
Che cosa va punito? In che modo? Con quali obiettivi? Come dobbiamo intendere la responsabilità e la colpa? Questioni come queste sono strettamente correlate ai mutevoli contesti politico-ideologici, alle tendenze culturali, all'evoluzione del pensiero filosofico e anche ai paradigmi elaborati dalle scienze. Il libro offre un quadro dei temi e dei problemi di fondo del diritto penale contemporaneo, sottolineando il rapporto di forte tensione, e in alcuni casi di contraddizione, tra i principi che dovrebbero conformare un diritto penale liberaldemocratico degno di questo nome e il concreto diritto penale che viene applicato nei tribunali.
Giudicare: un compito necessario e impossibile. Necessario perché una società non può lasciare senza conseguenze comportamenti incompatibili con la sua ordinata sopravvivenza. Impossibile perché non possiamo mai avere la certezza di riuscire a conseguire la verità. Da questa contraddizione nasce l’esigenza di stabilire un itinerario conoscitivo, il ‘processo’, ritenuto il metodo meno imperfetto per pronunciare una decisione giusta, che siamo disposti ad accettare pro veritate.
Una preziosa riflessione sul processo penale che ne analizza l’irrinunciabile funzione sociale, le scelte epistemologiche qualificanti, gli snodi fondamentali, le distorsioni della sua rappresentazione mediatica.
"Questo libro raccoglie una miriade di storie nelle quali riconosciamo non soltanto l'importanza e rilevanza delle esperienze educative esemplari, per gli altri e per se stessi, che vi sono narrate. Si tratta di storie all'insegna del motivo dell'andare, del viaggio, dell'errare, del camminare: verso una meta certa o cercandola. Le vicende di cui il testo parla - ricche di incontri, di scoperte e di apprendimenti imprevisti - ci vengono rivelate da voci singole, corali ed eterogenee, che hanno eletto il proprio essere in cammino come la più autentica, convinta e tenace filosofia di vita: come una metafora esistenziale e come un impegno concreto, quotidiano, generoso. (...) Educatori senza frontiere vi consentirà di entrare nella sua filosofia pedagogica, ma ha anche il potere, come mi è accaduto leggendolo in anteprima, di moltiplicare le riflessioni sull'esperienza millenaria del viaggiare, così indispensabile al nostro essere e divenire donne e uomini più saggi. Al protendersi, finché ci è possibile, verso l'ignoto, dentro e fuori di noi, anche soltanto imparando a camminare diversamente nelle nostre vite quotidiane. Libri come questo ci insegnano a re-immaginare i confini e i crinali dai quali sporgerci con occhi diversi, per percorrerli in un equilibrio instabile, per guardare sempre da ambo i lati, procedendo circospetti, per scoprire che non si cresce nel corso della vita solamente grazie alla certezza di una rete protettiva." (Duccio Demetrio)
Il libro racconta l'esperienza di Amica Sofia, che da anni porta avanti percorsi di filosofia con bambini e ragazzi. La filosofia di Amica Sofia non è una materia che si insegna, bensì un modo di dialogare, una forma di attenzione, per usare un termine caro a Simone Weil: consiste nel mettersi in ascolto dei bambini e nel riscoprire insieme a loro le molte domande riguardanti l'esistenza, il rapporto con chi ci circonda, le prospettive per il futuro. A scuola si trasmette spesso un sapere strutturato che non corrisponde al domandare pieno di stupore con cui la curiosità si manifesta nel bambino. Amica Sofia intende mostrare come fare filosofia significhi anzitutto saper stare nella domanda, finché non si presenti una risposta plausibile (e mai, comunque, definitiva).
Massimo Recalcati interroga la funzione paterna nell’epoca della sua crisi. Attraverso Sigmund Freud e Jacques Lacan e alcune figure tratte dalla letteratura (Philip Roth e Cormac McCarthy) e dal cinema (Clint Eastwood), si delineano i tratti di una paternità indebolita ma comunque essenziale.
Nel tempo dell’evaporazione del padre, che cosa può essere ancora una guida per il soggetto? Insomma, cosa resta del padre?
Massimo Recalcati, psicoanalista, insegna Psicopatologia del comportamento alimentare all’Università di Pavia. Nelle nostre edizioni ha pubblicato con successo L’uomo senza inconscio (2010).
Migliaia di anni fa, la cultura indoeuropea si è divisa in due modi di pensare, che si sono sviluppati uno a Occidente e l'altro a Oriente. Delineandone le differenze, Christopher Bollas illustra in questo volume come queste due mentalità stiano ora nuovamente convergendo, in particolare nella pratica psicoanalitica. Mettendo a confronto psicoanalisti occidentali e filosofi orientali, l'autore collega la pratica psicoanalitica di Donald Winnicott e Masud Khan alla tradizione poetica orientale, improntata al taoismo, mostrando come entrambe privilegino la capacità di stare da soli e forme di comunicazione non verbale. Inoltre, illustra come il pensiero di Jung, Bion e Rosenfeld sia assimilabile all'etica di Confucio, che considera la dimensione collettiva della mente individuale.
Prendendo spunta da un fatto di cronaca realmente accaduto, Li Ang narra la storia di Lin Shi, una povera contadina costretta a sposare un uomo rude e brutale, che per professione macella maiali. L'uomo si fa costantemente beffa delle regole religiose e morali della società in cui vive e non esita ad abusare della moglie, godendo dello stesso perverso piacere che prova sgozzando animali. Lin Shi si ritrova ben presto in una situazione senza via d'uscita: emarginata dalle altre donne del villaggio - che considerano i suoi comportamenti bizzarri e le sue grida di aiuto niente altro che un perverso escamotage sessuale per eccitare il marito - scivola lentamente nella disperazione e nella follia fin quando, una notte, non sarà proprio lei stessa a "macellare" il marito.
Oggi è comune la convinzione che sul comportamento dell'uomo contemporaneo ha influito enormemente lo stile di vita della nostra epoca fortemente segnata dal consumismo. Il comportamento consumistico si manifesta non solo nella modalità di acquisire i beni materiali, ma anche negli atteggiamenti. Questo volume di ricerca sul consumo apre l'orizzonte dello psicologo a diversi aspetti della vita individuale e sociale.
Le tecniche della psicofisica, intesa come disciplina che esamina le relazioni tra stimoli e risposte, applicate in ambito psicosociale, si dimostrano utili per la rilevazione degli atteggiamenti, delle opinioni e di qualsiasi altra variabile sociale. Un libro utile non solo agli esperti del settore, ma anche a sociologi, addetti al marketing e alle scienze sociali.
L'algoritmo è un procedimento che risolve un determinato problema attraverso un numero finito di passi elementari. Una sequenza di processi che sembrerebbe restare nel freddo territorio dei numeri, e che si esprime in un linguaggio informatico incomprensibile ai più. Eppure questi algoritmi controllano l'andamento dei mercati azionari, scelgono il prezzo di un biglietto aereo, progettano una serie tv o decidono quali sono le notizie, le pubblicità e i contenuti che ci interessa di più vedere sui nostri social network. Partendo dalle origini e ripercorrendo le tappe che da Babilonia a Google hanno segnato la loro ascesa, "Breve e universale storia degli algoritmi" mostra come la loro importanza non sia da ricercare nelle infinite possibilità del calcolo numerico, ma nell'enorme impatto sulla società moderna e nel potere derivante dalla gestione di flussi di dati e informazioni, che con l'esplosione della rivoluzione digitale hanno portato gli algoritmi ad essere lo strumento più potente mai esistito nelle mani del nuovo capitalismo. Uno strumento neutro però, che può generare progresso o distruzione solo nella misura in cui siamo noi a volerlo.