Nel giorno della Liberazione di Roma un padre e un bambino avanzano contromano nella folla da Porta Pia verso il Quadraro: nel loro racconto i fatti salienti della guerra a Roma si mescolano al libero scorrere della fantasia narrativa. Il testo nasce da una storia vera raccontata all'autore dal padre, Gaetano Celestini detto Nino. Lo spettacolo "Scemo di guerra" ha esordito alla Biennale di Venezia e questo libro, a differenza degli altri volumi di Celestini pubblicati da Donzelli, non è il testo dello spettacolo ma una versione romanzesca dello stesso spunto.
Famiglia di imprenditori partenopei senza scrupoli, arricchiti a dismisura, i Negromonte godono dei favori e dell'intesa del potere centrale e sono padroni indiscussi della città nonché pionieri di una nuova economia di rapina. Vivono in un immenso palazzo settecentesco ricalcando grottescamente un presunto fasto borbonico, circondati da una corte di ecclesiastici, precettori e segretari. Distruggere e ricostruire sono le parole d'ordine. Vendere Napoli, il Golfo, il Vesuvio, e fare Eternapoli, una sorta di enorme parco tematico, è il loro progetto.
I ricordi della ritirata di Russia scritti in un lager tedesco dall'alpino Rigoni Stern nell'inverno del 1944, pubblicati da Einaudi nel 1953 sotto il titolo Il sergente nella neve e da allora long-seller per il candore e la forza con cui viene rappresentata la lotta dell'uomo per conservare la propria umanità. Un sogno di pace rivisitato nel 1973, quasi trent'anni dopo, in Ritorno sul Don, un viaggio non solo nello spazio, ma anche nel tempo, senza rancori e senza voglie di rivalse, come atto d'amore e di riappacificazione con gli uomini e con la storia.
Tutta colpa della cicogna. Se la cicogna avesse fatto il suo dovere, Emma sarebbe una donna felice. E non un'Aspirante Madre. Invece eccola qui, dalla parte sbagliata dei 35, con una terrazza piena di rose e un amorevole Consorte... Cosa manca? È ovvio, un bambino. Che, ostinatamente, non arriva. Così Emma guarda di nascosto le vetrine prémaman, passa ore nelle sale d'aspetto dei centri fertilità, compila una lista di Mamme Tardive Over 40, passa il suo sguardo scanner su tutte le donne che incontra. Ed è dura, la vita di un'Aspirante Madre. Anche perché, come spesso accade, le amiche di Emma, pronte ad accompagnarla a un sushi consolatorio nel momenti di grande disperazione, hanno però altri problemi...
"Le metamorfosi" inaugurò nel 1951, insieme ai racconti di Lucentini, la collana dei "Gettoni". Piacque a Elio Vittorini la sua forma divertente di "capriccio": una suite di sogni enunciati da cinque diversi personaggi che potrebbero essere gli autori di un romanzo da inventare sulla traccia dei loro racconti. Sogno dopo sogno si intrecciano e si inseguono temi, simboli, allegorie, piccoli miti, favole in cui ciascuno di noi può trovare la chiave delle cose, l'interpretazione stessa di quanto il personaggio ha sognato. Sotto l'apparente astrattezza del "gioco", Lalla Romano ha saputo costruire un libro imprevedibile come i sogni che descrive, ricco di spunti umoristici, o drammatici o meditativi, tutti di pungente umanità.
Stefania è ancora piccola quando in Italia entrano in vigore le leggi razziali. Per lei, di famiglia ebrea, sapere che il padre si nasconde per pregare ha un senso oscuro. E terribile è vedere il proprio nome cancellato da una bugia, un silenzio che però garantirà la salvezza della sua famiglia. La bambina cresce, e con lei l'abisso che si porta dentro. La vita che conduce, apparentemente normale e serena, sarà però minata da una tragica esperienza: forse solo recuperando il rapporto con le sue origini riuscirà a ricostruire quello che per lei è veramente importante.
Il libro si compone di cinque racconti, compiuti e perfetti in se stessi. I primi quattro si svolgono a Roma tra il 1940 e il 1945; l'ultimo è un breve e coinvolgente giallo. In tutti scorre l'amara coscienza di quanto sia "sporca" la guerra, che oggi come ieri degrada noi umani a bestie senza sentimento né ratio, sradicandoci dalla nostra umanità. La scrittura di Luca Canali, limpida e intensa, trepidante e dura, è come il riflettore di un set cinematografico: illumina e segue i suoi personaggi, i loro destini e quelli di noi lettori.
Mattia Pascal è certo il primo protagonista di romanzo, in Italia, a intrattenere un rapporto volubile e leggero con le proprie radici temporali, quasi fosse incalzato da una segreta vocazione a evaporare e dissolversi in altre forme, contro il ricatto della storia e delle sue istituzioni. Agli antipodi degli eroi dannunziani dalla vita sublime, con Mattia Pascal si annunciano gli eroi della vita interstiziale, sopravvissuti a una catastrofe dell'ideologia ottocentesca, della quale solo dopo la grande guerra si intende per intero lo schianto.