È il racconto di una vicenda d'amore nell'epoca oscura delle dittature e delle persecuzioni razziali in Europa, ma anche la storia di una donna, Dora Levi, che a sedici anni è costretta ad abbandonare la religione ebraica per professare quella cristiana. Divenendo in un certo modo una persona nuova, una credente nuova, che pur restando per molto tempo una "cristiana della domenica", deciderà infine d'impegnarsi nell'insegnamento della religione cattolica ai fanciulli. Eppure Dora continuerà a pregare il padre ebreo e fervente nazionalista, scomparso nel 1944, volgendosi spiritualmente a Israele, secondo la religione ebraica in cui era stata immersa fino all'adolescenza. Che sia sintomo di incoerenza?
Una serie di storie che non appartengono né al Mondo piccolo di don Camillo e Peppone né a quello del Corrierino delle famiglie. Pubblicate tra il 1941 e il 1961 sul "Corriere della Sera" e su "Candido", si tratta di due elzeviri apparsi sul "Corriere della Sera" nel 1941 e nel 1942, seguiti da un testo del 1950 il cui fresco umorismo si collega a quello della "Scoperta di Milano". Al centro degli altri racconti: una particolare letterina di Natale, la prepotenza del Fisco, una strana carica di cavalleria, un amaro appuntamento, un bambino che salva una coppia in crisi, un ritorno dal passato, un amore filiale più forte della morte, la solitudine di un ragazzo, la noia dilagante.
Una donna giovane, Cristina, irrompe nella vita di due uomini maturi, Paolo e Bernardo. Paolo è architetto, Bernardo un pittore che vive fra New York e Roma e, presto, conoscerà il successo. L'amore per la "donna giovane" influisce prepotentemente anche se in maniera diversa, sui destini dei due uomini. Ma sarà Paolo a pagarne le più amare conseguenze. Rimasti soli in agosto, in una Roma bollente, si confronteranno fra loro scoprendo un'affinità profonda.
Esiste una forma di sconforto, di segreto malessere che solo le donne custodiscono. Può essere taciuto per anni o un'intera vita, ma cresce nei giorni e infiltra le relazioni più intime, a cominciare dalla famiglia. Elisabetta, una giovane madre dalla buona posizione sociale, all'improvviso lascia marito e figlio per tornare a vivere nella casa in cui è nata. Questa fuga, inaspettata e sconcertante, produrrà una serie di serrati confronti-scontri dai quali tutti - Elisabetta, il marito, i vecchi genitori usciranno sconfitti.
Per anni, quando i suoi viaggi erano soprattutto quelli del filobus romano 62, da via Nomentana a piazza San Silvestro, Manganelli coltivò un sogno temerario: spingersi sino alle isole Faeròer. Nel 1978, vincendo timori e angosce, con una valigia munita di tutto quanto un "frequent flyer" giudicherebbe forse inessenziale - un Dickens come amuleto e "blande mani chimiche" che sappiano coccolare nei momenti difficili -, lo scrittore partì alla volta dell'arcaica Islanda, prima tappa della sua incursione nel grande Nord. E l'esito di quel viaggio è questo reportage: lo sguardo del traveller sembra capace di svelare la segreta essenza dell'"isola pianeta", dove il mondo è preumano, folle e criptico.
All'amministratore delegato di una importante azienda viene diagnosticato un tumore in metastasi avanzata. Non si potrebbe operare, ma un chirurgo famoso lo fa lo stesso. Salvo parcheggiare il paziente in terapia intensiva quando l'operazione non riesce. Tra quest'uomo ormai menomato, incapace di comunicare, in attesa della morte, e il medico di terapia intensiva che deve prendersi cura di lui, comincia un rapporto tormentato e umanissimo che l'autore descrive nei dettagli più personali, suddividendo il romanzo in capitoli, uno raccontato in prima persona dal malato, l'altro dal medico. L'autore è direttore di divisione di anestesia e terapia intensiva all'Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
La morte per un colpo di pistola di un noto primario, nello studio di un Dipartimento universitario di psichiatria, porta all'arresto di un collega della vittima, che da sempre gli è stato oppositore. L'arrestato, infatti, incarna un'idea della malattia mentale e della sua cura opposta a quella dell'ucciso, sostenitore convinto della farmacopsichiatria. Rinchiuso nel supercarcere di S. Gabriele, il mite prof. Apfelbaum, innocente, incastrato in quella vicenda per una serie di circostanze sfavorevoli, si arrovella su chi mai possa essere il colpevole di quell'uccisione, ma non riesce a venirne a capo, malgrado tutte le ipotesi avanzate da lui e da altri.
Le storie raccolte nel volume parlano tutte di silenziose vicende di una stessa inesorabile discesa verso il niente: due vicini, separati solo da una siepe, che non si conosceranno mai ("Il muro verde"); un padre e un figlio incapaci di intendersi e in conflittuale rapporto tra loro ("Un padre troppo giovane"); un ragazzino che scopre il significato profondo della parola "fortuna" ("I due figli di Zelinda"); un uomo che, ammalatosi, perde il gusto del vivere e, una volta scoperto che guarirà, la necessita della vita ("Cinque lettere di addio"), e così via.
Il silenzio è la forza che agisce in questo libro come un solco vero e inafferrabile. È una linea di fuga che un uomo non più giovane sceglie per tentare di liberarsi dal gioco balordo degli incontri e degli inviti intrisi di protagonismo. Ed è una scommessa vincente, perché nella solitudine, lontano dalla civiltà del rumore e del fatuo, l'uomo ritrova la parte più autentica di sé, quella che pensava di aver sepolto molti anni prima insieme ai sogni e ai progetti mai realizzati.
Conosciuto ai più come compositore delle "Quattro Stagioni" e celebrato ovunque come esecutore inarrivabile, Antonio Vivaldi fu anche impresario teatrale e protagonista di primo piano di un mondo operistico, nel quale il successo si misura con gli incassi e con ogni spregiudicatezza. In questa biografia vengono ripercorse vita, carriera e alterne fortune del prete rosso, manager indiscusso dello spettacolo e protagonista di un ambiente artistico in cui i testi si manipolano a uso e consumo dei potenti e dell'audience. Sullo sfondo, la quotidianità della vita lagunare e gli incontri con i potenti del tempo: da papa Benedetto XIII a Ferdinando di Baviera, da Federico Cristiano di Sassonia a Carlo VI.
Persone vere, mai raccontate però. Chi lavora in agenzie web, nei service più diversi, chi fa il pastore precario, chi vive la flessibilità di ogni genere, chi fa lo stagista a vita, chi a vent'anni fa un lavoro di "relazioni e di successo", chi lavora in uno studio da avvocato ma si mantiene facendo il cameriere... Aldo Nove presenta una grande inchiesta, un docudrama italiano, un reportage delicato e struggente in cui le storie vere di giovani e non più giovani si affianca ogni volta al commento di Aldo Nove.
Dopo diciannove secoli, torna alla luce uno straordinario papiro dalla storia avventurosa. Destinato a ospitare un libro di geografia di Artemidoro di Efeso, già andato perduto, un papiro diventa un album da disegno utilizzato nelle botteghe d'arte dell'Alessandria di Cleopatra, e finisce in una maschera funeraria che lo conserva fino a noi. Questa scoperta emozionante offre ad Ernesto Ferrero l'occasione di un romanzo storico che ci restituisce vivacemente la vita quotidiana di due secoli, tra Efeso, capitale della provincia d'Asia, la Roma repubblicana e imperiale, la Spagna, Alessandria e i mari del Mediterraneo.