Dal comunismo postbellico alla contestazione del '68, passando per la guerra del Vietnam, le ideologie marxiste, il peronismo, l'Italia borghese dell'affaire Pasolini e altro ancora, Moravia parla di politica, ma politica alla maniera di Moravia, quella di uno scrittore attento osservatore degli eventi del suo tempo, ma mai troppo coinvolto nei furori e negli eccessi dei giochi di potere. Intervistato nelle prime pagine del volume dall'amico di vecchia data Renzo Paris sul significato e il valore dell'intervento politico dell'artista all'interno della società, Moravia definisce il suo "impegno controvoglia", avvicinandosi a prospettive esistenzialistiche più che strettamente ideologiche e prospettando una critica e un confronto continuo con l'assurdo che la vita costantemente riserva.
Un giovane prete impaziente viene mandato a trascorrere i mesi invernali di praticantato a Chiavalle, dove lo attende un parroco più anziano. Il tempo scorre monotono tra svogliate confessioni dei fedeli, malati da visitare, partite a poker e chiacchiere con la gente del posto; solo una cosa sembra appassionare il giovane prete: la squadra di calcio del paese. È attratto in particolare dal talento di un ragazzo che si favoleggia non abbia mai sbagliato un rigore. Lo tormenta un desiderio meschino, dettato dall'invidia: vedere il giovane sbagliare almeno una volta un rigore. Ma un evento drammatico scuote la sonnolenta vita della comunità: la morte, apparentemente accidentale, di un chierichetto di dodici anni; un maresciallo in pensione indaga, e fra i sospettati sembra esserci proprio il giovane prete.
275 d.C., confine renano. La foschia della notte aleggia ancora sul villaggio addormentato quando i soldati romani irrompono tra le capanne, rovesciando sugli abitanti una valanga di ferro e di fuoco. Per Valerio e per l'Impero una nuova quanto inutile vittoria. Qualcosa di nuovo sta succedendo oltre il Reno. Una coalizione di tribù di dimensioni mai viste si sta riunendo per invadere le Gallie. Il destino di Roma sembra segnato. Alla valorosa XXII legione di Valerio Metronio spetta il compito di tentare l'impossibile.
Giornate estive piene di confusione. La protagonista, un'eroina al rovescio, è innamorata e stravagante e usa la pittura come terapia. Pascal l'ha lasciata e vive con Goli, un'iraniana mezza sballata che, come lei, è stata per un po' in un ospedale psichiatrico. In fondo lì non stava male, in mezzo a quelli che non ce la fanno, quelli che parlano con la Madonna, quelli che passano il tempo a tingere i capelli a una bambola. Ma la protagonista del romanzo ce la fa. E' forte, combatte, resiste, finché un giorno, affacciandosi da un silenzio e da una lontananza durati quindici anni, arriva Renato Reian, suo padre. Chi è quest'uomo scappato via, la prima grande, cocente, indimenticabile delusione di una figlia?
L'italianista Ugo Dotti presenta l'intera opera dei Canti, illustrando con un cospicuo apparato di note e di commento, l'evoluzione lirica del poeta di Recanati dalle prime prove ai componimenti dell'età matura. Uno strumento per affrontare e capire la modernità di questo poeta.
Il 15 aprile 1987, Federico Caffè esce di casa all'alba. Di lui non si saprà piú nulla, nonostante le minuziose ricerche di parenti, allievi e amici. Suicidio o ritiro in convento? Ma chi era Federico Caffè? Economista "disubbidiente"; teorico scontroso e problematico di un welfare state senza cedimenti a compromessi e clientele; "seduttore intellettuale" tutto dedito all'insegnamento e alla formazione dei propri allievi, fu il creatore di un laboratorio teorico da cui uscirono uomini capaci di pensare l'economia non come aggressività di un mercato senza controlli, ma come sistema razionale in grado di garantire anche i piú deboli. Ma il 15 aprile 1987 Federico Caffè era soprattutto un uomo solo. Ermanno Rea offre un romanzo-ritratto che ricostruisce con immediatezza e verità il contesto di una vicenda personale avvolta nel mistero, ma anche un pezzo della storia italiana in cui l'economia ha provato a pensare a un paese diverso. Al testo, pubblicato per la prima volta nel 1992, si aggiunge una nota dell'autore del febbraio 2008, "L'economista che visse due volte".
Questo è il primo romanzo di Alberto Bevilacqua, scritto nel 1955 ma rimasto inedito fino al 2000, anno in cui viene pubblicato nei Tascabili Einaudi. Le ragioni per cui il romanzo rimase così a lungo inedito sono complesse. Nel 1955 Sciascia ne lesse il dattiloscritto: ne rimase scosso e turbato, nonché sorpreso che fosse opera di un giovane meno che ventenne. Avrebbe voluto pubblicarlo, ma il clima censorio glielo impedì. Le vicende di Giorgio, partigiano sbandato; di Bianca Ghirardini, angelo e demone insieme, vittima delle sue passioni carnali; di Marco Ridolfi, acrobata della parola, eroe leggendario; di Rosa Balestri, infame torturatrice repubblichina; dei mitici Strioni e gitani; della toccante madre Chimera, e di altri personaggi dalla vena ironica, s'impongono per la loro forza e per la memoria e il presente cui rimandano. E così "La polvere sull'erba" fa conoscere al lettore il segreto viaggio che porta all'Italia di oggi: un viaggio in cui i protagonisti si confondono e si perdono in un deserto dove si continua a "sparare" alle spalle di chi si batte con coerenza.
Il racconto di una vita che attraversa la seconda metà del "secolo di ieri". Testimone di un'Italia che non esiste più, quella delle montagne bergamasche negli anni '40 e '50, l'autore ripercorre l'esperienza del Seminario, poi quella degli studi, della militanza politica nel crogiolo del Sessantotto e oltre. "C'è un'intesa segreta fra le generazioni passate e la nostra." Sulla scia di Walter Benjamin, con le parole e con le opere Cominelli vuole rendere giustizia a coloro che ieri non avevano parola o ne sono rimasti sulla soglia: la sua gente. E conclude ricongiungendosi all'inizio, dove tutto è cominciato. "Quando già l'ombra della notte si attenua, e l'alba avanza leggera con il suo cesto di promesse pronte a sbocciare, torno a raccogliere il viso tra le mani, come molti anni fa di fronte al tabernacolo, osservo dal monte Tabor le valli e le pianure, da cui si levano i rumori e le voci del nuovo giorno che viene..." Una vicenda umana, intellettuale e politica che è al contempo di un individuo e di una generazione.
Tornata dopo quarant'anni nella Sicilia della sua giovinezza, la narratrice vede avanzare tre figure di donna "con leggero passo di danza", che la inducono a raccontare la loro storia. Sono le protagoniste di "Quella mattina a Noto", donne che nella Sicilia a cavallo del secolo si sono battute per la libertà di decidere, di istruirsi, di insegnare. La capostipite è Mariannina, costretta ad abbandonare Palermo dopo la perdita del marito e del patrimonio. La figlia, Lidduzza, conquista l'indipendenza e la difende gelosamente; la nipote, Ituzza, si laurea - ospite della famiglia Brancati, dove il piccolo Vitaliano, detto Nuzzo, inventa sul vasino le sue prime storie - e poi si trasferisce a Noto, dove insegna, si sposa e cresce i figli, finché la necessità la spinge a lasciare la sua Sicilia per Bari. Muovendo dal ricordo di un rapporto familiare, Gianrico Carofiglio chiude con una affascinante finzione il racconto della madre.
Max Padovani, ex pop star italiana che ha mollato tutto da anni per ritirarsi in California, viene in Italia ogni anno per una piccola tournée dedicata allo zoccolo duro dei suoi fan. Il giorno prima di tornare negli USA, Max la combina grossa: perde il suo passaporto americano. È quindi costretto a un periodo imprevisto di vacanza forzata a Roma - la sua città natale, da cui manca da venticinque anni - mentre aspetta dall'ambasciata un passaporto nuovo. Max si ritrova a frequentare le stesse stradine di Trastevere in cui bazzicava prima di diventare una star della musica e il suo passato, anarchico e paradossale, riemerge prepotentemente. Parte della responsabilità è del suo agente, che gli procura stranissimi ingaggi da star in declino, e di Nick, equivoco personaggio specializzato in gossip, che lo convince a offrire il volto a finti scoop da rivendere ai giornali-spazzatura. Max si lasciare guidare dagli amici e viene travolto dagli eventi. Nella sua parentesi romana accumula un fardello di problemi che si ritroverà ad affrontare così come ha affrontato tutta la sua vita: disperatamente, e in ritardo cane.
Uno scrittore deve scrivere un romanzo che ha in testa da moltissimo tempo; ma un giorno dopo l'altro, la scrittura non arriva, e più s'inceppa e si perde, più la vita dello scrittore preme con potenza, con passione, con la necessità del sangue che corre, per trovare una forma. Intorno allo scrittoio vuoto, la stanza si riempie di pensieri, di sensi di colpa, di desiderio, di telefonate clandestine, di disperati tentativi di reprimere per amore della moglie un nuovo amore nascente, giocoso e irresistibile. Lo scrittore si chiama Mauro Covacich, le giornate che racconta sono quelle del suo matrimonio con Anna, le notti sono quelle tormentose del desiderio di Susanna, di un amore nuovo e dirompente. E più lunghe e arrovellate si fanno le giornate davanti alla pagina bianca, più chiaramente emerge che la storia di un amore che nasce e di un amore che muore è l'unica che abbia senso raccontare.