia un ritratto a tutto tondo del grande artista. Il volume è arricchito da interviste ad artisti e giornalisti che hanno intrattenuto un rapporto speciale con Battiato e la sua musica. Prefazione di padre Antonio Spadaro Sj. Postfazione di Cristiano Massimo Parisi. Con un saggio di Gianluca Veltri.
Con questo libro-manifesto, che contiene quarantotto contributi di figure del mondo scientifico e umanistico internazionale, s'è inteso intessere un elogio, anche se critico ed espresso da prospettive diverse, delle qualità evolutive, cognitive e immaginative dell'uomo, per sollevare una voce a difesa delle caratteristiche essenziali e universali dell'umano, mostrando l'inganno dei dogmi e del pensiero unico odierni, e nello stesso tempo l'infondatezza argomentativa e il vuoto ideale d'un modello sociale; e s'è voluta proporre una possibile via d'uscita, pur nella diversità delle visioni, dall'attuale stallo nel quale l'umanità è venuta a trovarsi, confidando primariamente nell'infinita forza dell'educazione e nell'inesauribile perfettibilità dell'uomo.
Con questo libro-manifesto, che contiene quarantotto contributi di figure del mondo scientifico e umanistico internazionale, s'è inteso intessere un elogio, anche se critico ed espresso da prospettive diverse, delle qualità evolutive, cognitive e immaginative dell'uomo, per sollevare una voce a difesa delle caratteristiche essenziali e universali dell'umano, mostrando l'inganno dei dogmi e del pensiero unico odierni, e nello stesso tempo l'infondatezza argomentativa e il vuoto ideale d'un modello sociale; e s'è voluta proporre una possibile via d'uscita, pur nella diversità delle visioni, dall'attuale stallo nel quale l'umanità è venuta a trovarsi, confidando primariamente nell'infinita forza dell'educazione e nell'inesauribile perfettibilità dell'uomo.
Conflittuale e costruttiva, negativa e affermativa, distruttiva e ordinativa, critica e dogmatica, razionale e mitica: è vero che l'ideologia è un modo errato, parziale e soggettivo, di pensare la politica? È vero che le ideologie oggi sono morte? La risposta è un doppio no. Le ideologie sono il modo attraverso il quale si presenta il pensiero politico nell'età moderna: sono risposte alle crisi, e a loro volta vettori di crisi. Oggi le ideologie restano, ma trasfigurate: affermazioni polemiche e identitarie, da una parte sono limitate a gruppi ristretti, mentre dall'altra diventano raccoglitori di scontento, come sovranismi e populismi. E anche i nuovi conflitti geopolitici che lacerano il mondo si esprimono attraverso lo scontro ideologico fra democrazie e autocrazie. Nella loro pluralità le nuove ideologie dimostrano l'ineluttabilità della politica: in esse si esprime la coazione occidentale a pensare che l'ordine politico può essere il risultato di un'azione liberatoria, con cui ci appropriamo del nostro destino.
In una civiltà con pretese di immortalità parlare di morte è sempre più difficile. Eppure la morte non è l'opposto della vita, ma parte della vita stessa. Il problema oggi non è tanto se ci sia vita dopo la morte, profonda convinzione degli autori di questo volume, ma se siamo vivi prima di morire, in modo da essere vivi per sempre. Prendere coscienza del fatto che la nostra vita è limitata ci fa capire quanto ogni istante che viviamo, in quanto unico e irripetibile, sia preziosissimo e ogni attimo vissuto con amore sia sacro. La contemplazione della morte dunque, anziché terrorizzarci, può costellare la nostra vita di una catena di gemme preziose.
Guardano il cielo stellato ma non si meravigliano, sono angosciati dall'esistenza ma non sono tragici, elaborano ricette ma non redigono nuove tavole della legge, parlano di tutto ma non di noi. I contemporanei non ci sono attuali. Sono i classici i competenti in umanità e i maestri di saggezza: con i loro precetti - obbedire al tempo, seguire il demone, conoscere se stessi, non eccedere, conoscere la natura - ci soccorrono nel rispondere alla domanda di Agostino: «Tu chi sei?». Sono i classici che, liberandoci dalla saturazione e dalle spire del presente, ci ricollegano alla memoria dei trapassati e ci interpellano sulla responsabilità verso i nascituri, rendendoci partecipi di quella grande comunità - res publica maior la chiamava Seneca - che ci precede e ci eccede. Il libro spinge questa riflessione fino ai nostri giorni. Intercetta le domande dei giovani, abitati da una divorante ansia di verità e chiamati a una missione supplementare e difficile: arrivati in un mondo fatto su misura per i loro padri, devono costruirne uno per loro stessi e per i loro figli. Torna così attuale l'invito che Max Weber, echeggiando la saggezza classica, rivolse ai giovani nei giorni segnati dalle macerie della prima guerra mondiale. Alla loro domanda: «Professore, cosa dobbiamo fare?», rispose semplicemente: «Ognuno segua il demone che tiene i fili della sua vita».
Brahmana, Upanisad, Jainismo, Buddhismo, le scuole materialistiche, lo Yoga, il Vedanta, le scuole scivaite, fino alle correnti contemporanee: il libro è una sintesi dei maggiori sistemi della filosofia indiana. Dopo la presentazione delle principali scuole filosofiche, Giuseppe Tucci prende in esame i temi e i problemi più rilevanti della tradizione filosofica indiana nel corso di cinquemila anni: la questione della conoscenza, l'analisi dell'io, del tempo e dello spazio, il rapporto con il divino, il linguaggio, l'esperienza estetica.
Il pensiero di Antonio Rosmini sull'educazione è vivo, attuale e in grado di offrire una bussola per il presente. Viviamo una crisi educativa, una crisi che è una formidabile sfida per costruire una società autenticamente umana, che coniughi verità, libertà e bellezza. In questo testo viene trattata l'educazione e i suoi fondamenti, la politica, la libertà d'insegnamento, il rapporto con la fede, il dialogo e la testimonianza, la famiglia, alcune questioni metodologiche e alcuni errori presenti nel modo di educare. Il testo, che presenta vari contributi accademici, illustra un itinerario che conduce verso una meta fondamentale: formare la persona.
Conservare la dignità umana oggi non è facile, soprattutto per chi non sa difendersi dai pericoli della Rete prevalenti in questo tempo di cambiamento. Quali sono i rischi di dipendenza dai media?
Questo saggio è un estratto dal capolavoro spirituale di Dietrich von Hildebrand, Trasformazione in Cristo, che il filosofo scrisse durante la sua eroica lotta contro i nazisti e che è spesso paragonato a L'imitazione di Cristo da coloro che ne hanno apprezzato la straordinaria saggezza spirituale. In esso von Hildebrand mostra perché per rispondere alla chiamata di Dio con la santità dobbiamo essere trasformati in Cristo, e spiega le virtù a cui occorre tendere per realizzare questa trasformazione. Tra le diverse virtù richiamate da von Hildebrand - contrizione, fame di giustizia, fiducia, mitezza, misericordia, ecc. - l'umiltà ha certo un posto essenziale. Smascherando l'ipocrisia di stampo nietzschiano, che fa dell'umiltà un atteggiamento servile e rassegnato, inadatto a chi vuole imporre i propri diritti e affermare la propria volontà, von Hildebrand mostra, al contrario, come l'umiltà sia una struttura fondante della dignità dell'uomo, premessa di ogni cammino spirituale e presupposto di ogni vera libertà. Non coltivare la vera umiltà espone - come sottolinea Pierangelo Sequeri nella Prefazione - alle insidie dell'orgoglio e soprattutto al proliferare dell'alterigia, perversione capace di minare ogni legame sociale e ogni autentica compassione umana.
Alla propria «autobiografia mentale» Croce ha dedicato, oltre al Contributo alla critica di me stesso, numerosi luoghi delle sue opere, della corrispondenza e, soprattutto, del diario che per oltre quarant'anni ha tenuto nell'austero intento di «invigilare» sé stesso. Ritagliando da queste fonti i passi più rivelatori, con una finezza pari alla sua competenza, Giuseppe Galasso ha costruito un'antologia capace di farci vivere dall'interno l'ininterrotto dialogo che Croce ha intrattenuto con sé stesso e di svelarci così le ragioni profonde di un'attività tanto prodigiosa. Un'attività che nasce da un'intima tendenza per la letteratura e per la storia e che, dopo avergli consentito di superare gli anni dolorosi e cupi successivi alla scomparsa dei genitori e della sorella nel terremoto del 1883, varca i confini dell'erudizione per poi aprirsi alla vita politica e sociale. Anche di questo ruolo centrale sulla scena pubblica cogliamo qui i risvolti più personali e segreti: dall'«amaro compiacimento» che gli deriva nel 1925 - dopo il rifiuto di sostituire Gentile come ministro dell'Istruzione - dal «sentirsi libero tra schiavi», al senso di liberazione «da un male che gravava sul centro dell'anima» suscitato dall'arresto di Mussolini, sino all'emblematica confessione del 1951: «La morte ... non può fare altro che così interromperci, come noi non possiamo fare altro che lasciarci interrompere, perché in ozio stupido essa non ci può trovare». Prefazione di Piero Craveri.
Il presente volume contiene un Corso sistematico di Metafisica, fino ad ora inedito, dettato dal padre Cornelio Fabro nella Pontificia Università "De Propaganda Fide" nell’anno accademico 1948-1949 (ad privatum Auditorum usum). Il volume ha un duplice valore: metodologico e contenutistico. La struttura scelta ha una finalità propedeutica; segue, infatti, "lo sviluppo dei problemi della teoria aristotelica", cercando "la soluzione di essi nella linea della metafisica tomistica". In esso il metodo e il contenuto si intrecciano in un modo mirabile; non si tratta, infatti, solo del modo di disporre la materia, ma è in gioco la stessa concezione della metafisica come scienza. Il metodo, inoltre, si traduce in maieutica: attento agli studenti, Fabro offre spesso un «complemento scolastico» come strumento per affrontare i problemi, anticipando sovente indicazioni che possano guidare la ricerca.