Quando venne nominato corrispondente dall'Africa per il Daily Telegraph, Tim Butcher lesse il maggior numero di libri e articoli sull'argomento. L'unica costante che trovò nella tormentata storia di un continente dimenticato dalla crudeltà dei colonialisti belgi fino agli eccessi apocalittici di politici senza scrupoli -, di cui il Congo è l'emblema, fu il pesante fardello di sofferenza umana inflitto a generazioni di africani che sembrano condannati a vivere in un paese in cui le normali regole di sviluppo e progresso non sono ammesse. Ma ciò che fece crescere l'interesse di Tim per il Congo fu la scoperta che un altro reporter, Henry Morton Stanley, era stato inviato in Africa dal Telegraph più di un secolo prima. Per di più sua madre da bambino gli aveva raccontato di un viaggio che lei aveva fatto negli anni Cinquanta sul fiume Congo con un'amica. Per Tim il Congo diventa il totem che simboleggia l'Africa come continente mancato. In breve decide che la sua missione è partire sulle orme di Stanley per ripercorrere la rotta originale dell'esploratore, ma da solo. Zaino in spalla e poche migliaia di dollari nascosti negli stivali, dopo aver a lungo studiato le mappe dell'epoca coloniale e aver preso contatti con vari leader ribelli, Tim parte per il suo viaggio. Per tanti si tratta di un'avventura folle e suicida, ma Tim dentro di sé sa che per disfarsi del suo sguardo di sufficienza sull'Africa moderna e comprenderla correttamente, deve recarsi proprio lì dove tutto era cominciato.
Por i suoi genitori, il piccolo Rowan è il mistero più grande. Perché lui non è come gli altri: è perso in un mondo fatto di lontananza, deserto di persone ed emozioni; la sua mente e immobile, chiusa in una gabbia di vetro infrangibile. La diagnosi dei medici è spietata: "disturbo pervasivo dello sviluppo", che vuol dire autismo. E per Rupert e Kristin è una pietra tombale sul futuro del loro bambino, e la condanna a giorni fatti solo dei suoi silenzi attoniti, dei suoi movimenti ritmici e infiniti, della sua solitudine perfetta e inespugnabile. Finche, per caso, durante una passeggiata con il padre, Rowan fa conoscenza con Betsy, un magnifico cavallo dal pelo marrone e gli occhi intelligenti: tra i due e amore a prima vista. In sella a Betsy, Rowan sembra trovare una via d'accesso alla realtà che gli sta intorno. E goffamente, teneramente, comincia a comunicare le sue emozioni, i suoi entusiasmi, i suoi spaventi di bambino. Di fronte a questo straordinario spettacolo, Rupert decide di tentare con tutta la famiglia un'impresa disperata e insieme sorretta solo dalla speranza: un coraggioso viaggio con destinazione MONGOLIA. La terra dove, seimila anni fa, i cavalli furono addomesticati; la patria del popolo delle renne, tribù di sciamani che vive da sempre in simbiosi con gli spiriti della natura. Qui, tra riti antichissimi e cavalcate nel paesaggio mistico e selvaggio della steppa, la secolare sapienza dei guaritori sembra fare breccia nella mente di Rowan.
In Inghilterra, secondo Philip Larkin, "i rapporti sessuali incominciarono nel millenovecentosessantatre", "tra la fine del bando a "Lady Chatterley" e il primo ellepi dei Beatles". La giovane coppia protagonista del nuovo romanzo di lan McEwan patisce invece gli ultimi fuochi di un clima diffuso di repressione sessuale. La prima notte di nozze, e prima esperienza sessuale per entrambi, scocca infatti alla vigilia di quell'"annus mirabilis". Tutto avviene in appena due ore, in un antiquato hotel vicino alla celebre spiaggia di ciottoli di Chesil Beach. I due sposi stanno cenando in camera, ma già pensano a quello che accadrà più tardi. Edward è un ragazzo di provincia laureato in storia, indeciso se continuare la carriera accademica o lavorare nell'azienda del padre della sposa. Finalmente farà l'amore con Florence: è piuttosto nervoso e sa, per sentito dire, che deve cercare di controllarsi per non concludere troppo in fretta. Florence prova una profonda repulsione per il sesso, un misto di opprimente solitudine e vergogna; ma è ben attenta a mantenere le apparenze di un matrimonio felice e perfetto, ansiosa di non deludere Edward. Ma quello che succederà di lì a poco segnerà per sempre il destino di entrambi...
II ragazzo cacciato dalla sua tribù e costretto a vagare nella steppa è diventato il grande Gengis, colui che ha saputo unire i molteplici clan della Mongolia e forgiare un'unica nazione, il Popolo d'Argento. Sotto il suo comando carismatico ma inflessibile, i Mongoli hanno sconfitto i nemici di sempre, i Chin: primo passo verso la creazione di un enorme impero. Ma ora il pericolo giunge da un'altra direzione: l'Ovest. Quando Gengis cerca di aprire rotte commerciali in quelle terre, infatti, le sue ambasciate vengono respinte, i suoi emissari torturati e uccisi. A fare ritorno sono solo le teste mozzate di questi ultimi, come un macabro omaggio. Si tratta di un affronto che il Khan non può tollerare. E così, radunati i generali e il vasto esercito, si appresta a sferrare un attacco inesorabile contro lo scià di quelle terre, che ha osato sfidarlo. Per il Popolo d'Argento è l'inizio del viaggio più lungo, che lo condurrà fino alla Persia, a contatto con civiltà tanto antiche quanto potenti. È l'inizio di una cruenta campagna militare, una scia di sangue e di fuoco, di città distrutte e genti sterminate. La strada intrapresa da Gengis non ammette battute d'arresto, perché solo un esito è contemplato: la vittoria. Oppure, la totale disfatta.
Corre l'anno 885 e la Terra degli Angli è un regno in pace, ma diviso. I danesi hanno esteso i propri domini nei territori a nord, i sassoni hanno rafforzato il loro potere a sud. Un corso d'acqua separa i due mondi: il Temes, l'odierno Tamigi. Ma quando un'ondata vichinga assedia l'antica città di Londra, insediandosi all'interno delle sue mura, il già delicato equilibrio sembra vacillare. I nuovi arrivati spadroneggiano nelle campagne, razziano i tranquilli villaggi del Wessex, riducono in schiavitù donne e bambini. E i numerosi fortilizi, spuntati come funghi, non bastano a fermarli. Lord Uhtred, signore di Bebban-burg, impavido guerriero sassone cresciuto tra i danesi, ha combattuto duramente per il suo re. Ma la vita agiata e il rispetto acquisiti non lo soddisfano, e l'inettitudine dell'erede al trono mette a dura prova il suo animo avventuroso che vorrebbe tornare a brandire la spada, a battere i gelidi mari del nord, a conquistare quelle terre che gli spettano di diritto. Quando il pio Alfredo chiede il suo aiuto per frenare l'orda nemica, Uhtred non sa che fare. Deve scegliere fra il giuramento che lo lega al re e il pericoloso mulinello di alleanze che mutano e di poteri che passano di mano. Ma ha tra le mani le sorti di un regno, un'isola sferzata dal vento dove la pace duratura è ancora un miraggio: deve prestare fede alla sua promessa o seguire la via tracciata dalla spada? Saprà rendersi onore e tornare a combattere, in nome della futura Inghilterra?
Richard Pearson, quarantaduenne pubblicitario, si reca a Brooklands, una cittadina come tante tra Londra e l'aeroporto di Heathrow. Alcune settimane prima suo padre, ex aviatore, è stato ucciso da un cecchino in un enorme centro commerciale di Brooklands, il Metro-Centre - un complesso di negozi, alberghi, piscine, centri sportivi - con una propria televisione via cavo che trasmette pubblicità, dibattiti e partite di calcio, hockey e rugby. Sperando di capire qualcosa di più sulla tragedia, Richard incontra l'avvocato del padre e la giovane dottoressa Julia Goodwin che ha prestato le prime cure al ferito dopo la sparatoria. Protetto da un'inquietante rete di omertà, il principale indiziato viene rapidamente rilasciato dalla polizia. Richard decide di trovare il vero colpevole. La culla del mistero è il Metro-Centre, tempio del consumismo più sfrenato, il cuore di Brooklands, il centro di una diffusa passione ossessiva per gli sport e di un nazionalismo perverso e violento. Sotto l'impulso delle sue campagne di marketing, il consumismo sembra sul punto di mutare in una pericolosa forma di fascismo suburbano. È questo ciò di cui ha bisogno l'Inghilterra per rivitalizzarsi?
Nel 1906 il capitano Charles Clutterbuck, educato alla prestigiosa accademia reale di Sandhurst, abbandona la sua casa nel Leicestershire e si trasferisce in Kenia. Misteriosamente, lascia in Inghilterra moglie e figlio maschio e porta con sé soltanto Beryl, la sua bambina di quattro anni. Beryl vivrà tutta la sua vita in Africa. Una vita cominciata in una capanna di fango, nella foresta che suo padre aveva deciso di disboscare per creare una fattoria, e terminata in una casetta vicina all'ippodromo di Nairobi. "A occidente con la notte" è il racconto di questa straordinaria esistenza in cui le ombre si dileguano dinanzi alle vette che essa fu in grado di raggiungere. Donna dalla meravigliosa andatura e dai lunghi capelli biondi che parlava lo swahili, il nandi e il masai, addestrava cavalli come pochi, volava come nessun'altra (fu la prima ad attraversare l'Atlantico da est a ovest in solitaria, decollando dall'Inghilterra e atterrando in Nova Scoria ventuno ore e venticinque minuti dopo), ebbe tre mariti e un figlio, inventò la caccia grossa con l'uso degli aerei, collezionò ogni sorta di trofei e finì i suoi giorni in un piccolo appartamento di Nairobi, dove fu anche percossa e rapinata, Beryl Markham fu una scrittrice di assoluto talento, capace di restituirci magnificamente l'Africa incantata della prima metà del secolo scorso.
Etruria, I secolo avanti Cristo. La pianura è avvolta dal silenzio. I due schieramenti sono l'uno di fronte all'altro, immobili. Di colpo il suono del corno squarcia l'aria: è l'inizio dell'assalto. Con un ruggito, la Decima legione comandata da Giulio Cesare si lancia contro l'esercito mercenario di Catilina. Ben presto i ribelli si rendono conto di non poter fare nulla contro la forza e l'abilità dell'esercito avversario e vengono sconfitti. Roma è fuori pericolo. Cesare ora ha un unico obiettivo: governare la città. Nato da padre inglese e madre irlandese, Conn Iggulden, prima di diventare scrittore a tempo pieno, ha insegnato letteratura per sette anni.
Salvatore Silvestro, il padre. Laura, la madre. Margherita, la figlia più piccola. E Caterina, la figlia maggiore. Nella mente di Caterina ormai dodicenne continua a risuonare l'urlo della zia, quella notte di tre anni fa giù a Nacamarina. L'urlo che annunciava il 'focu', la sciagura. Dopo quella notte, per salvarsi, la famiglia Silvestre è dovuta fuggire. In Altitalia. Dove ha conosciuto l'esilio, e anche una insperata libertà. Adesso qui, al Nord, arriva la notizia di un'altra sciagura. La morte di zio 'Ntoni. Salvatore deve separarsi dalla moglie e le figlie - loro cosi uniti - e tornare nel luogo in cui è nato, per il funerale. Il romanzo alterna il tempo dell'oggi, in cui Laura e le bambine spiano ansiose il viaggio di Salvatore, costretto a fare i conti con le proprie radici, e il tempo del ricordo: la fuga, l'arrivo nel nuovo mondo, lo spaesamento...
Obiettivo: contattare urgentemente Jack Reacher. Problema: Reacher non ha fissa dimora. Molto controvoglia, dopo l'11 settembre è stato costretto ad ancorarsi alla civiltà per lo meno con un documento d'identità e un conto in banca, ma lui continua la sua esistenza nomade in difesa della verità e della giustizia. Soluzione: un versamento di 1030 dollari sul suo conto corrente. Una cifra che è anche un codice che solo Reacher può decifrare. È così che Frances Neagley, ex collega di Jack nella squadra speciale, lo contatta dopo anni di silenzio, e c'è una buona ragione per compiere questo tuffo nel passato: la giustizia. E soprattutto la vendetta: spietata e senza esclusione di colpi. Frances vuole riunire la squadra di un tempo perché qualcuno ha ucciso barbaramente uno di loro, Calvin Franz. Ed è così che la vecchia squadra si ritrova, solo per scoprire che Franz non è l'unico che manca all'appello. Chi sta uccidendo i vecchi compagni di Reacher, e perché? Per Jack, Frances e altri due ex commilitoni l'indagine si rivelerà davvero complessa, anche perché c'è qualcuno molto vicino a loro pronto a tradire... Ma la squadra aveva un motto: "Guai a pestare i piedi agli investigatori speciali". E guai, soprattutto, a pestare i piedi a Jack Reacher...
Una lettura tira l'altra, almeno secondo Nick Hornby, che ancora una volta ci guida tra gli scaffali della sua personalissima biblioteca, dispensando con tono cordiale dubbi, consigli e confidenze. Ci sono classici e novità, opere di amici e di esordienti, alcuni volumi acquistati e poi subito riposti in un canto, ma soprattutto libri letti, divorati o lasciati a metà, magari ripresi o abbandonati per sempre. Nel suo nuovo diario di letture Hornby non segue un copione prestabilito. In accordo con la sua idea di letteratura, si lascia guidare da passioni ed entusiasmi profondamente radicati nella vita, senza badare ai pareri della critica ufficiale. Si passa da un saggio su Shakespeare a un graphic novel, da Henry Miller alla letteratura per l'infanzia e ai libri per gli adolescenti, un genere, quest'ultimo, di cui Hornby si è recentemente infatuato. Non manca una parte dedicata ai film, sempre visti con l'occhio dello scrittore appassionato di storie mai banali, specie se ruotano attorno alla vita di un genio della musica come Bob Dylan. E durante i Mondiali di calcio, per guardare ogni giorno le partite assieme ai suoi amici e fare qualche scommessa via Internet, Hornby riesce persino a passare un mese senza libri. Per poi rituffarvisi subito.
"A Shirley Jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce"; con questa dedica si apre "L'incendiaria" di Stephen King. È infatti con toni sommessi e deliziosamente sardonici che la diciottenne Mary Katherine ci racconta della grande casa avita dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicità, con la bellissima sorella Constance e uno zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l'Estraneo (nella persona del cugino Charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di una commedia. Ma il malessere che ci invade via via, disorientandoci, ricorda molto da vicino i "brividi silenziosi e cumulativi" che - per usare le parole di un'ammiratrice, Dorothy Parker abbiamo provato leggendo "La lotteria". Perché anche in queste pagine Shirley Jackson si dimostra somma maestra del Male - un Male tanto più allarmante in quanto non circoscritto ai 'cattivi', ma come sotteso alla vita stessa, e riscattato solo da piccoli miracoli di follia.