Il dialogo fra Arnoldo Mosca Mondadori - poeta e credente - e Salvatore Veca - agnostico -, poco prima della scomparsa di quest'ultimo, prende forma di testamento spirituale, in cui la visione filosofica del mondo incontra i pensieri più personali su temi che riguardano il senso della vita - la speranza, l'amore, la fede. Emerge un ritratto intimo e inedito di uno dei più importanti filosofi italiani, dove non si incontrano certezze assolute, ma domande sempre aperte capaci di scrutare e allo stesso tempo illuminare la realtà in cui viviamo. Una luce che molto ha a che fare con la pagina evangelica delle Beatitudini, letta laicamente come una mappa per orientare all'umano e far fiorire possibili isole di rispetto, generosità ed empatia nel mondo. Prefazione Arnoldo Mosca Mondadori.
Questo saggio, pubblicato per la prima volta in lingua tedesca nel 1970, può essere considerato il momento conclusivo del percorso di Roman Ingarden, il più noto esponente polacco della tradizione fenomenologica. Compaiono infatti, in modo più o meno esplicito, diverse nozioni fondamentali già elaborate dal filosofo, che costituiscono lo sfondo su cui si mentali innesta la trattazione di un argomento di inesauribile attualità e nevralgico per la caratterizzazione dell'essere-uomo. Che cosa significa decidere co e agire responsabilmente? Esistono alcuni presupposti imprescindibili affinché ciò sia possibile? L'esito della riflessione di Ingarden mette in stretta relazione il darsi della responsabilità umana con alcuni concetti chiave: i valori, la persona, l'identità, la libertà, il tempo.
Lo studio di filosofia delle religioni, della sua riflessione fenomenologica sull'approccio al sacro e sull'esperienza religiosa, intende offrire le condizioni per tracciare temi e aspetti comuni a tutte le religioni e filosofie di vita, all'insegna di un'analisi incentrata sulla ricerca di una concordanza di valori, di scelte etiche consapevoli e universali, nella dinamica espressiva di coinvolgimento della persona nel suo aprirsi al divino con correttezza interpretativa. Ne deriva l'ineludibilità di un impegno condiviso d'intenti, di aperture di rispetto dell'altro-che-crede-da-me, nella consapevolezza esistenziale e di coscienza morale, di una realtà trascendente, concepita come Essere Eterno (religioni) o sacralità di pienezza (filosofie di vita). Non manca la riflessione per una possibilità d'incontro comunitario tra i rappresentanti dei diversi credi del mondo all'insegna dell'intesa universale, in nome della volontà di scelta ontologica e assiologica, dell'attestazione del trascendente, della dignità dell'uomo, in uno sguardo più ampio di ciò che è l'ideologica strumentalizzazione esistenziale soggettiva del proprio credo. Questo studio filosofico-religioso è sostenuto dall'intenzione di fare chiarezza sugli elementi e sui paradigmi che accomunano le diverse esperienze religiose nel loro intento di unità, nella molteplicità di approcci e di prospettive, per estensioni storico-etiche di rispetto, di pace e per la realizzazione dell'interiorità umana. In questo senso, la trattazione sviluppata offre una prospettiva filosofico-ecumenica.
Esplorare il campo del desiderare significa scoprire il punto di Archimede e l’orizzonte dell’esistenza. Il desiderio abbraccia l’attrazione dell’infinito e la benedizione del limite, nella trama della realtà che è dono.
Il desiderare è esperienza del corpo e dello spirito, spinta che genera l’invocazione, la scrittura, la ricerca, la creatività. Desiderare significa abitare e attraversare quel vuoto che sostiene e alimenta la percezione di ogni pienezza, quella della dignità di figli e figlie di Dio.
Conciliare libertà e solidarietà: la grande sfida per la nostra convivenza Lo stato d'emergenza in cui siamo caduti ha finito per contrapporre la politica del bene comune a quella del bene individuale, esasperando un equilibrio che lo Stato di diritto solitamente garantisce con armonia. Per accettare e legittimare la limitazione delle libertà individuali a favore della sopravvivenza collettiva è bene ripercorrere i fondamenti morali, politici e giuridici delle nostre costituzioni. Uno stato democratico non può scegliere politiche che comportino un aumento del numero dei contagi e, quindi, delle probabili morti. È questa la tesi centrale della riflessione di Jürgen Habermas, una delle voci più autorevoli della filosofia europea. Il testo è preceduto da una riflessione di Gustavo Zagrebelsky che nel tracciare le inquietudini del contesto italiano accoglie e fa proprio l'invito alla ragionevolezza che viene da questo libro.
Cosa accadde a Lisbona il 1° novembre del 1755? Perché l'immane disastro del terremoto, che in quel giorno rase al suolo la capitale portoghese e fu avvertito in buona parte dell'Europa, è un evento che ancora ci riguarda? Lisbona inaugura un significato inedito della parola "catastrofe" e, insieme, segna l'inizio dell'epoca in cui stiamo vivendo. Se una data può essere indicata per il passaggio di consegne fra il passato e l'epoca secolare, questa data va fissata nell'evento-soglia costituito dal terremoto di Lisbona, dalle reazioni degli intellettuali illuministi e dalla partecipazione emotiva della nascente opinione pubblica europea. Il Poema di Voltaire, la lettera di risposta di Rousseau, i saggi in cui il giovane Kant rifl ette sulle cause fisiche del terremoto lusitano, intarsiati alle considerazioni sullo spettacolo e sull'amministrazione del disastro, sulle geometrie morali della compassione e sull'ottimismo gnoseologico e ontologico della scienza, sono le voci di un dibattito che, come la catastrofe, rimane, da allora, sempre drammaticamente attuale.
Uno dei molteplici esiti particolarmente problematici che la modernità filosofica ha generato e consegnato alla posterità è stata la separazione della triade metafisica Dio-uomomondo. Essa ha originato fratture epistemologiche, ontologiche, antropologiche, etiche e sociali, determinando la comprensione dell'uomo come soggetto, che si esprime nell'autoaffermazione di sé, come unicità normativa e come unico punto di riferimento della realtà tutta, compresa la pensabilità di Dio. Il presente lavoro, partendo dalla consapevolezza che il pensare cartesiano costituisce una "necessaria inizialità" e una "singolarità senza analoghi", per la compresenza nel suo pensiero di tante virtualità, che si sarebbero sviluppate nell'evolversi delle varie fasi del moderno, fino ad arrivare all'attualità storico-culturale, intende rivisitare la proposta cartesiana, sia per i suoi punti di forza sia per quelli di debolezza, ai fini della definizione di ogni possibile "teoria" del soggetto. Questo perché l'attenzione all'ermeneutica della condizione umana intrapresa da Cartesio può diventare particolarmente significativa per riguadagnare l'affermabilità del soggetto, all'interno di un contesto che ne proclama la sua fine, proponendone una diversa definibilità che lo coglie come soggetto di relazioni in relazione.
Istruzione, commercio, industria, viaggi, divertimento, sanità, politica, relazioni sociali, in breve la vita stessa sta diventando inconcepibile senza le tecnologie, i servizi, i prodotti digitali. Questa trasformazione epocale implica dubbi e preoccupazioni, ma anche straordinarie opportunità. Proprio perché la rivoluzione digitale è iniziata da poco abbiamo la possibilità di modellarla in senso positivo, a vantaggio dell'umanità e del pianeta. Ma a condizione di capire meglio di cosa stiamo parlando. È cruciale comprendere le trasformazioni tecnologiche in atto e uno dei passaggi oggi fondamentali è quello dell'intelligenza artificiale, della sua natura e delle sue sfide etiche, che Luciano Floridi affronta in questo libro, offrendo il suo contributo di idee a un quanto mai necessario sforzo collettivo di intelligenza.
L'esilio è l'evento fondamentale che ha segnato la biografia della filosofa spagnola Maria Zambrano. Nella stretta connessione tra pensare e vivere, esso diviene anche il concetto fondamentale della sua riflessione filosofica, la traccia su cui prende forma un pensiero delirante, capace di svegliarsi e di incontrare la vita con tutto ciò che non entra nella coscienza desta. Pensare l'esilio pone in stato di crisi la razionalità dialettica occidentale: il "carcere del concetto" lascia il posto al linguaggio della nascita. Si apre alla generatività che "concepisce" e mette al mondo il mondo, accogliendo tutto ciò che nasce semplicemente perchè è nato.
«Non abitiamo più la terra e il cielo, bensì Google Earth e il Cloud. Il mondo si fa sempre più inafferrabile, nuvoloso e spettrale». Abbiamo perso il contatto con il reale. È necessario tornare a rivolgere lo sguardo alle cose concrete, modeste e quotidiane. Le sole capaci di starci a cuore e stabilizzare la vita umana. Una massa di informazioni ci investe ogni giorno. Come ogni inondazione, anche questa agisce sulle nostre esistenze, spazza via confini, rimodella geografie. Ormai sono i dati e non più le cose concrete a influenzare le nostre vite. Le non-cose stanno prendendo il sopravvento sul reale, sui fatti e la biologia. E così la realtà ci appare sempre più sfuggente e confusa, piena di stimoli che non vanno oltre la superfice. Con la sua consueta lucidità e veemenza, Byung-chul Han, critico severo ma acuto della contemporaneità, ci offre una peculiare e sferzante riflessione sulla comunicazione, la Rete e il futuro che stiamo costruendo.
Nel 1909, presso l'Accademia teologica di Mosca, Pavel A. Florenskij presentava ai suoi studenti un ciclo di lezioni intitolato Primi passi della filosofia. Con lo stesso titolo fu poi pubblicato, nel 1917, un prezioso volumetto, organica elaborazione delle prime lezioni del corso. La presente edizione restituisce l'insieme dei testi cui è possibile riferirsi, nell'evidente continuità storica e genetica, con il titolo comune Primi passi della filosofia. Oltre agli scritti pubblicati nel volumetto del 1917, viene qui tradotto il manoscritto delle undici lezioni presentate agli studenti nel 1909. L'opera indaga il profondo legame tra Naturphilosophie e religione antica nella prima apparizione del pensiero ionico. La filosofia di Talete, in particolare, ne riaffiora come potente e complessa costruzione speculativa, nutrita della feconda tensione tra l'antichissima radice religiosa e la possibilità, interna alla stessa «visione poseidonica» che l'informa, di trascenderne l'implicito destino.
"L'antica arte di saper vivere" esplora la saggezza della filosofia stoica, mostrandoci come le intuizioni e i consigli degli antichi maestri possono essere perfettamente applicati anche ai nostri giorni. Ricorrendo alle intuizioni psicologiche e alle tecniche pratiche degli stoici, L'antica arte di saper vivere indica una via per superare l'inquietudine cronica che ci affligge: come ridurre al minimo le preoccupazioni? Come lasciar andare il passato senza rimpianti e concentrare i nostri sforzi solo su ciò che possiamo cambiare? Come reagire agli insulti, alla sofferenza, alla vecchiaia? Semplici strategie da applicare nella quotidianità, rivolte alle persone comuni per aiutarle a vivere meglio: la contemplazione della natura transitoria del mondo, il dominio del desiderio, la distinzione tra le cose che possiamo controllare e quelle che non possiamo controllare e di cui quindi non dovremmo preoccuparci. Vivere secondo natura e accettare il proprio destino. Non permettere agli altri di turbare la nostra tranquillità. Con questo libro Irvine apre un canale di comunicazione tra i lettori moderni e alcune figure centrali della cultura europea come Marco Aurelio, Seneca ed Epitteto, al fine di fornire una "filosofia di vita pratica" radicata nella tradizione occidentale e applicabile al nostro tempo.