
Firenze; inverno 1999: Olivia Birkett, vedova del conte Brunamonti, ex indossatrice e adesso creatrice di moda di grande successo, viene sequestrata da una banda di sardi. Inizia il calvario della prigionia alla macchia, della paura, della perdita di identità, della confusione dei sentimenti. Affidate ai Carabinieri, si mettono in moto le indagini che, nei casi di sequestro, risultano tremendamente complesse: da un lato l'imperativo di non nuocere all'incolumità della vittima, dall'altro la paura, i dubbi, talvolta le reticenze della famiglia. Dei rapporti con la famiglia viene incaricato il maresciallo Guarnaccia, il quale avverte una indefinibile sensazione di sospetto: chi sono, davvero, Leonardo e Caterina, i figli di Olivia?
Anno 2007: una serie di misteriose esplosioni provoca l'affondamento di alcune superpetroliere all'imbocco dello stretto di Hormuz. L'ammiraglio Arnold Morgan deve fronteggiare una situazione scottante. Le indagini rivelano che i cinesi, d'accordo con i mullah di Teheran, hanno disposto un'ampia zona minata lungo lo stretto per tenere in scacco le riserve petrolifere e provocare una crisi energetica mondiale. Gli americani mettono subito in campo un imponente schieramento di mezzi navali per disinnescare le mine, ma ben presto scoprono che il vero obiettivo dei cinesi è Taiwan.
In un arco di tempo che va dai primi del secolo agli anni Settanta, in una varietà di ambienti che include la Dublino degli anni intorno alla Prima guerra mondiale, la Hollywood dell'età dell'oro del cinema, un Oriente favoloso ed enigmatico, si intesse la vicenda parallela di due vite che tendono a farsi "esemplari", cariche di significati universali e di tensione esistenziale. Due vite su cui incombe l'ombra di una donna: Claire.
Siamo in un salotto delle coste della Bretagna, Le Devin. Sull'isola ci sono due villaggi: Les Salants, che la giovane Mado, ritornando sull'isola dopo dieci anni passati a Parigi, trova ancora più povero di quando l'aveva lasciato; e Les Houssinières, che grazie allo spirito imprenditoriale di Claude Brismand è diventato una località turistica di grande richiamo. Mado capisce che la miseria di Les Salants è dovuta all'avanzamento del mare, mentre l'altro villaggio prospera grazie alle barriere spartiacque costruite dall'avido Brismand. Quando cerca di spiegarlo ai suoi amici, Mado incontra solo scetticismo e rassegnazione. Ma non demorde: per ridare prosperità al villaggio dovrà addirittura inscenare un miracolo.
In "Una casa tra i limoni" Chris Stewart ci aveva fornito un resoconto della sua avventura in un piccolo paese dell'Andalusia dove si era rifugiato con la famiglia alla ricerca di una vita semplice. Ora, con "Un pappagallo sull'albero del pepe", l'ex batterista dei Genesis riprende a narrare le avventure (e le disavventure) della sua esperienza spagnola dove si ritrovano, in ordine sparso di apparizione, un pappagallo misantropo, vicini di casa in crisi amorosa, giornalisti decisamente troppo invadenti.
La dottoressa Samantha Laschen si è trasferita da Londra alla costa dell'Essex con la figlioletta Elsie. Vuole rifarsi una vita, costruire un felice ménage familiare con il nuovo compagno Danny e scrivere il suo libro sul recupero dei pazienti che hanno subito un forte trauma psicologico. Accetta a malincuore di ospitare la diciannovenne Fiona Mackenzie, scampata al massacro del resto della sua famiglia ad opera di misteriosi assassini. Fiona si conquista ben presto l'affetto di Danny ed Elsie, ma con lei entreranno nella casa di Samantha la morte e il terrore.
"Mi chiamo Karim Amir e sono un vero inglese, più o meno." Comincià così "Il Budda delle periferie", romanzo con il quale Hanif Kureishi esordiva nella narrativa nel 1990, dopo aver scritto le sceneggiature di "My beautiful Laundrette" e "Sammy and Rosie Get Laid" e dopo aver scritto e diretto "London Kills Me". Il libro è un racconto di formazione che narra le peripezie sentimentali e le avventure di vita di Karim, adolescente metà inglese e metà indiano nella periferia londinese degli anni Settanta.
È la storia di Martha Peake e di suo padre Harry, poeta e contrabbandiere, dal quale ha ereditato l'ardore ma non la passione per il gin. Quando Harry, offuscato dagli effetti dell'alcol, commette un ultimo innominabile gesto di brutalità, Martha, temendo per la sua stessa vita, decide di fuggire nelle colonie americane. Una volta al sicuro si immerge nelle ardenti passioni della ribellione, ma anche in questo nuovo mondo è incapace di sfuggire alla morsa del passato. Coinvolta in una rete di tradimenti, si riscatta con un ultimo, indimenticabile atto di coraggio.
Una striscia argentea di spiaggia, le rigogliose palme da cocco, le case d'erba dei samoani: un'oasi, o un'allucinazione. Cade una pioggia inesorabile, "animata da un'intima rabbia", e i turisti appena sbarcati si lasciano andare al ritmo. Fra loro un missionario, una cupa fiamma negli occhi, e una prostituta che fugge dal suo passato. Travolti e già condannati, dall'irresistibile malìa della redenzione, i due si fronteggiano, combattono, arretrano, si cercano, sino al tragico, beffardo epilogo.
Pubblicato nel 1719, "Robinson Crusoe" ottenne fin dal primo apparire un enorme successo, dovuto oltre che alla moda dei racconti di viaggio, alla scrittura semplice ed elegante e al fascino di un eroe che incarna tutte le virtù della classe media inglese e diventa icona dello sviluppo cosiddetto civile. Nel suo rapporto con il "selvaggio" Venerdì, di cui è padrone e precettore, l'astuto Robinson prefigura così il colonialismo britannico. E la sua solitudine di naufrago si fa scelta, conseguenza inevitabile del dominio, oltre che allegoria della condizione esistenziale dell'uomo.