Nora se ne è andata da quindici anni e Matteo, ogni giorno da allora, chiede a se stesso quale sia la strada da percorrere. Un viaggio intriso di amore e dolore, di ricordi che riaffiorano dal passato, di luoghi in cui la natura amplifica con la sua bellezza e la sua forza i pensieri e le domande del protagonista. Vivendo ormai da anni immerso nella natura che circonda la sua casa in mezzo ai boschi, Matteo si confronta con la propria coscienza sul filo dei ricordi di un passato che riaffiora e si alterna al presente delineando i protagonisti, passati e presenti, della sua vita. “Perché, quando succede qualcosa di irreparabile, non si fa che pensare a quello che si poteva evitare?” Cercando la risposta a infinite domande, Matteo racconta la sua storia forte e dolorosa, poetica e profonda: una storia d’amore così intensa da obbligare il lettore a confrontarsi con il racconto di una vita che, alla fine, non riguarderà più soltanto il protagonista ma tutti coloro che la leggeranno.
“Ho subito capito che tu eri l’unica persona cui avrei potuto affidare non solo gran parte dei miei beni, ma anche il completamento del disegno politico che ho da sempre avuto in mente.”
Giulio Cesare
Il primo imperatore romano, forse il più grande: Ottaviano Augusto. La difficile ma inarrestabile scalata al potere, gli intrighi, i retroscena psicologici, i personaggi: Agrippa, l’amico fidato, uomo forte e imperturbabile, votato al servizio gregario e all’ordine senza forse e senza ma.
E poi Livia Drusilla, di cui Ottaviano si innamora, e ne fa la sua sposa e ispiratrice. E ancora, le trame segrete dei conservatori capeggiati da Cicerone, Catone, e Bruto, la guerra sanguinosa contro gli uccisori di Cesare, da cui emergerà la figura dell’uomo di potere unico, il princeps per antonomasia.
Uomo malaticcio ma sospinto da irrefrenabili pulsioni, adottato da Cesare che lo vedeva come il solo condottiero in grado di risolvere il dissidio che opponeva il Senato al princeps. Repressione di congiure, diplomazia con il ceto nobiliare, stretto legame quasi affettivo con le legioni, un saldo secolo di pace, detta appunto pax augusta, che ha quasi per fondamento ideologico la cultura e la poesia, di cui Mecenate è ispiratore, sono i fondamenti del nuovo impero.
Molti tormenti anche nella sua vita: più grave di tutti il comportamento libertino di sua figlia Giulia e sua nipote Giulia Minore.
Luca Canali ricostruisce col sicuro e avvincente passo del romanziere e con il rigore dello storico un capitolo epico della storia romana, fra tolleranza e dispotismo, poesia e sangue, amore e morte.
La vicenda di un uomo il cui braccio violento, anche attraverso la crudeltà delle proscrizioni, ha impugnato ogni arma disponibile per saldare per sempre il destino di Roma a quello dell’Occidente.
LUCA CANALI, scrittore e latinista, ha insegnato Letteratura latina nelle Università di Roma e Pisa.
Dal 1981 si è dedicato esclusivamente all’attività critica e letteraria. Tra le opere di saggistica: Personalità e stile di Cesare, I volti di Eros, Lucrezio, poeta della ragione, Amore e sessualità negli autori latini, Il sangue dei Gracchi, I cavalieri latini dell’Apocalisse, Fermare Attila; di versi: Toccata e fuga, La deriva, Il naufragio, Zapping, Borderline, Fasi, Lampi; di narrativa: La resistenza impura, Autobiografia di un baro, Il sorriso di Giulia, Spezzare l’assedio, Nei pleniluni sereni, Reds. Racconti comunisti, La sporca guerra, Fuori dalla grazia. Tra le sue traduzioni, tutta l’opera di Virgilio, Lucrezio, Petronio, Orazio, Tibullo, Properzio, Persio, Stazio, Prudenzio e altri.
Anche lui, quand’era ancora cieco, non avrebbe capito.
Ma adesso che aveva conosciuto la follia della vita, vedeva tutta la bellezza di quel disordine assoluto in cui erano finiti.
Quando il notaio Ippolito Dalla Libera capisce che i suoi giorni stanno per finire, chiama il suo unico figlio al capezzale del grande letto in cui sta immobile da anni e gli rivela il segreto della sua vita.
Inizia così il viaggio che porterà Iacopo in un povero quartiere di Ferrara, nel mondo sconosciuto del padre, tra emozioni e scoperte che sconvolgeranno per sempre la sua esistenza tranquilla di professionista affermato e marito fedele.
Sarà la bellezza di Mila a ubriacarlo di vita e colori, dentro un’umanità perduta di ladri e puttane che gli farà provare il desiderio di cominciare tutto daccapo.
Un romanzo d’amore e disordine, dove la trama si confonde con l’ordito e il rovescio con il diritto, disseminato da un arcipelago di citazioni nascoste di quadri, film, canzoni e fotografie che il lettore, se vorrà, potrà cercare di riconoscere.
Franceschini torna alla scrittura con un romanzo visionario e poetico, in cui il realismo magico padano dei suoi primi due libri, irrompe d’improvviso nella vita grigia del protagonista.
“Ora aveva voglia di correre a casa a parlare con suo padre, voleva capire chi era dietro la faccia. Guardò lo sconosciuto, scivolato anche lui chissà dove, e poi gli altri viaggiatori dello scompartimento che in quel momento stavano tutti zitti e gli parve di poter vedere per la prima volta il ribollire incantato che ogni uomo ha dentro. Stupido, che per tanti anni aveva guardato solo l’involucro! Per forza che non ascoltava nessuno, che non provava interesse per tutte quelle che aveva sempre considerato chiacchiere inutili e che invece erano piccole feritoie, aperte apposta per lasciarsi scrutare dagli altri nel segreto custodito dal corpo”.
Dario Franceshini (Ferrara 1958) ha pubblicato con Bompiani nel 2006 il romanzo Nelle vene quell’acqua d’argento, tradotto da Gallimard in Francia, dove ha avuto un successo di critica e vinto il Premier Roman di Chambery. Nel 2007 ha pubblicato, sempre per Bompiani, La follia improvvisa di Ignazio Rando.
www.daccapo.dariofranceschini.it
In quella partitura frammentaria per pianola meccanica che si può considerare l'opera di Guido Ceronetti, la parola amore era stata fin qui accostata a ogni condizione della mente e del corpo, tranne forse alla più improbabile di tutte: la felicità. E finalmente cominciamo a intuire perché. Se infatti le filosofie, le religioni e ogni altra forma di sapienza si affannano a smentire anche solo la possibilità statistica di una congiunzione del genere, nell'universo del romanzo qualcosa come un amore felice, sembra dire Ceronetti, può invece esistere. Anche se ha come quinta il contesto meno propizio, una città notturna e sinistra. Anche se i suoi due protagonisti – un vecchio fotografo di guerra piegato dagli anni e dai dolori, Aris, e una donna molto più giovane ma altrettanto segnata, Ada – non sembrano adatti per la parte. E anche se contro il loro pericolante idillio, per ragioni che sarebbe inopportuno svelare, cospira addirittura una razza di insetti alieni, che minaccia i cieli di tutte le città del mondo.
L'arte e i temi della narrativa di Salvatore Niffoi si esprimono compiutamente in questo volume che raccoglie tutti i romanzi dello scrittore sardo targati Il Maestrale: cinque libri in uno, cinque storie su un'umanità dolente che s'affanna contro il destino. Si compone così il "ciclo dei Malfatati", un nome che ricalca il sardo malefadados: gli sventurati, donne e uomini colpiti da una sorte avversa. Come i memorabili personaggi di questi libri: dal postino di Picherfa che tenta di riscattare una vita grama rispondendo alle lettere che ancora arrivano all'indirizzo di un giramondo morto in disgrazia; a Cristolu, il frate che si farà bandito per vendetta; fino alle cinque donne alla ricerca di un "nuovo Adamo" sopravvissuto all'Apocalisse, nell'ultimo inverno del mondo.
salvatore Niffoi (1950) è nato e vive a Orani (Nuoro). Con Il Maestrale pubblica i romanzi: Il viaggio degli inganni (1999); Il Postino di Picherfa (2000; tradotto in Francia); Cristolu (2001); La sesta ora (2003); L'ultimo inverno (2007).
Nel 2007 esce per la collana "La Biblioteca della Nuova Sardegna" il romanzo La leggenda di Redenta Tiria, poi (2005) ripreso da Adelphi che in seguito pubblica: La vedova scalza (Premio Campiello 2006); Ritorno a Baraule (2007); Collodoro (2008); Il bastone dei miracoli (2009); Il pane di Abele (2009); Il lago dei sogni (2011).
Dopo aver celebrato le sue montagne e i loro segreti e aver dato vita a epici personaggi nati tra i boschi, Mauro Corona presta la sua voce calda e potente a una donna, per raccontarne la vita costellata di sventure ma sorretta da un incrollabile coraggio. Come tante madri e mogli vissute in civiltà patriarcali, la protagonista di questa ballata è tormentata dalla fatica dei giorni e dalla brutalità degli uomini: alle spalle ha il lavoro nei campi o dentro casa, gli abusi di un marito violento, anni svuotati di ogni gioia tranne l’amore per i figli. Davanti a sé nessuna speranza, se non l’attesa della morte per “mettere le ali e volare in paradiso”. Finché un giorno dei forestieri arrivano in paese per costruire una diga, portando finalmente un po’ di benessere... ancora non sa, la donna ertana, che il 9 ottobre del 1963 sarà proprio quella diga a provocare l’apocalisse. In questa grande ballata Mauro Corona canta la forza e l’orgoglio di tutte le donne capaci di affrontare a testa alta le durezze del destino: e lo fa attingendo al dialetto della sua terra, una lingua impastata di sudore e sangue, schioccante come i rami che si spezzano sotto il peso della neve, dolce come la carezza di una madre.
Dario è un uomo di mezza età, separato, insegnante in congedo perché sta per subire una delicata operazione chirurgica. I due figli, Leonardo e Betta, vanno spesso a trovarlo, distraendolo ogni volta con nuovi racconti, mentre lui si dedica volentieri alla cucina e tenta di dare i giusti consigli. Il padre anziano, affidato alle cure di una badante moldava, non fa altro che parlare di politica.
Sospeso in un limbo di attesa, Dario non vuole soccombere alla paura, un compito che chiama a raccolta tutto l'istinto. Inizia allora a ricercare il piacere a pagamento frequentando annunci su internet; ma ha bisogno di qualcosa di più e di diverso da una semplice prestazione sessuale: uno spazio e un tempo abitabili.
È così che incontra Gao. Lei ha i capelli «castano-rosso all'henné» e non parla italiano. In Cina ha lasciato un figlio adolescente e un marito violento e insoddisfatto che minaccia di raggiungerla al più presto per accampare diritti ormai scaduti.
Tra lei e Dario comincia una relazione che cresce giorno dopo giorno nello stare bene insieme, senza artifici, e senza quella fastidiosa «necessità di fare» che è un male comune a tante storie. Una relazione in cui apprendere una lingua per comunicare significa cimentarsi con i piccoli gesti quotidiani, con il silenzio, la condivisione e la cura. E significa soprattutto scoprire che la diversità non impedisce di provare gioia. Finché non arriva l'ultimo passaggio a rischio.
«Di tutti i ricordi, le memorie, le rievocazioni che ho letto sulla guerra civile, questa per me è senza alcun dubbio la piú commovente, la piú saggia, la piú bella. Sono pagine di una verità immediata e insieme meditata, di convulsa cronistoria e di pacificato, anche ironico, distacco.
Un capolavoro».
Guido ha quarant’anni, un ottimo lavoro come chirurgo in un ospedale di Bologna e, nella vita, ha sempre seguito l’istinto. Forse per questo la sua è stata una carriera fulminante e forse per questo non riesce a tenersi una donna per più di qualche mese. In campo sentimentale, ha fatto dell’instabilità e del mutamento le proprie parole d’ordine.
Neppure il matrimonio quasi felice con Marika e la nascita di Giulia lo hanno fermato. Non che Guido non le ami profondamente, ma il desiderio di scoprire che cosa abbia da offrirgli la vita è sempre stato più forte.
Un giorno, però, durante un intervento delicato, Guido alza gli occhi sul volto della ragazza che sta operando. È stato per quattro ore concentrato sul corpo della donna, martoriato da un terribile incidente, e non si è reso conto di quanta bellezza celasse quel viso tormentato, pallido e sfuggente. Un volto che, nonostante il dolore, sprigiona desiderio di vivere. Quella donna non può morire, questa per Guido è l’unica certezza. Così, alla fine dell’operazione ne attende fiducioso il risveglio, un comportamento che va ben al di là di quello di un medico attento e professionale. Quel viso muto lo ha stregato e non riesce a staccarsene.
Anni dopo la vita di Guido non è cambiata molto: una donna più giovane, un lavoro più importante, ma sempre la stessa sensazione di vuoto, come se alla sua esistenza mancasse qualcosa.
Per questo decide di tornare sui propri passi alla ricerca di quell’amore mai vissuto. Capirà che ci sono persone a cui siamo legati indissolubilmente, solo con loro possiamo essere davvero completi.
"Sotto 1 a 2 – a 7' dalla fine, contro il Bar Fantasia – stavano per soccombere anche in quel pomeriggio di giugno. Il giorno di quel tiro al volo disegnato da Dio. Quando tutto ebbe inizio sulla fascia sinistra."
Fine anni settanta. Una sgangherata squadra della provincia Veneta composta da ragazzi tendenzialmente idealisti e temprati dalla sconfitta combatte contro gli odiati avversari – una formazione di fighetti sbruffoni abituati a vincere sul campo e nella vita. I primi hanno scelto come nome quello della squadra che più ammirano, l'Inghilterra. I secondi hanno preferito Bar Fantasia. L'Inghilterra è alla ricerca della prima vittoria, ma negli ultimi minuti della partita un giocatore del Bar Fantasia scocca un tiro a campanile e il pallone finisce nei campi. Irrecuperabile. Viene sancito il pareggio, a meno che – propone il capitano dell'Inghilterra – non ci si ritrovi tutti dopo trentatré anni, e si continui quella che è stata subito battezzata la Partita Interrotta. Stessi giocatori, stesse formazioni. Trentatré anni sono una vita. Quei ragazzi che si bullavano dopo un gol con le ragazze assiepate sulle tribune di fortuna hanno preso strade diverse: alcuni si sono buttati in politica, uno è morto per droga, un altro è missionario, c'è chi fa l'avvocato dell'alta borghesia, un altro fa il medico e un altro ancora marcisce in galera. La vita li ha investiti in pieno, lasciando cicatrici e speranze spezzate, figli amati e un filo di memorie che si annoda a un "noi", antico e nuovo. Quanta vita e quante vite in questa sfida. Epica come una battaglia dell'Iliade. Quei ragazzi diventati adulti sono pronti a riprendere la Partita Interrotta di trentatré anni prima.
Stefano Ferrio (Vicenza 1956) ha cominciato a scrivere per il "Giornale di Vicenza", "Il Gazzettino", "l'Unità" e "Diario". Insegna Storia della radio e della televisione all'Università di Padova. Ha pubblicato Il profumo del diavolo (Marsilio 2004) e Impressioni di settembre (Aereostella 2010). È la voce narrante della Paltan Blues Band.
Dopo "Prima che venga notte", ecco la seconda raccolta di articoli della rubrica di "Tempi". Cronache della quotidianità, dell'inosservato avvicendarsi delle stagioni; con uno sguardo quasi contemplativo. Teso a riconoscere nella realtà, oltre alla materialità misurabile delle cose unica verità ammessa dal nostro tempo - le tracce, i segni in filigrana, che rimandano ad altro.
Benedetta è una pediatra che ha deciso di aiutare gli altri. Asia è una cantante che vive nel mondo dello spettacolo. Il racconto di due diverse esistenze raccontate in una strana, affascinante notte da una anziana donna ad una ragazza. Un vento misterioso che soffia in due direzioni diverse e, che fa si che la vita della donna si divida prendendo strade diverse. Dagli altopiani del sud-america nell'impresa di ridare il sorriso a bambini malati, alle luci degli studi televisivi. La storia di una donna che ha vissuto due diverse esistenze adesso raccontate ad una ragazza nel tempo delle scelte. Un guardarsi allo specchio per domandarsi come sarebbe stata la nostra vita se avessimo deciso in maniera diversa. Un bilancio al termine di ogni meravigliosa, unica, irripetibile esistenza.