Quando i ricordi ritornano alla mente, a volte non si è preparati ad accoglierli. Soprattutto se si è fatto di tutto per far tacere la loro voce, per nascondere le sensazioni che portano con sé. È cosi per Seda, che credeva di aver finalmente seppellito il passato per sempre. Ma ora è tornato e parla del paese da cui si è allontanata senza voltarsi indietro. Parla della Turchia dove affondano le sue radici, il paese di cui sente ancora il profumo delle spezie e il rumore dei telai al lavoro nell'azienda della sua famiglia. Da lì proviene il giovane Orhan, che adesso vuole delle risposte. Vuole sapere perché suo nonno, Kemal, ha lasciato la loro vecchia casa a Seda, una sconosciuta che vive in America. Lei capisce che è arrivato il momento di scendere a patti con la sua memoria e con quella colpa che non ha mai confessato a nessuno. Decide di affidare a Orhan la sua storia. La storia di lei ancora ragazzina che si innamora di Kemal all'ombra di un grande albero di gelso, i cui rami si innalzavano fino a voler raggiungere il cielo. Un amore spezzato dalle deportazioni degli armeni, all'alba della prima guerra mondiale. Un amore che ha costretto Seda a scelte difficili i cui rimpianti non l'hanno mai abbandonata. Solo con Orhan ha trovato il coraggio di riaprire quelle vecchie ferite. Di rivelare una verità da cui possa nascere una nuova speranza. Perché il passato, anche se doloroso, va ascoltato e deve insegnare a non dimenticare.
"Era stata una lunga notte e nessuno dei due era riuscito a dormire. Era luglio, faceva terribilmente caldo ed eravamo entrambi sudati. O meglio: io sudavo, lei ansimava. E nella flebile luce di quell'alba estiva Lily, il cane che aveva condiviso la sua vita con me da quando aveva dodici settimane, alzò lo sguardo e mi disse che per lei la lotta era finita". Al cuore di "Lily e il polipo" c'è proprio questo, la storia di una fine, una perdita che per Ted Flask, alter ego dell'autore, si accompagna anche all'incomprensione di quanti trovano incredibile che si possa provare tanto dolore per la scomparsa di un cane. E allo stesso tempo queste pagine ci ricordano cosa significa amare qualcuno intensamente, quanto è difficile lasciarlo andare e perché le battaglie che combattiamo per quelli che amiamo sono le più importanti della nostra vita.
Le strade roventi popolate da orde di mendicanti, da cortei funebri, da bande militari tedesche che incedono con grande strepito, dai temuti Ussari della morte che sfilano in tutto il loro minaccioso splendore, da individui affamati e senza casa che si aggirano con espressione apatica, indifferente. Il gigantesco cantiere sulla Vistola dove gli operai - russi, ebrei e polacchi si sfiancano assonnati e indolenziti, perennemente sovrastati dal fragore delle onde, dal rombo dei macchinari, dal ruggito delle voci che sbraitano in varie lingue. È la Varsavia che accoglie Binyamin Lerner, reduce da nove mesi sul fronte galiziano nella fanteria dello zar. E più che mai deciso a sopravvivere, anche a prezzo della diserzione, a conquistare il suo destino in un mondo divelto dalle fondamenta: a contrastare, acciaio contro acciaio, l'inesorabile violenza della Storia. Una violenza che Singer ha vissuto sulla propria pelle e nella quale - mentre seguiamo Binyamin dal vertiginoso caos di Varsavia a una comune agricola in Polesia e infine a Pietroburgo, cuore della Rivoluzione - ci sprofonda, letteralmente, con la prodigiosa maestria che i molti lettori della Famiglia Karnowski hanno imparato a conoscere.
Protagonista del romanzo, il primo di Kerouac a essere pubblicato, è la famiglia Martin, originaria dell'immaginaria "città" di Galloway, Massachusetts (molto simile alla vera Lowell), i cui membri sono destinati a perdersi nella "metropoli", New York. Vivida e precisa è la caratterizzazione dei personaggi, soprattutto i cinque ragazzi Martin, ognuno dei quali incarna un diverso aspetto della personalità dell'autore. L'afflato religioso, la commovente rappresentazione del rapporto padre-figlio, l'esuberanza visionaria della scrittura, fanno di questo romanzo l'inizio del viaggio "sulla strada" del padre della Beat Generation.
Kezia sembra finita in una versione fuori di testa del Diavolo veste Prada, costretta a fare da assistente a una designer di gioielli tanto arrogante e pasticciona, quanto poco dotata (al contrario di Kezia) per la creazione di collane. Victor lavora nel settimo motore di ricerca più usato (cioè molto poco) di internet. O meglio: lavorava, essendo stato appena licenziato. Nathaniel era il letterato del gruppo, almeno finché non decide di mollare le riviste e trasferirsi in California a scrivere sit-com per la televisione. Peccato che da quando la sua serie è stata cancellata, anni fa, non è più riuscito a piazzare uno script. Riuniti anni dopo per il matrimonio di una loro compagna di corso, scoprono che tutti e tre hanno in qualche modo perso l'appuntamento con la felicità. E i trent'anni si avvicinano... A metà tra un film di Wes Anderson e un libro di Jonathan Franzen, "Il fermaglio" racconta le avventure di tre ex compagni di college che la vita aveva diviso e il destino decide di riunire. Lo spunto sarà un'improbabile (all'apparenza) caccia al tesoro: ritrovare la collana che ha ispirato a Guy de Maupassant un celebre racconto. Ma ben presto capiranno che il compito che li aspetta è imparare a distinguere ciò che conta davvero da ciò che è superfluo, le cose autentiche dalle imitazioni. Facile, in fondo, se parliamo di pietre preziose: molto più complicato quando si tratta di distinguere i veri amici da quelli falsi.
"La signorina" Ona Vitkus ha vissuto una vita riservata e ineccepibile, i suoi segreti - e le sue pene - celati con cura a occhi indiscreti. Questo finché non arriva lui, il bambino insolito con la passione per i Guinness dei primati. Lei ha 104 anni, lui soltanto 11. Da bravo boy scout, dovrebbe semplicemente aiutarla nei lavori di casa ogni sabato, ma con la sua curiosità e il suo entusiasmo contagioso infrange pian piano la scorza diffidente e un po' burbera di Ona, riuscendo a farla parlare di sé, a cominciare da quelle lontane origini lituane, e persino a coinvolgerla in un progetto singolare: farle vincere il record di "Automobilista patentata più anziana". Ona, che nel suo secondo secolo di vita credeva di avere ormai chiuso con l'amicizia, è conquistata da quel ragazzino con l'aria fragile e buffa che la fa sentire speciale. Ed è profondamente delusa quando quei sabati fatti di faccende domestiche, racconti e lezioni di guida s'interrompono di colpo. Passa un sabato, poi un altro: del bambino, nessuna traccia. Fino a quando si presenta a casa sua uno sconosciuto, un uomo di nome Quinn. È il padre del ragazzino ed è lì per completare quello che suo figlio aveva iniziato prima di essere strappato alla vita troppo presto. Da quel momento, Ona si ritroverà alle prese con i sensi di colpa di un padre, con il dolore di una famiglia spezzata, con un inatteso viaggio on the road che diventa un viaggio dell'anima.
Trentatré racconti, pubblicati tra il 1947 e il 1953, di un Philip K. Dick che muove i primi passi nella letteratura fantascientifica: storie che possono essere raggruppate in tre categorie principali, quella basata sul grimmick, la trovata che risolve un complesso quadro di indizi volti a porre l'enigma di una civiltà aliena, quella dei racconti di fantasia, in cui l'immaginazione dickiana può uscire dagli schemi ed esprimersi al meglio, e quella fondata sul tema della guerra, una delle sue ossessioni, che risente ancora delle visioni apocalittiche con cui l'umanità ha visto schiudersi il secondo conflitto mondiale. I principali temi cari all'autore sono quasi tutti già presenti in questa antologia: il rapporto con Dio, la diversa percezione del reale e le sue differenti sfaccettature, il conflitto tra vita biologica e artificiale, l'angoscia dell'impossibilità di comunicare con gli altri e l'attenta osservazione della società e del mondo intero.
New York. Anna, Isabel, Beth e Maggie sono amiche e donne in carriera. Insieme lavorano alla Red Hot Mama, una startup di successo che produce e vende biancheria sexy per signore incinte e neo mamme. Anna è sempre di corsa, ha un marito disoccupato e due figli a cui dedica troppo poco tempo. Sua sorella Isabel è incinta e in preda a una tempesta ormonale che la porta a tradire Sam, marito amorevole ma spesso in viaggio, con Christopher, una vecchia fiamma che le aveva spezzato il cuore. Beth invece, con forza, dedizione e un pizzico di leggerezza ha deciso di dedicarsi a Paul, il suo ex marito affetto da AIDS. Poi c'è Maggie, che vive con John, professore associato di storia del cinema avvolto da un'aura intellettuale; nel passaggio da amante a marito John però è diventato noioso e pigro, e a Maggie basta lo sguardo ammiccante di uno sconosciuto per capire che ha bisogno di un piano. Tutte con segreti e battaglie quotidiane da combattere e vincere, le quattro protagoniste di "A cosa servono gli uomini" si ritrovano a dover compiere scelte importanti che mettono in gioco il loro ruolo di donne, madri e mogli. La domanda che le terrà unite e le sosterrà è semplice e brutale: ma gli uomini servono ancora?
I quattro scritti qui raccolti sono la lettera di congedo che Oliver Sacks ha voluto indirizzare ai suoi lettori, dapprima rendendoli partecipi delle proprie sensazioni di fronte alla soglia degli ottant'anni, e più tardi informandoli, con perfetta sobrietà, di essere affetto da un male incurabile. Ma non ci si inganni: sono pagine vibranti di contagiosa vitalità quelle che Sacks ci regala, dove più che mai si respirano freschezza, passione, urgenza espressiva. Come quando, riflettendo sulla vecchiaia, rivela di percepire "non una riduzione ma un ampliamento della vita mentale e della prospettiva"; o quando si ripromette, nel breve tempo che gli resta, di "vivere nel modo più ricco, più intenso e più produttivo possibile"; o quando racconta di aver visitato, fra una terapia e l'altra, il centro di ricerca sui lemuri della Duke University: "... mi piace pensare che, cinquanta milioni di anni fa, uno dei miei antenati fosse una piccola creatura arboricola non troppo dissimile dai lemuri odierni"; o quando, pochi giorni prima della morte, contemplando la sua vita dall'alto "quasi che fosse una sorta di paesaggio", ne rievoca i momenti essenziali: del tutto simile, in questo, a un filosofo da lui molto amato, David Hume, il quale, appreso di avere una malattia mortale, scriveva nella sua breve autobiografia: "È difficile essere più distaccati dalla vita di quanto lo sia io adesso".
Il "Ciclo del sogno" è una delle colonne portanti dell'opera di Lovecraft e si erge come la più multiforme, inventiva e spesso spiazzante esplorazione mai concepita nei regni dell'immaginario e del fantastico. Nella visione di Lovecraft la dimensione onirica è l'esatto opposto di un luogo contraddittorio, insensato o caotico e i "regni del sogno" formano un vero e proprio universo a sé stante, connesso al nostro da arcani portali, dotato di una complessa struttura tridimensionale, animato da contrasti, conflitti, battaglie. Eppure, perfino negli antri sotterranei più sinistri e minacciosi, è sempre invariabilmente pervaso da un alone di profonda e seducente magia.
"Ho cominciato a scrivere a otto anni. All'improvviso, senza essere ispirato da esempi. Non avevo mai incontrato gente che scriveva; anzi, conoscevo poche persone che leggevano.. I primi racconti di un giovanissimo Truman Capote sono pagine che già contengono in nuce tutta l'originalità del grande scrittore americano. Pagine in cui Capote cerca la sua voce unica e piena di sensibilità. Un'adolescente che vive i suoi primi drammi d'amore. Un ragazzino che incontra a Central Park il cane dei suoi sogni. Una donna che lotta per salvare la vita di una bambina che ha gli occhi dello stesso colore di quelli del suo amante. Due amiche che discutono su quale sia il modo migliore per uccidere i mariti. Un'anziana signora ossessionata dalle camelie. Una ragazza mulatta che viene espulsa da un prestigioso collegio femminile. Questi piccoli gioielli sconosciuti erano nascosti negli archivi della New York Public Library. E sarebbero rimasti per sempre inediti se l'editore svizzero Peter Haag, mentre faceva ricerche sulle carte dell'autore a New York, non vi si fosse imbattuto per caso. Si tratta delle primissime storie immaginate da Truman Capote tra il 1935 e il 1943, nella sua adolescenza e prima giovinezza. E sono storie di crimini e ingiustizia, povertà e disperazione, ma anche di incredibile generosità e tenerezza, umanità ed empatia. I germogli di una genialità che ha segnato la storia della letteratura mondiale.
Solo un paio d'ore dividono Noah da Jude, ma a guardarli non si direbbe nemmeno che sono fratelli: se Noah è la luna, solitaria e piena di incanto, Jude è il sole, sfrontata e a proprio agio con tutti. Eppure i due gemelli sono legatissimi, quasi avessero un'anima sola. A tredici anni, su insistenza dell'adorata madre stanno per iscriversi a una prestigiosa accademia d'arte. Tecnicamente è Noah ad avere il posto in tasca - è lui quello pieno di talento, il rivoluzionario, l'unico che nella testa ha un intero museo invisibile - e invece in un salto temporale di tre anni scopriamo che è Jude ad avercela fatta, ma anche che i due fratelli non si parlano più, che Noah ha smesso di dipingere, che si è normalizzato, e che Jude si è ritirata dal mondo che tanto le calzava a pennello. Cos'ha potuto scuotere il loro legame così nel profondo? In un racconto a due voci e a due tempi, Noah e Jude ci precipitano tra i segreti e le crepe che inevitabilmente si aprono affacciandosi all'età adulta, ma anche nelle coincidenze che li risospingono vicini, laddove, forse, il mondo può ancora essere ricucito.