Una serie di racconti brevi dedicati a sentimenti umani "essenziali" che, disposti in ordine alfabetico, compongono una sorta di dizionario. I primi racconti, da "amore" a "famiglia", uscirono sul "Corriere della sera" fra il 1971 e il 1972. Una seconda serie fu pubblicata fra il 1973 e il 1980 e nel 1984 i due Sillabari furono riuniti in un unico volume. Quei racconti controcorrente, frutto di una fulminante riduzione agli elementi primi della realtà, appaiono nitidi, assoluti, chiusi in una nervosa e brusca perfezione, capaci di evocare un intero mondo perduto. Come ha scritto Cesare Garboli, Parise "distilla la pietra filosofale del raccontare. Ma non racconta, fa qualcosa di più. Invoglia a pensare che il mondo sia raccontabile".
Il marito di una donna scomparsa, non osando confessare alla polizia il vergognoso segreto della partecipazione a un giro di orge sadomaso, si rivolge all'Alligatore, l'investigatore che della conoscenza degli ambienti dell'illegalità ha fatto il suo mestiere. Inizia una spaventosa discesa in un mondo di gente sola e ricattata dove predatori feroci si aggirano e colpiscono in modi efferati. A fianco dell'Alligatore ci sono i due fedeli soci: Max la Memoria e Beniamino Rossini.
Cirenaica 1939. L'atmosfera alla vigilia della Prima guerra mondiale fa da sfondo al movimento dei personaggi del romanzo. Ufficiali oscillanti tra la disciplina militare e improvvise passioni, intense e sferzanti. Donne bellissime, incompiute o rassegnate alla propria sorte. Intellettuali segnati dal tormento della ricerca e dell'arte. Anime ferite, identità lacerate, ritratte mentre rincorrono uno sfuggente e segreto destino. L'Africa ammaliante incornicia il crogiolo delle storie e il loro teatrale intreccio. Un'Africa terra di colonia e di frontiera, imperscrutabile al rovescio delle fortune, al fondersi di dedizione e colpa. Un'altra tessera del ciclo africano di Spina iniziato nel 1967 con "Storie di ufficiali".
Il Destino sembra essere l’unico regista di questo lungo racconto, e suoi protagonisti un plico di lettere di Casanova, un’Isotta Fraschini bianca e lo spazio infinito delle pianure del Sudamerica. Dalle rassicuranti colline di Treviso, dalla laguna di Grado inizia un viaggio che approderà al porto fluviale di Asuncìon. Garbata ma inesorabile discesa agli inferi, tra galopere sfrenate e canti di chiesa. In un mondo dove presente e passato convivono, dove l’assurdo diventa normale, Casanova rivive un’ulteriore storia d’amore nascosta e rivelata tra lettere perdute, ritrovate e ancora perdute, nel gioco infinito di illusione e realtà.
GLI AUTORI
Carla Tolomeo arriva al romanzo attraverso diverse esperienze. Nasce a Pinerolo e vive a Milano, si dedica ben presto alla pittura con ottimi risultati e meritato riconoscimento per le sue opere , la sua inquietudine d’artista la porta però a sperimentare sempre nuove forme d’espressione. Nel 1997 inizia a costruire le Sedie-Scultura, che hanno immediato successo in tutto il mondo. L’artista lavora per Hermès a Parigi, per Neiman Marcus a Dallas e New York, per Blumarine in Europa, America, Asia. Le Sedie sono esposte nelle più importanti gallerie d’arte e nei Musei. Non tralascia però i suoi studi letterari, approfondisce il settecento e Giacomo Casanova in particolare. Da qualche anno si dedica alla scrittura cercando nella parola un ulteriore mezzo di espressione e comunicazione.
In uno slancio d'amore il fedelissimo Fedro, figlio di un bracco e di una spinona maremmana, va alla ricerca del suo padrone Paride, dizionarista erudito e ottimo giocatore di biliardo. Non siamo più sulla terra, ma nel Mondo Prossimo e Fedro, in compagnia della dalmata Urania, si avventura in un viaggio che, tra mille difficoltà , diventa strada di conoscenza e itinerario di autocoscienza. Ne risulta un percorso di lettura incalzante e che coinvolge: un tragitto che, attraverso l'efficacia delle parabole e il linguaggio dei sentimenti, affronta, con quelle degli animali (che naturalmente parlano, come si conviene nelle favole), le nostre verità (pp. 208).
Da Cartesio a Kant, prosegue la storia della filosofia moderna secondo Luciano De Crescenzo. Da Hobbes a Hume, da Pascal a Spinoza, da Voltaire a Smith, una selezione commentata del pensiero dei maggiori filosofi moderni in una serie di cammei arguti che - come dice l'autore - "sono come la scaletta di una biblioteca: servono a raggiungere gli scaffali più alti".
Che cosa fa di un uomo un poeta? E che cos'è un poeta? E un bambino? Un provocatore? Un folle? Un profeta? Un cretino? Siamo a Pietroburgo nel 1912: percorriamo la prospettiva Nevskij con Sasa e Pasa e sentiamo che tutto si muove, sta cambiando. Non solo: si mangia pane e poesia e la parola d'ordine è Avanguardia, gettare il passato dal vapore Modernità. Sasa e Pasa arrivano dalla provincia e vogliono studiare matematica, ma non c'è tempo: bisogna pubblicare il libro che rivoluzionerà la sorte della poesia russa. Le sbornie e gli incontri all'osteria della Capra vanno di pari passo alle sbornie e agli incontri dello spirito. Corrono parallele alle comiche vicissitudini di Sasa e Pasa quelle drammatiche di Velimir Chlebnikov, il poeta per eccellenza.
Che fare una volta arrivati a vent'anni, con davanti a sé il servizio militare, l'incubo di "Telemike" e un'improbabile carriera alla Fiat? Meglio, tanto per cominciare, dichiararsi obiettori di coscienza. Così ecco il nostro eroe, il giovane Walter, impigliato tra raccomandate con ricevute di ritorno, assessorati plurisessuati, insegnanti in menopausa e piccoli zingari da trattare con i guanti (di plastica). E poi un'esilarante galleria di Daihatsu Feroza, house parties, androgine ninfomani...
Un libro voluto e costruito dallo stesso Santucci che scelse di “dipingersi” ai posteri scegliendo i brani più significativi e illuminanti delle sua produzione letteraria. A cinque anni dalla scomparsa (23 maggio 1999) questo libro rivela ciò che il grande autore milanese aveva più a cuore, restituendoci a pieno il suo percorso di uomo e di scrittore mai separato dalla sua anima di credente. La bibliografia completa e un ampio saggio introduttivo di Gianfranco Ravasi completano quest’opera unica e significativa.
Composto da due cicli di poesie - in vita e in morte di Laura, la donna amata dal poeta - il "Canzoniere" non canta la storia di una passione, ma piuttosto quella di un'anima inquieta, dalla psicologia fragile, perennemente tesa tra l'ideale e la realtà. È il sommesso, controllato colloquio del poeta con se stesso, mirabilmente scandito e intrecciato da ricorrenti motivi, come lo smarrimento tra sogno e realtà, l'angoscia della solitudine o la sua ricerca, le effuse preghiere, le struggenti antinomie del suo animo.
Odorico da Pordenone fu, come Marco Polo, un grande viaggiatore. Nato, pare, lo stesso anno di Dante, entrò nel convento dei Frati Minori di Udine nel 1280. La sua grande avventura fu un viaggio in Estremo Oriente, cominciato forse nel 1314, che lo portò a incontrare il Gran Khan. Sulla scorta delle scarse notizie fornite dalla storia e dai "Commentari" che Odorico dettò al suo ritorno, Sgorlon racconta tutta la vita di questo uomo singolare, rievocando il suo straordinario slancio missionario, la sua animosa curiosità di "viaggiatore di Dio", il suo grande sogno che l'Asia e il Catai potessero un giorno rivolgersi al cristianesimo.
Il libro è formato dall'intreccio di storie raccontate, di immagini, di spiegazioni delle une e delle altre, allo scopo di dare un'idea più precisa degli anni fra il 1590 e il 1630. La città al centro di questi racconti è Bologna. Le storie sono quasi tutte tratte dagli atti dei processi del tribunale criminale del Torrone (così detto dalla grande torre in cui aveva sede), che operò in città dal 1535 circa al 1796.