Nel silenzio della campagna pugliese, in un'estate caldissima, un gruppo di bambini gioca in mezzo ai campi di grano. E uno di loro, Michele, scopre che il male esiste, che è terribilmente reale e ha una faccia peggiore dell'incubo più brutto che un bambino possa immaginare.
"Il cane di Diogene", la monumentale opera satirico-autobiografica di cui il presente volume costituisce un capitolo, è uno dei "casi letterari" irrisolti del Seicento italiano. Il suo autore, il genovese Frugoni, rappresenta uno dei primi sperimentatori della forma del "romanzo" in lingua italiana. Le vicende, narrate in prima persona, del cane Saetta scacciato dal filosofo Diogene e passato a successivi padroni, descrivono un mondo caleidoscopico, una sfilata di personaggi contro cui si scaglia il moralismo anticonformista dell'autore. Il cane Saetta si rende conto delle miserie degli uomini e nei suoi "latrati" dà voce alla sua pena e alla sua carica polemica.
Il saggio, che si propone quale orientamento alla lettura dell'opera dell'autore da affiancare alle testimonianze "vissute" dell'audiovisivo allegato, abbandona ogni prospettiva apologetica o militante per adottare una rigorosa prospettiva critico-filologica, pur nella convinzione della centralità dell'esperienza poetica di Pasolini nel secondo Novecento italiano ed Europeo. Ogni capitolo si sdoppia in due sezioni, dedicate al percorso biografico-artistico e allo svolgimento della scrittura in versi testimoniati dal corpus poetico pasoliniano, dalla sua "Bestemmia", titolo sotto il quale l'autore stesso intendeva riunire i suoi principali libri di poesia dagli anni Quaranta e Cinquanta agli anni Settanta.
Conversazioni, articoli e recensioni a commento degli avvenimenti culturali e politici più noti degli ultimi decenni per ripercorrere la storia italiana recente, tornando a confrontarsi con questioni aperte, attuali e dibattute, dal caso Moro all'assassinio Tortora, dal conflitto arabo-israeliano alla giustizia minorile nel nostro paese.
"Questi sono racconti scritti nell'arco di vent'anni, poi riscritti a lungo per tenermi occupato e vedere che cosa succede... Sono racconti di studenti e di girovaghi, di qualcuno che vuole diventare santo nel deserto e qualcun altro che si perde correndo dietro alle voci, d'un ragazzo che corteggiava sua mamma e d'un mendicante che diceva di aver parlato con Dio. Poi c'è la storia della prima volta che sono sbarcato in America, la storia di una celebre modella, e infine il racconto di Cevenini e Ridolfi che si perdono in Africa." (G. C.)
Molte pagine di questo libro possono essere lette come un diario o come un delirio, una narrazione dove si confondono realtà e immaginazione, passato e presente, eventi gravi e futili. Si direbbe che l'autore abbia voluto concludere il discorso dei sui scritti precedenti esaurendo in una specie di trilogia un'esperienza di vita. L'inizio del racconto: "Giano ha cento anni e ha deciso di sedersi sotto un nespolo a contare i giorni senza più cedere alle tentazioni mondane. Gli sembra una decisione assennata e adeguata alle circostanze. Non farà nulla e lascerà vagare i suoi pensieri come nuvole oltre il fogliame. L'estate è una stagione che favorisce questa disposizione d'animo. I castagni e i faggi delle colline sono più ombrosi di un nespolo..."
"Dal 1959 al 1961 curavo sul Verri una rubrica, 'Diario minimo', che intendeva raccogliere osservazioni di costume, parodie letterarie, fantasie e dissennatezze di autori vari. Alcuni pezzi, ritagli di giornale, citazioni bizzarre et similia, erano anonimi, e per quanto ricordo i vari collaboratori della rivista me li passavano via via per alimentare la rubrica. Essendone alimentatore per mandato, vi avevo pubblicato più di ogni altro, prima piccole moralità e poi via via pastiches letterari. Verso il 1962 Vittorio Sereni mi chiese di riunire questi miei pezzi in un volume e siccome, a rubrica ormai estinta, 'Diario minimo' era diventato ormai quasi il nome di un genere, scelsi questo titolo per il libro che poi uscì nel 1963. La storia del libro è quella che è: so che in vari dipartimenti di architettura si insegna ancora il Paradosso di Porta Ludovica, per non dire della 'Fenomenologia di Mike Bongiorno', citata anche da chi non l'ha letta, tanto che mi è accaduto di vederla definita come 'un libro su', mentre si tratta di sei paginette. Ma la mia propensione a tentare altri diari minimi non si è esaurita; ed ecco che, nel 1992, a distanza di quasi trent'anni ho deciso di pubblicare Il secondo diario minimo, sempre fedele all'insegna palazzeschiana del 'lasciatemi divertire'." (dalla prefazione di Umberto Eco a II secondo diario minimo)