È una volontà profonda e senza macchia di donarsi a Dio a spingere la giovane belga Gabrielle van der Mal a entrare in convento, prendendo il nome di suor Luke. Ma il rumore del mondo esterno assedia il silenzio del chiostro, e la scelta di Gabrielle è solo l'inizio di un confronto, sempre più serrato, con se stessa. La sua vocazione viene prima messa alla prova in Africa, infermiera in uno sperduto ospedale congolese, e poi nel Belgio occupato dai nazisti, dove il suo sostegno alla Resistenza si scontra con la richiesta di fedeltà incondizionata ai precetti della Chiesa. Fedele descrizione della vita claustrale e intenso racconto di un travaglio interiore, il romanzo è ispirato alla vita di Marie Louise Habets, che incontrò l'autrice, anche lei infermiera, alla fine della Seconda Guerra Mondiale e rimase al suo fianco per quasi tutta la vita. Pubblicato nel 1956, "Storia di una suora" fu subito un best seller internazionale e divenne, tre anni dopo, un fortunato film con Audrey Hepburn nel ruolo della protagonista.
La vita non è mai una linea retta. E la sua era un'orbita irregolare attorno a una stella oscura, una falena che girava attorno a una lampadina fulminata, alla ricerca della luce che aveva racchiuso. Un uomo e una bambina fuggono nei boschi; alle loro spalle, una casa in fiamme, distrutta dai soldati russi che hanno arrestato il padre della bambina e che ora stanno cercando anche lei. L'uomo si chiama Achmed: medico (incompetente) di professione, artista (mancato) per vocazione, nella vita ha sbagliato tutto, ma ora non può fallire, deve salvare la piccola Havaa, figlia di colui che un tempo era il suo migliore amico. È pronto a rischiare la vita pur di portarla in città, è disposto a tutto pur di chiedere aiuto a una donna di cui conosce soltanto il nome: Sonja. Lei fa il chirurgo, e ha abbandonato una brillante carriera a Londra per tornare in Cecenia a cercare la sorella scomparsa. Insieme a un'unica infermiera, gestisce ciò che resta dell'ospedale della città, dove è più facile procurarsi munizioni che garze, le suture si fanno con il filo interdentale, e due soli reparti sono ancora in funzione: maternità e traumatologia. Perché la vita, dopo anni di guerra, ormai è semplice, essenziale: si nasce, si muore. Grazie ad Havaa, nel corso di cinque giorni cruciali, Achmed e Sonja scopriranno gli intrecci invisibili che legano da sempre le loro strade. Perché Havaa è la forza che attrae i destini in un'unica orbita...
Maxon ha sette anni, quattro mesi e diciotto giorni quando incontra per la prima volta Sunny. E sono tanto perfetti l'uno per l'altra, quanto entrambi imperfetti per il mondo là fuori. Vent'anni dopo sono sposati, Maxon è un ingegnere della NASA con i piedi molto poco per terra, e Sunny si occupa del figlio - un bambino che l'autismo ha rinchiuso in un mondo solo suo, dalle pareti lisce e inespugnabili. Eppure, Sunny e Maxon tutto sommato possono chiamare normale la loro vita: una bella casa, rapporti di buon vicinato, l'ordinarietà della routine quotidiana. Fino al giorno in cui Maxon parte per una missione nel posto più lontano che c'è: la luna. E il mondo di Sunny, rimasta sola con i pezzi sparsi della propria vita, comincia a sembrare meno luminoso. Ma è proprio quando le cose precipitano che si può imparare qualcosa di nuovo. Ad esempio, che la somma di tanti giorni imperfetti non è uguale a una vita imperfetta.
Il profilo di Dante che ci guarda dalla copertina è il motore mobile di un thriller che di "infernale" ha molto. Il ritmo e poi il simbolismo acceso, e infine la complessità dei personaggi. Non è sorprendente che lo studioso di simbologia Robert Langdon sia un esperto di Dante. È naturale che al poeta fiorentino e alla visionarietà con cui tradusse la temperie della sua epoca tormentata il professore americano abbia dedicato studi e corsi universitari ad Harvard. È normale che a Firenze Robert Langdon sia di casa, che il David e piazza della Signoria, il giardino di Boboli e Palazzo Vecchio siano per lui uno sfondo familiare. Ma ora è tutto diverso, non c'è niente di normale. È un incubo e la sua conoscenza della città fin nei labirinti delle stradine, dei corridoi dei palazzi, dei passaggi segreti può aiutarlo a salvarsi la vita. Il Robert Langdon che si sveglia in una stanza d'ospedale, stordito, sedato, ferito alla testa, gli abiti insanguinati su una sedia, ricorda a stento il proprio nome, non capisce come sia arrivato a Firenze, chi abbia tentato di ucciderlo e perché i suoi inseguitori non sembrino affatto intenzionati a mollare il colpo. Barcollante, la mente invasa da apparizioni mostruose, il professore deve scappare. Aiutato solo dalla giovane dottoressa Sienna Brooks, soccorrevole, ma misteriosa come troppe persone e cose intorno a lui, deve scappare da tutti. Comincia una caccia all'uomo in cui schieramenti avversi si potrebbero ritrovare dalla stessa parte, in cui niente è quel che sembra.
Lionel Essrog, per tutti Testadipazzo, ha la tendenza a cacciarsi nei guai: la sindrome di Tourette lo rende un ribelle dalle frasi sconnesse, violento e pieno di imprevedibili tic. Senza genitori e senza pace, la sua esistenza è colorata da urla e pugni sferrati all'improvviso. La sua salvezza si chiama Frank Minna, un mafioso di poco conto a Brooklyn, che lo tira fuori dall'orfanotrofio e lo trasforma nel suo tirapiedi. Quando però Minna viene pugnalato e il suo corpo senza vita gettato in un cassonetto, Testadipazzo si mette sulle tracce dell'assassino per difendere il suo fragile mondo, ingabbiato dalla malattia ma assetato di giustizia. Un noir che consegna alla letteratura contemporanea un personaggio esploratore dei bassifondi di New York con la stessa caotica determinazione con cui affronta il labirinto della propria mente.
Il punto è quello in fondo alle cascate del Niagara dove galleggia il cadavere di una ragazza senza nome. Il punto è la stanza di un ospedale dove un padre attende la diagnosi del suo bambino. Il punto è l'orecchio di un uomo barricato nel suo appartamento, ossessionato dai suoni che provengono dal piano di sopra e dal crollo del suo matrimonio. Il punto è quell'istante nella vita di ognuno in cui il destino si rivela. "Il punto" sono tredici racconti di David Means, scrittore americano di storie brevi accostato a Sherwood Anderson e Flannery O'Connor: con loro condivide quella capacità di cogliere il sublime che si accende nelle quotidiane miserie. E di rivelare, oltre la superficie dell'azione, il senso profondo del mistero.
Sir Thomas Lynley, ottavo conte di Asherton, è uno dei più stimati ispettori di Scotland Yard grazie alla sua abilità investigativa davvero fuori dal comune e a un fascino irresistibile. Finalmente Lynley ha deciso di prendersi un po' di vacanza per far conoscere la fidanzata Deborah alla madre che vive ad Howenstow, in Cornovaglia. Ma l'efferato omicidio di un giornalista scuote l'apparente tranquillità del villaggio e costringe l'innato senso di Lynley per la giustizia a mettersi sulle tracce della verità. Un giallo, il cui esito finale cambierà per sempre la vita dell'ispettore.
Una scelta può cambiare il destino di una persona... o annientarlo del tutto. Ma qualsiasi essa sia, le conseguenze vanno affrontate. Mentre il mondo attorno a lei sta crollando, Tris cerca disperatamente di salvare tutti quelli che ama e se stessa, e di venire a patti con il dolore per la perdita dei suoi genitori e con l'orrore per quello che è stata costretta a fare. La sua iniziazione avrebbe dovuto concludersi con una cerimonia per celebrare il proprio ingresso nella fazione degli Intrepidi, ma invece di festeggiare la ragazza si è ritrovata coinvolta in un conflitto più grande di lei... Ora che la guerra tra le fazioni incombe e segreti inconfessabili riemergono dal passato, Tris deve decidere da che parte stare e abbracciare completamente il suo lato divergente, anche se questo potrebbe costarle più di quanto sia pronta a sacrificare. Il secondo romanzo della saga "Divergent". Età di lettura: da 13 anni.
Figlio di una madre devota e di un padre inaffidabile, Theo Decker sopravvive, appena tredicenne, all'attentato terroristico che in un istante manda in pezzi la sua vita. Solo a New-York, senza parenti né un posto dove stare, viene accolto dalla ricca famiglia di un suo compagno di scuola. A disagio nella sua nuova casa di Park Avenue, isolato dagli amici e tormentato dall'acuta nostalgia nei confronti della madre, Theo si aggrappa alla cosa che più di ogni altra ha il potere di fargliela sentire vicina: un piccolo quadro dal fascino singolare che, a distanza di anni, lo porterà ad addentrarsi negli ambienti pericolosi della criminalità internazionale. Nel frattempo, Theo cresce, diventa un uomo, si innamora e impara a scivolare con disinvoltura dai salotti più chic della città al polveroso labirinto del negozio di antichità in cui lavora. Finché, preda di una pulsione autodistruttiva impossibile da controllare, si troverà coinvolto in una rischiosa partita dove la posta in gioco è il suo talismano, il piccolo quadro raffigurante un cardellino che forse rappresenta l'innocenza perduta e la bellezza che, sola, può salvare il mondo.
In quel maledetto taxi, lanciato come un proiettile per le strade di Città del Messico, Jason Bourne non ha perso solo una cara amica. Stretta fra le sue braccia c'è il corpo senza vita di Rebeka, l'unica donna che abbia mai amato. Non importa a che prezzo, non importa con quali rischi o conseguenze: Rebeka avrà la vendetta che merita. Il suo assassino non può farla franca. Ma Bourne non è l'unico a essere assetato di sangue. Anche la sensuale ed esotica Maricruz Encarnaciòn pretende la testa di chi ha ucciso suo padre, il torbido Maceo, l'eminenza grigia che gestiva dall'alto i più pericolosi e feroci cartelli della droga messicani. Nel frattempo, dall'altra parte del mondo, il ministro cinese Ouyang Jidan, marito di Maricruz, sta combattendo una guerra senza esclusioni di colpi per aggiudicarsi il favore del Politburo e dettare le nuove linee guida per il governo della Cina. "La vendetta di Bourne" è una partita cieca con il destino, una corsa furiosa e disperata verso il lato più oscuro del potere dove nessuno è disposto ad arrivare secondo. Perché perdere vuol dire morire.
Per quanto possa sembrare strano, Paul Auster e J. M. Coetzee non si erano mai conosciuti di persona. Quando nel 2008 finalmente si incontrano, tra i due nasce un'amicizia tanto improvvisa quanto profonda. Decidono così di rimanere in contatto nonostante la grande distanza fisica che li divide: Auster vive a Brooklyn e Coetzee in Australia. Ma lo faranno in modo assolutamente peculiare, almeno per il mondo d'oggi fatto di e-mail e social network: si scriveranno delle lettere. Opponendo al "tempo zero" della comunicazione digitale la lentezza ponderata della scrittura su carta, con i suoi ostacoli e le sue idiosincrasie (una lettera si può perdere, una mail no; una lettera si può interrompere e coprire più giorni, una mail di solito la si spedisce immediatamente; una lettera costa la fatica della mano che stringe la penna, dell'occhio che decifra la calligrafia...), Auster e Coetzee dischiudono uno spazio di riflessione e approfondimento sempre più raro. In questo carteggio, che ha l'ariosa disponibilità al caso e all'incontro dei migliori romanzi di Auster e la radicalità di pensiero dei libri di Coetzee, i due scrittori affrontano qualsiasi argomento si offra loro: la comune passione per lo sport, la natura del genio, la difficile arte di tenere in piedi un matrimonio, la crisi finanziaria e la situazione in Medio Oriente, quanto l'uso dei cellulari abbia influenzato la narrativa, l'avvento degli e-book... Ma è un altro l'argomento privilegiato dei loro scambi, l'amicizia.